ricingere [cong. pres. III singol. ricinghe, in rima]
Ha lo stesso senso di ‛ cingere ', ma probabilmente con una gradazione intensiva (Tommaseo), nelle parole di Catone a Virgilio che preparano il rito purificatorio necessario a D. per il suo ingresso nel secondo regno: fa che tu costui ricinghe / d'un giunco schietto (Pg I 94). D., poco oltre, registra il fatto avvenuto col semplice verbo ‛ cingere ': Quivi mi cinse sì com'altrui piacque (v. 133).
Il verbo è qui in rima con lusinghe e stinghe, rima che si ha soltanto un'altra volta, nell'Inferno (lusinghe / pinghe / attinghe, XVIII 125-129).