RIFUGIO alpino
Questo particolare tipo di edificio ha origini e sviluppo che si accompagnano al nascere e allo svolgersi dell'alpinismo (v.) e alla fondazione delle grandi società alpine. Dopo un primo periodo di costruzioni rudimentali, fino dagli ultimi anni dell'800 si venne sviluppando tutta una particolare tecnica della costruzione dei rifugi: la quale riguarda in primo luogo la loro costituzione organica, planimetrica e altimetrica, in vista di assolvere ai diversi compiti loro assegnati (in base alla differenziazione dell'alpinismo, alla capienza desiderata, ai diversi modi di gestione, ecc.); in secondo luogo la scelta dell'ubicazione specifica (in base agli obiettivi alpinistici proprî di ciascuno, alle zone montane ed agl'itinerarî cui servono, alla salvaguardia dalle offese esterne, ecc.); in terzo luogo la conformazione delle loro singole parti, tale da prestarsi al buon funzionamento nel particolare ambiente.
Circa il primo punto è da notare che recentemente il grandioso estendersi dell'alpinismo in ogni classe sociale e la sua sempre maggiore differenziazione hanno originato varî tipi di rifugi.
I rifugi-alberghi sono simili, nella planimetria, a piccoli alberghi di montagna. Essi si costruiscono in prossimità dei gruppi montuosi frequentati da gran numero di turisti, oltre che di alpinisti. Alcuni sono ubicati addirittura ai margini delle grandi rotabili di comunicazione tra le valli, specialmente in prossimità dei passi (ad es., il rifugio del Passo di Sella, o quello del Passo di Gardena); altri sono serviti da comode mulattiere, collegate a importanti centri di villeggiatura, in prossimità di celebri gruppi montuosi (ad esempio, la capanna Payer, sotto l'Ortles in Valle di Solda). I rifugi-alberghi sono aperti per tutta la stagione turistica estiva, spesso in inverno per la stagione di sport invernali, talvolta tutto l'anno.
I rifugi normali hanno obiettivi più strettamente alpinistici; essi sono più lontani dai centri di villeggiatura e dai nodi stradali, sono serviti da sentieri talvolta discretamente difficili, e sono disposti nei gruppi montuosi ricchi di interessanti itinerarî, in posizioni propizie per l'attacco delle arrampicate. Al piano terreno, non manca mai un piccolo locale autonomo ad uso ingresso, dotato sovente di armadî a muro, nonché un locale di disimpegno, conformato a corridoio od altrimenti, sul quale gi aprono gli altri ambienti, fra cui sono notevoli la stanza da pranzo, e spesso qualche saletta; la cucina; la stanza per il pranzo delle guide e del conduttore con l'eventuale servitù, quasi sempre con ingresso di servizio indipendente verso l'esterno, una piccola dispensa e deposito e la scala che conduce ai piani superiori, sempre di legno. Spesso anche una parte del pianterreno è adibita a locali di riposo, a stanze separate a uno o due letti, o a dormitorio comune: locali questi di cui generalmente è per intero costituito il primo piano.
Nei semplici rifugi esistono generalmente solo poche stanze isolate a uno o due letti. I dormitorî comuni si distinguono in due tipi: a cuccette sovrapposte, fatte con reti metalliche o brande di stoffa, disposte in colonne verticali di due o tre, come nelle navi, in guisa da usufruire al massimo della superficie coperta; o addirittura, il che è assai più raro nei rifugi moderni, a semplice tavolato di legno con pagliericci individuali per gli ospiti.
Nel sottotetto, generalmente abbastanza alto e ampio, data la forte pendenza delle falde, sono anche in questo caso ubicati talvolta dei dormitorî comuni per gli alpinisti; quelli più rudimentali, destinati sempre alle guide e al personale di servizio. Nel sottotetto si sistemano talvolta serbatoi di riserva idrica, dispense per riserva di viveri, e in casi particolari ambienti di uso speciale.
Quando il rifugio è costruito con obiettivi scientifici, un certo numero di ambienti è naturalmente assegnato allo scopo: così è ad esempio della capanna-osservatorio Regina Margherita sulla punta Gnifetti del Monte Rosa (m. 4559).
Con lo svilupparsi degli sport invernali, recentemente si è specializzato un tipo di rifugio invernale, particolarmente adatto per gli sciatori. Se ne costruiscono d'ogni grandezza e forma: dal grande albergo, situato nelle celebri plaghe sciistiche, a quota piuttosto bassa, in prossimità delle grandi arterie di comunicazione o delle linee ferroviarie (Sestriere, Bardonecchia, Roccaraso, Ovindoli, ecc.); alla piccola capanna per poche persone. Tali rifugi si differenziano dagli altri in linea generale per le maggiori previdenze volte ad ottenere una sopportabile temperatura interna, mercé una maggiore coibenza delle pareti e l'uso di più validi sistemi di riscaldamento: e in linea particolare per il dispositivo degli ingressi; anzitutto si vuole ottenere un più agevole accesso anche quando la neve è molto alta, premettendo alla porta di entrata un ambiente aperto ove la neve si accumuli il meno possibile, così da tener libera la porta stessa: poi si dispone sempre, a contatto dell'ambiente d'ingresso, un locale per il deposito degli sci.
Siccome la maggior parte dei rifugi attualmente esistenti non è attrezzata per l'uso invernale, e specialmente i più grandi sono assai scomodi per il pernottamento di piccole comitive, in mancanza del custode, si sta cercando di far sì che tutti codesti rifugi di tipo normale siano muniti di un locale d'inverno, con porta separata, fornito di cuccette, di una cucina e con particolari accorgimenti costruttivi, su cui si tornerà in seguito.
