Ricuccio di Alighiero di Piero
Presunto consanguineo di D., che nel maggio 1302 fu vittima di un episodio di violenza; venne infatti aggredito e ferito da Bertuccio canonico (cioè cappellano) di San Cristofano di Perticaia a Rignano sull'Arno, sotto il portico di quella chiesa.
Il misfatto ebbe vasta risonanza nel territorio, tanto che Stefano, piovano di Campòli nella diocesi fiorentina e vicario di Antonio vescovo di Fiesole, da cui dipendeva quel cappellano, mosse procedimento d'ufficio, e cominciò con il sincerarsi della notorietà del fatto attraverso l'interrogatorio di tre ecclesiastici della zona, testimoni " de publica fama ". Gli atti processuali si svolsero stancamente sino al 20 novembre quando si arrestarono definitivamente forse per avvenuta pacificazione. La parte lesa non venne mai escussa, sia perché mai citata, sia perché non aveva sporto denunzia, e ciò ci ha tolto il modo di conoscere la sua versione del fatto.
Di questo avvenimento, registrato negli atti del foro episcopale di Fiesole (Archivio Vescovile di Fiesole, vol. 7, serie XIV, anni 1301-1303) dà notizia il Davidsohn (Storia III 281-282), il quale mette in relazione quell'episodio di violenza con la condanna all'esilio inflitta a D. pochi mesi prima. Non siamo tuttavia in possesso di alcun elemento che ci lasci intravedere un legame di parentela fra R. e il poeta, ed è quindi necessità concludere che questo figlio di Alighiero fu uno dei tanti che a Firenze e nel contado portarono il patronimico di Alighiero o addirittura il cognome Alighieri.
Ulteriori ricerche hanno permesso a R. Piattoli di raccogliere un'assai ricca documentazione concernente questo R., suo padre Alighiero di Piero e i suoi fratelli. Egli era di Perticaia, località non lungi da Antica, dove possedé casa e beni rurali quell'Andrea Poggi che fu marito di una sorella di D. di nome Ravenna. Sia Perticaia che Antica fecero parte del pievato di Rignano sull'Arno. Si può supporre che alla diffusione in quel territorio del nome di Alighiero contribuisse un'influenza onomastica del patronimico di Ravenna di Alighiero II degli Alighieri del popolo di S. Martino del Vescovo di Firenze. R. ebbe l'animo rivolto al male. Probabilmente egli raggiunse il culmine della sua carriera di delinquente nel 1305, allorché saccheggiò la pieve di Rignano incorrendo ipso facto nella scomunica, da cui fu liberato quando, confessato il misfatto, chiese di essere riammesso nel consesso dei fedeli, il che ottenne con una macchinosa procedura dovuta al fatto che egli allora era in grado di risarcire il danno solo in minima parte.