RIFORMISMO
. Fu il metodo politico dominante nei secoli XVIII e XIX, ma il vero e proprio riformismo fu quello del sec. XIX: al riformismo del sec. XVIII, che ignorava naturalmente la dura esperienza della rivoluzione francese, mancò l'implicita o esplicita polemica antirivoluzionaria, che ha dato nel sec. XIX al riformismo il suo sapore peculiare storico e teorico. In questo senso, il termine riformista (reformer) nacque in Inghilterra e il primo a usarlo fu Geremia Bentham nel 1811, ma in Italia o meglio fra Italiani si svolsero le più feconde polemiche tra riformisti e rivoluzionarî (Gioberti e Mazzini, neoguelfi e G. Ferrari). Se in Italia la prima vigorosa formulazione del riformismo assunse veste storicista per opera del Gioberti, non bisogna per questo generalizzare frettolosamente e identificare storicismo e riformismo, razionalismo e rivoluzionarismo, dimenticando da un lato che riformisti furono, in Inghilterra, in Francia, in Svizzera, e nella stessa Italia, i radicali dalla mentalità tipicamente razionalista e antistoricista, e dall'altro canto che non meno storicisti del Gioberti furono i maggiori teorici della rivoluzione nel sec. XIX: G. Mazzini, G. Ferrari e C. Marx: un atteggiamento fondamentale dello spirito dinnanzi al mondo e alla vita non si può ridurre, insomma, a un metodo politico. Il riformismo pervase tutte le tendenze politiche europee del sec. XIX (v. democrazia; liberalismo; socialismo) e rinnovò la vita di tutta l'Europa: fare la sua storia significherebbe scrivere la storia del sec. XIX. Basterà dire che esso attraversò due fasi: nella prima fu prevalentemente economico e politico e sviluppò l'economia capitalista e lo stato liberale-democratico moderno; nella seconda fu essenzialmente sociale e diede origine alla moderna legislazione operaia.