ricordo
Recupero di informazione precedentemente acquisita e immagazzinata attraverso i processi presenti nei sistemi di memoria (➔).
Il recupero può avvenire dai magazzini di memoria a breve termine (MBT) o a lungo termine (MLT). Ricordarsi di un numero di telefono che qualcuno ci ha comunicato mentre cerchiamo carta e penna per trascriverlo, impegna la MBT verbale, localizzabile nella corteccia parietale inferiore sinistra. Ricordarsi di un evento accaduto un anno fa, di una notizia letta sul giornale l’estate precedente, o del percorso che facevamo per recarci alla scuola elementare coinvolge il sistema di MLT dichiarativa. Ricordarsi di come si fa ad andare in bicicletta dopo lungo tempo in cui non si pratica questa attività coinvolge il sottosistema della MLT non dichiarativa, detto della memoria procedurale motoria, e in partic., aree corticali motorie, cervelletto e nuclei della base. Nella maggior parte dei casi della vita quotidiana, la parola r. significa il recupero di informazioni di tipo dichiarativo dai magazzini di MLT. Per essere recuperate a distanza di tempo, e quindi ricordate, le tracce di MLT devono essere consolidate e immagazzinate in modo da essere recuperabili. Danni ai sistemi di memoria possono impedire sia il consolidamento sia il recupero delle tracce mnestiche. In partic., danni all’ppocampo provocano amnesia anterograda totale e amnesia retrograda temporalmente limitata.
Per molti autori il ruolo dell’ppocampo nel r. di eventi passati resterebbe cruciale per tutta la vita. Ciò è dovuto a un aspetto particolare del r. di memorie dichiarative, ossia la sua natura associativa e relazionale, che richiede l’ntervento dell’ppocampo e della sua estesa rete di connessioni con le diverse aree corticali. Per es., quando leggiamo un libro, la memorizzazione non si limita al contenuto verbale del libro ma include la disposizione del testo nella pagina, il contesto in cui stiamo leggendo il libro, ossia il luogo in cui siamo, le persone eventualmente presenti, i suoni e gli odori: tutto questo forma un r. in cui queste diverse informazioni, provenienti da aree corticali differenti, sono associate e poste in relazione fra loro. La natura associativa e relazionale dei r. di memorie dichiarative si manifesta anche nel fatto che rievocare un elemento può farci ricordare fatti ed eventi a esso associati: l’ascolto di una canzone famosa al tempo della nostra giovinezza può trascinare con sé il r. di dove eravamo, con chi eravamo quando l’ascoltavamo e che cosa facevamo in quel periodo. È evidente che queste informazioni hanno formato un gruppo di memorie temporalmente correlate. Questa ricchezza del r., che dipende dall’ppocampo per la sua formazione, potrebbe dipendere da esso anche per la sua rievocazione a tempi molto distanti dall’acquisizione: se l’ppocampo è danneggiato, potremmo magari ricordare di aver letto un libro ed essere in grado di ricordarne l’autore e la trama, ma la ricchezza della informazione contestuale verrebbe a mancare. Una distinzione che viene spesso fatta è quella fra ricordare di aver già visto una persona, un oggetto, un paesaggio e ricordare la loro identità: chi è la persona in questione, dove abbiamo già visto quel particolare oggetto, dove si trova il luogo rappresentato nella foto. Il primo tipo di r. è basato sulla familiarità, il secondo è una rievocazione vivida e ricca di contenuti contestuali. Normalmente, entrambe le componenti, la familiarità e la rievocazione, partecipano al riconoscimento di una persona o di una scena ma la rievocazione, che porta con sé i dettagli del contesto, diventa disponibile dopo la familiarità durante il processo di recupero. Molti autori suggeriscono che l’attività dell’ppocampo è necessaria per il secondo tipo di r., ma non per il primo. Un r. può essere spontaneo oppure stimolato. In questo secondo caso, si forniscono al soggetto informazioni correlate con la memoria da rievocare: molto spesso si osserva che una memoria che il soggetto non è in grado di rievocare spontaneamente, viene a questo punto rievocata. Utilizzare il r. spontaneo come unica misura della ritenzione di una traccia di memoria può quindi sottovalutare quest’ultima.
Un fenomeno che si può verificare, soprattutto quando cerchiamo di ricordare un nome, è la sensazione di averlo ‘sulla punta della lingua’: siamo certi di sapere il nome e, nonostante ciò, non riusciamo a rievocarlo, anche se molto spesso il fenomeno si risolve con il recupero del nome cercato. Tale fenomeno fa parte delle difficoltà di ricordare chiamate blocchi, una temporanea inabilità di accedere a una informazione immagazzinata in memoria e che può essere recuperata successivamente. Soggetti anziani possono sperimentare questo fenomeno più frequentemente dei soggetti giovani. Sia il r. stimolato che il fenomeno del r. ‘sulla punta della lingua’ illustrano bene la differenza fra presenza e inaccessibilità di una traccia di memoria: in entrambi i casi c’è infatti una incapacità di accedere a una informazione comunque immagazzinata in memoria. Quello che caratterizza il secondo fenomeno è la certezza di sapere l’nformazione cercata e il senso di imminenza di riuscire a farlo, che mancano invece nel primo. Mentre un soggetto cerca attivamente di ricordare il nome che sta cercando, ha accesso a una serie di informazioni su di esso, per es., la prima lettera della parola, il numero di sillabe, l’accentazione e parole simili per suono o significato, che contribuiscono alla sensazione di stare per ricordarlo. Il fenomeno è una finestra sui meccanismi di recupero di memorie semantiche: è stato suggerito che in questa situazione di conflitto entrino in gioco aree corticali prefrontali, che vengono reclutate per fornire supporto cognitivo nel tentativo di risolvere l’ncapacità di recupero.
Noi utilizziamo il termine r. anche nel significato di ricordarsi di effettuare una determinata azione, in un certo momento e in un certo contesto (memoria prospettica). Per es., ricordarsi di pagare una multa entro una certa data, di chiamare qualcuno al telefono a una certa ora, di dire una certa cosa a un amico. In questo caso quindi non stiamo ricordando eventi o fatti passati, ma stiamo ricordando di mettere in atto un piano d’azione. Il r. può essere innescato da indizi associati all’azione da compiere, quali la data, l’ora, la vista dell’amico. Associazioni deliberate possono essere sfruttate per aumentare la probabilità di successo del ricordarsi di fare quanto stabilito, come spostare un anello da una mano all’altra. Ancora una volta, l’ppocampo sembrerebbe responsabile per le associazioni, mentre la corteccia prefrontale sarebbe responsabile del piano d’azione. Potremmo dire che in questo caso stiamo ricordandoci di ricordare.