ridistribuzione
Tutto ciò che può modificare la distribuzione esistente dei beni, delle ricchezze, delle risorse economiche. La r. può operare in diverse direzioni: sulla ripartizione personale del reddito al fine di ridurre la sperequazione tra redditi maggiori e minori; sulla ripartizione funzionale del reddito nazionale, modificando la concentrazione dei redditi da un fattore a un altro della produzione (per es., dai redditi di capitale a quelli di lavoro e viceversa); sulla ripartizione settoriale o territoriale del reddito nazionale (per es., dall’industria all’agricoltura, dal Nord al Sud e viceversa). Si parla anche di r. degli oneri fiscali, nel senso di perequazione tributaria o analogamente di r. della popolazione tra varie regioni, tra città e campagne; di r. del potenziale di lavoro tra le varie qualificazioni professionali; di r. della mano d’opera tra i vari settori di produzione; di r. di una materia prima tra i vari impieghi; di r. del reddito tra consumo e risparmio e tra i vari consumi e così via.
Si tende a distinguere tra distribuzione primaria (o dei fattori, o funzionale) e distribuzione secondaria (o personale). La prima fa riferimento alla ripartizione del prodotto tra i fattori produttivi: lavoro, capitale e terra, che contribuiscono alla formazione del reddito, mentre quella secondaria si riferisce alla ripartizione del reddito prodotto tra gli individui o le famiglie appartenenti a una società in ragione della ridistribuzione. La distribuzione secondaria del reddito tende a distanziarsi sempre più dalla primaria. Il mercato agisce allocando le risorse in modo efficiente, ma non garantisce necessariamente l’equità. Una distribuzione non equa è fonte di malessere sociale e crea una serie di effetti negativi, che ricadono su tutti i componenti della collettività (➔ anche distribuzione del reddito). È opportuno quindi intervenire per ridistribuire.
Si parla di r. della ricchezza – intesa soprattutto sotto forma di reddito (r. del reddito) e meno comunemente sotto forma di patrimonio (per es., r. delle terre) – con riferimento a tutto ciò che può in qualche modo modificare la distribuzione esistente, per lo più al fine di diminuire la concentrazione; può essere imputata a cambiamenti intervenuti in una o più variabili del sistema economico, o provocata dagli effetti della contrattazione sindacale, oppure attuata mediante interventi dello Stato, specie attraverso il fisco, i trasferimenti e sussidi, la leva monetaria. Le misure mediante cui si attua la r. del reddito possono consistere in vincoli posti al mercato (per es., blocco dei fitti, calmiere dei prezzi, imposizione di salari minimi), o in movimenti finanziari che passano attraverso il bilancio e che consistono in prelievi (più gravosi sulle categorie che si intende colpire) e spese (per es., aiuti alle classi meno abbienti, dazi doganali protettivi, agevolazioni creditizie ecc.).
Il trasferimento di reddito dai ricchi ai poveri risponde al senso di altruismo finalizzato al benessere individuale. La cooperazione nei confronti delle politiche di r. è legata al concetto di reciproca utilità e la dimensione ottima del trasferimento è calcolata in relazione alla coincidenza tra le utilità marginali del beneficiato e del donatore. Al fine di quantificare l’ineguaglianza di una distribuzione si fa ricorso a indicatori sintetici, detti indici di disuguaglianza o indici di concentrazione del reddito. Un indice sintetico di disuguaglianza è definito come una funzione che associa a ogni possibile distribuzione dei redditi un numero che ne misura il grado di concentrazione. Agli studi di carattere statico (dati cross-section) si sono aggiunti nel tempo quelli concentrati sugli aspetti dinamici della disuguaglianza economica, che permettono di analizzare sia la mobilità intragenerazionale sia quella intergenerazionale. La prima si riferisce a come i redditi degli individui cambiano nel corso della loro vita, mentre la seconda al modo in cui la posizione nella distribuzione dei redditi si trasmette da genitori a figli. L’idea alla base è che a una maggiore mobilità corrisponda una più elevata eguaglianza di lungo periodo.
È l’insieme di perturbamenti economici (traslazione, ammortamento ecc.) attraverso i quali l’onere fiscale relativo finisce per distribuirsi, di fatto, tra i contribuenti in maniera diversa da quella disposta dal legislatore. La r. del reddito attuata attraverso l’applicazione delle imposte o dovuta a un singolo nuovo intervento tributario può essere misurata confrontando un indice di concentrazione della distribuzione del reddito, con riferimento alla distribuzione di questo prima e dopo l’azione di politica fiscale. Uno strumento utilizzato è l’indice di Reynolds-Smolensky, pari alla differenza tra l’indice di Gini (➔ Gini, indice di) che identifica la diseguaglianza nella distribuzione del reddito all’interno di una comunità prima dell’imposta e l’indice di concentrazione dopo l’imposta.