ricredere
Provenzalismo, attestato anche in Iacopo da Lentini (Donna, eo languisco 4), Ruggerone da Palermo (Ben mi degio alegrare 32), Dante da Maiano (Mante fiate 6), ecc. Come intransitivo pronominale il verbo compare in Rime LXIII 6 quando se' con lui un poco stato, / anche 'l risalutrai, non ti ricredi, che Barbi-Maggini spiegano " non mutar pensiero " e il Contini " non astenerti per viltà ".
All'accezione fondamentale del verbo (" credere altrimenti di quel che si è prima creduto ") Si collega anche l'esempio di Pg XXIV 112 Poi si partì sì come ricreduta, allusivo al fatto che la schiera dei golosi, dopo aver tentato di cogliere i pomi dell'albero vietato, se ne allontanò con l'aria di chi è ormai " persuaso della vanità dei propri sforzi ".