riconoscere
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Nella sua accezione più comune vale " accorgersi che una persona si era già conosciuta ", " avvedersi che è quella stessa che si era conosciuta precedentemente ": If VI 41 riconoscimi, se sai: / tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto; III 58, VII 50, XII 123, Pg V 59, XXIII 43. Con costruzione diversa, in Pd III 49 non mi ti celerà l'esser più bella, / ma riconoscerai ch'i' son Piccarda.
" Conoscere una cosa qual è realmente, nella sua essenza ": Pg XV, 117 io riconobbi i miei non falsi errori, mi resi conto " che si trattava di visioni, erronee (errori), cioè non vere, per rappottto alla realtà esterna... ma non false, vere in sé... e rispondenti a fatti realmente accaduti " (Mattalia).
Appartiene all'uso del tempo la costruzione ‛ r. una cosa da uno ' nel senso di " ammettere, confessare di averla ottenuta da lui ": Pd XXII 113 o lume pregno / di gran virtù, dal quale io riconosco / tutto, qual che si sia, il mio ingegno; e così XXIX 59, XXXI 84.
Riflesso, vale " aver coscienza " delle proprie colpe: Pg XXXI 66 Quali fanciulli, vergognando, muti / con li occhi a terra stannosi, ascoltando / e sé riconoscendo e ripentuti.