RICINO (lat. scient. Ricinus communis L.; fr. ricin; sp. higuera infernal; ted. Rizinus; ingl. castor oil plant)
Pianta della famiglia Euforbiacee che è annuale nelle regioni dove gela d'inverno, mentre è perenne e anche arborescente nei paesi più caldi (Italia meridionale, Sicilia, Sardegna, Libia, Africa settentrionale, ecc.). La forma annuale raggiunge i 2 m. d'altezza: il fusto è eretto, liscio, glauco, fistoloso, rosso, verde, roseo o violaceo negl'internodî: le foglie sono grandi, alterne, lungamente picciolate, con stipole caduche che formano un involucro membranaceo che racchiude la foglia prima che si apra; il lembo fogliare è peltato-partito con 5-12 divisioni, acute dentate ai margini. Vi sono forme a foglie violacee, rosse o bronzee di bell'effetto ornamentale. Le infiorescenze sono terminali o ascellari, costituite da fiori staminiferi alla base e pistilliferi nella parte superiore. Il frutto è una capsula triloculare, con le valve coperte da emergenze spinescenti e ogni loggia contiene un grosso seme subtrigono, di vario colore, elegantemente marmorizzato e sormontato da una caruncola bianca.
È specie originaria dell'Africa o dell'India, diffusa e coltivata in tutte le regioni tropicali, subtropicali e temperate. Presenta molte varietà e forme; di esse le più importanti sono: 1. maior, foglie larghe verdi glauche, con frutti numerosi sferici muniti di punte molli che non si aprono a maturità; 2. minor, pianta più piccola della precedente; capsula che si apre con violenza lanciando intorno i semi; 3. sanguineus, pianta rosso sangue in tutte le sue parti, semi molto grandi (nelle regioni settentrionali è consigliabile come pianta ornamentale); 4. inermis, frutti senza emergenze spinose (è consigliabile nei climi umidi); 5. viridis, pianta di colore verde chiaro e abbondantemente ramificata fino dalla base; 6. zanzibariensis, pianta dei climi caldi e tropicali di grandi dimensioni, a foglie assai grandi, poco produttiva. La migliore varietà per il clima italiano e per il suo rendimento in olio è il R. communis minor: sono consigliabili anche le varietà maior e inermis.
Dai semi si ricava un olio che ha proprietà purgative e quindi è medicinale, ma la cui importanza maggiore è come olio da motori, specialmente per l'aviazione; quindi la coltura del ricino si è molto estesa e largamente si diffonde per soddisfare alle enormi richieste.
È da coltivarsi come pianta da rinnovo, facendola succedere al prato o al frumento, in sostituzione del mais o di altra pianta sarchiata. Bisogna lavorare profondamente il terreno, aprendo solchi profondi alla distanza di 170 cm. l'uno dall'altro, si deve concimare bene il terreno (per ha: 4 q. di perfosfato minerale, 1 q. solfato o cloruro potassico, 3 q. di gesso) aggiungendo prima della semina, concime bene decomposto e somministrando in copertura, quando le piantine saranno diradate, 2 q. di nitrato di sodio. Si richiedono 12-14 kg. di seme per ettaro che si mettono nei solchi in buchette a circa 60 cm. l'una dall'altra: quando le piantine hanno raggiunto una certa altezza se ne lascia una sola per gruppo, praticando sarchiature e rincalzature.
Poiché la maturazione dei frutti è graduale, bisogna praticare la raccolta frazionata (ogni 20 giorni circa) e perciò si richiede molta mano d'opera; ed è l'inconveniente della coltura di questa pianta. La produzione media, nelle regioni a clima piovoso o nei terreni irrigabili, è da 18-20 e anche 25 q. di seme sgusciato per ettaro.
I semi di ricino sono iscritti nella Farmacopea ufficiale (5ª ed.): ricini semen.
Farmacologia. - Noto forse agli antichi Egizî ed Ebrei, esattamente descritto da Plinio, dimenticato e poscia richiamato in onore, nel sec. XVIII, da D. Cirillo, l'olio di ricino costituisce un ottimo purgante, indicato in tutte le età e specialmente durante la gravidanza, nelle affezioni infiammatorie del canale intestinale e degli organi genitali femminili. Saponificandosi nell'intestino, l'olio di ricino libera l'acido ricinoleico, il quale eccita la peristalsi intestinale. La maggior parte però abbandona, indecomposta, l'intestino, lubrificando le feci e la mucosa e facilitando l'azione purgativa. Dosi di 15-30 gr. producono in un adulto, dopo alcune ore, una o due scariche alvine, poltacee, senza provocare dolori.
I semi di ricino contengono, oltre all'olio, un'alcaloide, la ricinina, e una tossialbumina, la ricina, molto velenosa e che può uccidere con fenomeni di grave gastroenterite emorragica. All'azione purgativa dell'olio si accompagnerebbe anche un'azione colagoga, non dimostrata però farmacologicamente, ma usata nella clinica. Si somministra associato all'acqua di menta piperita, allo sciroppo di limone, al succo d'arancio, al caffè e alla birra, per correggerne il disgustoso sapore.