riducere (reducere; ridurre; redurre; inf. pres. ridure; indic. pres. II singol. redui, I plur. reducemo; per le prime due forme v. Parodi, Lingua 237 e 258)
Compare soprattutto nella prosa della Vita Nuova e del Convivio, ma è attestato anche nella Commedia.
In un primo gruppo di accezioni si collega direttamente al latino reducere, e perciò vale " ricondurre " (che D. non usa mai), " far tornare " al luogo di partenza: If XV 54 questi m'apparve... / e reducemi a ca per questo calle; in senso figurato, in Cv IV I 9 io intendo riducer la gente in diritta via sopra la propria conoscenza de la verace nobilitade.
La determinazione dell'ambito geografico e culturale al quale far risalire le forme redui e redure è tutt'altro che pacifica (v. Parodi, citato); il loro accoglimento sembra suggerito dalla rima.
L'idea del " ricondurre " è prevalente anche quando il verbo è usato con riferimento a esperienze diverse da quelle sensibili: Cv III XI 12 la sapienza ciascuna parte del filosofo [ama], in quanto tutto a sé lo riduce, e nullo suo pensiero ad altre cose lascia distendere; IV IV 5 a queste ragioni si possono reducere [" riallacciare ", " collegare "] parole del Filosofo ch'egli ne la Politica dice; VII 4 non minore maraviglia mi sembra reducere a ragione [colui in cui è la luce di ragione] del tutto spenta, che reducere in vita colui che quattro di è stato nel sepulcro. Cfr. anche III XV 19.
Con il significato di " richiamare alla memoria " sono frequenti le locuzioni ‛ r. a memoria ' o ‛ a mente ' o ‛ a la memoria '. Solo raramente risulta evidente dal contesto se si tratti della memoria propria (come in Pg XXIII 115 Se tu riduci a mente / qual fosti meco, e qual io teco fui), o altrui (Cv IV XXIX 2 Potrebbe dire ser Manfredi da Vico... ‛ Come che io mi sia, io reduco a memoria e rappresento li miei maggiori, che per loro nobilitade meritaro l'officio de la Prefettura... ').
Nella maggioranza degli esempi del Convivio, invece, queste locuzioni ricorrono in passi nei quali lo scrittore, prima di enunciare la conclusione del proprio ragionamento, brevemente richiama a sé e al lettore alcuni fra gli argomenti già addotti a sostegno della tesi svolta: IV XXVI 5 Qui... è da reducere a mente quello che di sopra... si ragiona; e così I IX 2, III XII 12, XIII 10, IV IX 1, XIX 3. A sé, per l'uso della particella pronominale con funzione di dativo etico, l'esempio di Pd XXIII 51 Io era come quei che si risente / di visïone oblita e che s'ingegna / indarno di ridurlasi a la mente.
Riferito all'ambito dell'indagine intellettuale, individua ciò da cui e per cui una cosa è, e pertanto vale " riportare ", " far risalire " un effetto a una determinata causa: Cv IV XVIII 2 quando due cose si truovano convenire in una ... ambo queste si deono riducere ad alcuno terzo, o vero l'una a l'altra, sì come effetto a cagione; Pg XVIII 14 ti prego... / che mi dimostri amore, a cui reduci / ogne buono operare e 'l suo contraro. Altri esempi in Cv IV XVIII 4, 5 e 6.
In un secondo gruppo di accezioni, r. indica l'attività di chi ha mutato una cosa facendola divenire diversa da quella che era: Cv IV VI 15 Aristotile... e Zenocrate... limaro e a perfezione la filosofia morale redassero; Pd VI 56 al tempo che tutto 'l ciel volle / redur lo mondo a suo modo sereno.
In senso filosofico (dalla locuzione tecnica del linguaggio filosofico latino reducere in actum) individua il processo mediante il quale una causa agente ‛ reca ' in atto una potenzialità e la realizza: Vn XXI 6 dico come [questa donna] reduce in atto Amore ne li cuori di tutti coloro cui vede; altro esempio al § 5. Analogamente, usato come intransitivo pronominale, è riferito alla potenza e vale " realizzarsi ": Cv III VIII 7 nullo viso ad altro viso è simile; perché l'ultima potenza de la materia, la quale è in tutti quasi dissimile, quivi si reduce in atto; altri esempi in Vn XX 6 e 8 (tre volte). Poiché l'azione di un agente si realizza in modo tale che il paziente venga assimilato all'agente, all'accezione ora illustrata si collega anche la locuzione ‛ r. a similitudine ', che indica appunto questo processo di assimilazione: come lo sole... discendendo lo raggio suo qua giù, reduce le cose a sua similitudine di lume, così Dio questo amore a sua similitudine reduce, quanto esso è possibile a lui assimigliarsi (Cv III XIV 3, e così I 7, XIV 2).
Più raramente è sinonimo di " limitare "; cón quest'accezione compare solo in senso figurato e in usi particolari. Prima d'iniziare a commentare i vv. 101-120 di Le dolci rime, D. osserva che questa parte del commento si vuole in due parti reducere (Cv IV XIX 2); il verbo, allusivo alle tradizionali divisioni dell'esegesi dantesca, va tradotto " può essere limitata " a queste due parti. Con valore analogo occorre anche come intransitivo pronominale: III XII 1 la cagione che mosse me a questa canzone... assai leggermente a questa esposizione... si può riducere. In modo non diverso, al padre si dee riducere ogni altra obedienza (IV XXIV 16), significa " bisogna ubbidire solo al padre " (altri due esempi al § 17). Resta il passo di IV XII 8 più testimonianza, a ciò ridurre per pruova, si conviene; esclusa la possibilità che il verbo possa significare " addurre ", dato che con quest'accezione non è mai attestato, né la consentirebbe la sua etimologia, si potrà supporre che l'inciso, non molto perspicuo, vada interpretato così: " per limitare, definire (a... ridurre) quanto è stato detto (ciò) mediante altre prove, occorrono ulteriori testimonianze ".