riflesso
Forma elementare di attività nervosa consistente nella risposta automatica, involontaria, di un effettore (muscolo, ghiandola, ecc.) alla stimolazione di un recettore. Il r. è mediato da una struttura nervosa rappresentata, oltre che dal recettore e dall’effettore, dalle vie afferenti, da un elemento centrale e dalla via efferente. A seconda che siano innati o acquisiti, i r. sono distinti in r. assoluti (r. propriamente detti) e in r. condizionati.
Il r. può essere evocato portando la stimolazione su un arto, sulla radice nervosa sensitiva o su una singola fibra afferente; l’effetto può essere studiato osservando, ed eventualmente registrando, il movimento che viene indotto o anche derivando e registrando i potenziali d’azione evocati dalla radice motoria o dalla stessa cellula di moto del corno anteriore (➔ midollo spinale). Se la fibra afferente, tramite una sinapsi, si articola direttamente con la cellula effettrice, il r. è detto monosinaptico; se il collegamento, invece, avviene attraverso più neuroni intercalari, e pertanto con l’interposizione di più sinapsi, il r. è detto polisinaptico. In quest’ultima varietà di r. la catena dei neuroni intercalari può stabilire collegamenti in livelli diversi o controlateralmente, determinando la diffusione dell’attività riflessa a un’area piuttosto ampia o l’insorgenza di r. crociati, alleati o secondari, che hanno una notevole importanza ai fini dell’armonico inserimento della risposta riflessa nell’economia generale dell’organismo. Nella pratica clinica, nel quadro dell’esame neurologico, l’esame dello stato dei r., delle loro eventuali alterazioni (asimmetria, accentuazione, abolizione e, per quello plantare, inversione) ha un’importanza particolare, perché i r. informano sull’integrità o meno delle vie e dei centri che li integrano o che comunque li controllano.
I r. neurovegetativi differiscono dai precedenti principalmente perché sono più lenti, richiedono stimoli ripetuti e tendono alla diffusione simmetrica, spesso alla generalizzazione delle risposte. Sono distinti in r. ad arco spino-bulbo-mesencefalico, r. ad arco gangliare e r. ad arco locale: i primi richiedono stimoli ripetuti, hanno zone riflessogene ampie e danno risposte diffuse; i secondi forniscono risposte maggiormente localizzate; gli ultimi si risolvono nell’ambito dell’organo in cui sono destati.
I r. condizionati sono stati individuati e studiati da I.P. Pavlov (➔ Pavlov, Ivan Petrovič), che ha dimostrato la possibilità di ottenere una reazione riflessa sostituendo a uno stimolo specifico un qualsiasi altro stimolo. Pavlov dimostrò che tutti i r. fisiologici sono suscettibili di trasformarsi in condizionati e precisò le leggi che regolano l’acquisizione di questi r., il loro rinforzo, la loro estinzione, la loro irradiazione e la loro inibizione; infine, spiegò il loro intimo meccanismo con l’intervento di un fattore mnemonico, cioè con un meccanismo di natura psichica. Al di là dell’intrinseco significato, la scoperta del r. condizionato è importante perché ha fornito alla ricerca psicofisiologica uno strumento d’indagine quanto mai efficace per conoscere la reattività psichica agli stimoli ambientali.