Yates, Richard
Scrittore statunitense, nato a Yonkers (New York) il 3 febbraio 1926 e morto a Birmingham (Alabama) il 7 novembre 1992. Studiò letteratura presso la Avon School del Connecticut e prestò servizio militare durane la Seconda guerra mondiale. Nella sua produzione, ricca di desideri frustrati e vite spese agognando un mondo di sogni e di utopie, Y. adopera uno stile di scrittura insieme semplice e illuminante: un'evocazione dell'insopportabile violenza della vita, un modo del tutto peculiare di presentare speranze per poi negarle. Nel descrivere la banalità e la vacuità dell'esistenza, l'autore sottolinea la tetraggine, la mancanza di gioia, la non realizzazione dei propri sogni. Un triste mondo di morte, in cui i giovani invecchiano senza passare attraverso la maturità: è questo, in sintesi, il disturbante universo di Y. che si mostra al pubblico per la prima volta con Revolutionary road (1961; trad. it. I non conformisti, 1964), suo romanzo d'esordio, nonché il più noto, e finalista al prestigioso National Book Award nel 1962.
Il romanzo racconta la storia di una coppia borghese, i Wheeler, il cui matrimonio mostra le prime crepe. Con sguardo pieno di realismo, lo scrittore si sofferma a indagare l'inadeguatezza degli esseri umani nel soddisfare le loro aspirazioni andando ben al di là della semplice analisi di una vita di provincia, come della futilità del matrimonio moderno. Y. riesce, in quest'opera a ritrarre pienamente i limiti dell'istituzione familiare: inconsapevoli di loro stessi, gli esseri umani, in particolare gli uomini, distruggono ciò che invano hanno edificato. Revolutionary road è un bellissimo romanzo sull'autocommiserazione, la disperazione pseudointellettualistica e la morte reale e metaforica; ma ciò che particolarmente risulta sorprendente è l'abilità di Y. di dire la verità sia sui piccoli e sbrigativi accidenti del sopravvivere quotidiano, sia, con minor forza, sui più ampi risvolti sociali che il comportamento e il destino dei Wheeler esprimono. La caratteristica letteraria di Y. è il ritratto del disastro sociale: senza alcun bisogno di inventare o di rendere romanzeschi i suoi personaggi, l'autore si dispone a trasporre la sua vita danneggiata, essenzialmente priva di eventi importanti, in nove finzioni narrative. Eleven kinds of loneliness (1962), una raccolta di racconti scritta negli anni Cinquanta, è il suo efficace secondo libro. Considerato come l'equivalente americano della raccolta Dubliners (1914) di J. Joyce, in esso vi si raffigura con acume la disperazione di persone disinserite e alienate: un paziente ospedaliero alle prese con una moglie infedele; un insegnante nevrotico e la sua classe insoddisfatta; un tugurio abitato da bambini derelitti; uno scrittore e un tassista che vivono in base a dei risibili schemi letterari. Tristezza e negatività rimangono la chiave dominante di questi episodi.
Negli anni Sessanta, gravi problemi psicologici lo portarono a dover essere ricoverato nel reparto neuropsichiatrico della California University e, quando nel 1969 venne pubblicato A special providence, pubblico e critica gli riservarono una tiepida accoglienza. Per raccogliere magri guadagni fu quindi costretto a insegnare scrittura creativa. Forti tracce autobiografiche emergono in A special providence così come nel successivo lavoro Disturbing the peace (1975; trad. it. Disturbo della quiete pubblica, 1977), i cui protagonisti soffrono di una grave forma di malattia mentale, derivata da abusi e da molestie. In seguito, Young hearts cryng (1984) il cui protagonista, Michael Davenport, lungi dall'essere un uomo interessante, tende in modo così esasperato all'autocommiserazione da non lasciar spazio nemmeno alla pietà del lettore. L'ultima produzione narrativa di Y., Cold spring harbor (1986), è un racconto convincente dove ancora una volta l'autore mostra come la miseria cronica conduca alla creazione artistica tanto quanto l'agonia e la morte. Y. disdegnò la moda del postmoderno e fu, in realtà, un acuto osservatore degli esseri umani senza servirsi degli strumenti psicoanalitici.
bibliografia
D. Castronovo, Richard Yates, New York 1996.