richiedere [indic. pres. I singol. richeggio, II singol. richeggi, III plur. richieggiono; cong. pres. II singol. richegge, III singol. richeggia; partic. pass. richesto]
Ricorre in tutte le opere canoniche a eccezione della Vita Nuova; tre esempi nel Fiore (v. anche CHERERE; richerere).
Non ha mai valore iterativo, né indica che si pretenda la restituzione di qualche cosa; rispetto al verbo semplice ha perciò valore intensivo ed esprime l'idea che la sollecitazione a sapere o, più frequentemente, ad avere, è rivolta con premura, con insistenza oppure con fermezza.
Nell'accezione di " cercare di sapere ": If XIX 66 Dunque che a me richiedi? / Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto / ... sappi ch'i' fui vestito del gran manto; anche al passivo: XXX 114 non fosti sì ver testimonio / là 've del ver fosti a Troia richesto.
Seguito da una proposizione subordinata vale " pregare ": If I 130 E io a lui: " Poeta, io ti richeggio / ... che tu mi meni là dov'or dicesti... "; II 54 donna mi chiamò beata e bella, / tal che di comandare io la richiesi; Fiore LXXXII 6 vi richeggio che sia proveduto / per voi in tal maniera che tenuto / non sia più contra me. Altre volte significa piuttosto " invitare " qualcuno a comportarsi in un determinato modo: Rime XLVIII 8 e con l'udir richeggi / ad ascoltar la mente e lo 'ntelletto; al passivo: Cv I XI 12 alquanti... accusano e incolpano... lo volgare proprio, e commendano l'altro lo quale non è loro richesto di fabbricare, che nessuno chiede loro di plasmare; IV XXV 7 li adolescenti... là dove richesti o tentati sono di fallare... si dipingono ne la faccia di palido o di rosso colore.
Anche con il solo complemento oggetto di persona, quando si sottintende che da questa si attende un aiuto: Pg I 93 se donna del ciel ti move e regge / ... non c'è mestier lusinghe: / bastisi ben che per lei mi richegge; e così XIII 142. Con la stessa costruzione, in un'accezione largamente attestata nella lingua del tempo, vale " chiedere a una donna di concedere il proprio amore ": Rime dubbie XX 11 l'un [pensiero] fammi coraggioso /ched io d'amor richieda la mi' amanza; Fiore LIX 1 Se quella cu' richiedi ti rifiuta, / tu sì non perdi nulla; altro esempio al v. 9. E vada qui anche Cv IV XXVIII 13 Marzia tornò a Catone e richiese lui e pregollo che la dovesse riprendere, allusivo al ben noto episodio di Marzia la quale, ripudiata da Catone e andata sposa a Ortensio, dopo la morte di questo chiese al primo marito di riprenderla in moglie.
Più frequentemente, nella quasi assoluta totalità degli esempi con soggetto di cosa, vale " esigere ", " imporre ": Cv IV IV 2 sì come uno uomo a sua sufficienza richiede compagnia dimestica di famiglia, così una casa a sua sufficienza richiede una vicinanza... Ancora la cittade richiede a le sue arti e a le sue difensioni vicenda avere e fratellanza con le circavicine cittadi; Pd V 39 convienti ancor sedere un poco a mensa, / però che 'l cibo rigido c'hai preso, / richiede ancora aiuto a tua dispensa: " occorre che tu presti ancora un altro po' di attenzione, perché la materia che ha preso a considerare, per essere bene intesa, ha bisogno di ulteriori chiarimenti " (Sapegno); e così Rime XCIX 5, Cv III IX 1 (con ‛ che ' e il congiuntivo); IV XXVI 12. Anche usato assolutamente: III III 4 Le piante... hanno amore a certo luogo più manifestamente, secondo che la complessione richiede.
Di qua l'accezione di " esser necessario ", " essere conveniente ", che r. acquista quando è usato al passivo o impersonalmente o con il ‛ si ' passivante: Cv IV XIX 10 A li giovani e a le donne non è tanto richesto di c[au]tela, e però in loro è laudabile la paura del disonore ricevere per la colpa; IV 8 potrebbe alcuno gavillare dicendo che, tutto che al mondo officio d'imperio si richeggia, non fa ciò l'autoritade de lo romano principe ragionevolemente somma. Altri esempi: I VI 2 e 11, II XI 5, IV IV 11, XI 11, XIV 3, XV 1, XVII 12, XXVII 3 e 5; Rime LXXXIII 79.
Vale " desiderare ", " cercare ", in Pd XXIX 117, dove Beatrice riprova la vanità dei predicatori che si gonfiano di orgoglio, quando, con le loro fandonie, suscitano il riso degli ascoltatori: Ora si va con motti e con iscede / a predicare, e pur che ben si rida, / gonfia il cappuccio e più non si richiede. Non risulta ben chiaro quale sia il soggetto logico sottinteso di si richiede; per lo Scartazzini-Vandelli è " il frate " (il cappuccio) che " va lieto e gonfio, né altro effetto... cerca di ottenere con la predicazione "; il Chimenz chiosa invece " si richiede: dai fedeli che ascoltano "; più persuasiva risulta la spiegazione del Sapegno, il quale interpreta " né altro effetto si richiede da lui [il predicatore] e dal suo pubblico, al predicare ".
In Pg XIV 93 compare il participio passato con valore aggettivale nel significato di " occorrente ", " necessario ": non pur lo suo sangue [la famiglia di Rinieri da Calboli] è fatto brullo, / tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno, / del ben richesto al vero e al trastullo.