La costruzione di un rifugio implica sempre la possibilità di una via di accesso discreta. Si sceglie l'ubicazione, in confronto agl'itinerarî delle prossime arrampicate, in guisa tale che da essi sia possibile compiere le ascensioni e ritornare al rifugio nella stessa giornata. Nel caso che ciò non sia possibile e per facilitare l'arduo compito degli alpinisti, si sono recentemente costruiti piccoli ripari detti bivacchi fissi, con legname e materiali impermeabili, quali cartoni catramati, lamiere, feltri bitumati od altro, con particolari accorgimenti.
Una volta determinata l'ubicazione approssimativa del rifugio in rapporto al suo particolare tipo e in rapporto agl'itinerarî, è necessario fissare l'ubicazione precisa del rifugio stesso in modo da salvaguardare al massimo la costruzione, dal pericolo degli agenti atmosferici. Anzitutto, in base a lunghe e accurate osservazioni ed esperienze, si evitano le zone battute da valanghe. Il rifugio è bene sia isolato dalla roccia. Se lo si debba assolutamente disporre lungo un pendio, conviene scegliere l'estremità più in alto di questo. Meglio di tutto è costruire l'edificio su una prominenza erbosa, dove l'acqua non stagni in primavera.
Circa l'orientamento si cerca che la facciata ove si apre la porta d'ingresso sia situata a mezzogiorno o all'est, perché la neve fonde più rapidamente da questi lati. Tuttavia è bene che tale direzione non coincida con quella dei venti dominanti, che si infiltrerebbero violentemente all'interno. Verso mezzogiorno si aprono le eventuali verande. È desiderabile che il fronte a nord abbia poche finestre o nessuna, a causa del vento di tramontana. Generalmente conviene che la posizione prescelta sia la più soleggiata e la meno ventosa possibile. Deve esistere dell'acqua potabile in vicinanza; se il rifugio è grande, essa deve essere facilmente condottata all'interno.
Molta importanza ha la determinazione della grandezza del rifugio, che va commisurata giustamente al numero dei frequentatori. L'eccessivo ammassamento di ospiti offre molti inconvementi, di cui il peggiore è il disturbo al loro riposo, mentre un rifugio inutilmente grande è un grave errore economico. I piccoli rifugi, privi di un conduttore estivo, è bene non abbiano gabinetti all'interno. Per contro nei moderni grandi rifugi, muniti di riserva idrica, i servizî igienici sono completi e accuratissimi come in un albergo qualunque.
Per quanto riguarda i materiali da costruzione si è oggi del tutto abbandonato il sistema dei muri a secco. La maggior parte dei rifugi sono costruiti in muratura di pietrame e buona malta di cemento o di calce, con intonaco interno ed esterno, o almeno, se la pietra è a faccia vista, con una buona rinzaffatura e stuccatura degl'interstizî. Di più, gli ambienti interni, o almeno quelli di maggior capienza e di uso collettivo come le stanze da pranzo e i dormitorî, si foderano di legname, in modo che l'intercapedine d'aria contribuisca alla coibenza delle strutture al freddo e all'umido. È anche diffusa, specialmente in Svizzera, la costruzione in tutto legname: se ne sono ottenuti buonissimi risultati, specialmente sotto il punto di vista igienico. Mentre però una costruzione in tutto legno può essere ritenuta la migliore per piccole dimensioni, quando invece queste siano più grandi è certo preferibile una struttura parzialmente o totalmente muraria.
La costruzione sia delle parti in legno, sia di quelle in muratura, esige cure ed accorgimenti particolari, dato l'ambiente specifico. Recentemente sono stati usati per la costruzione di rifugi sistemi costruttivi più moderni: quello ad ingabbiatura di cemento armato con struttura asismica, adottato per es. nel rifugio Gino Menza sull'Etna, e quello ad ossatura metallica, sperimentato nel nuovo rifugio Vittorio Emanuele sul Gran Paradiso. Nel rifugio Gino Menza la buona coibenza delle pareti esterne è stata raggiunta disponendo, all'interno della muratura di ambito di pietrame un muro di mattoni in foglio ad una certa distanza da essa, così da formare un'intercapedine. Ulteriore protezione dall'umidità si è ottenuta mercé un rivestimento d'intonaco con antigelivo. Nel rifugio Vittorio Emanuele il tetto non ha la conformazione abituale, ma ha una sezione curvilinea, pressoché parabolica. L'ossatura metallica è costituita da nove centine con relativi montanti interni e tramezze di collegamento. La copertura, fissata alle centine, è costituita da tavoloni di larice, con sovrapposti fogli di feltro bitumato e lamiere di "Aluman" di 6/10 di mm. di spessore. Le pareti esterne in curva sono costituite di mattoni forati alternati con strati di materiale vario di alta coibenza termica; le due testate sono invece in pietra, lavorata all'esterno a faccia vista. Per la copertura dei rifugi, abbandonato del tutto il preistorico sistema dei lastroni di pietra e di ardesia, è ancora in uso quello dei rivestimenti di lamiera di ferro zincato saldata; ovvero di lastre ondulate, non saldate, a libera dilatazione, assicurate ad un tavolato. L'uso delle lastre di piombo è costosissimo e raro. Si mantiene talvolta ancora, perfino nei rifugi più moderni e meglio attrezzati, come in quello nuovo del Passo di Fedaia, il tetto in scandole di larice. Normalmente i tetti dei rifugi hanno una pendenza dal 35 al 38%. Ma talvolta, specie in Svizzera, si è usato il tetto piano, formato da voltine di mattoni su travi di ferro, cui si sovrappone uno strato di materie impermeabili coperto di ghiaia o zolle.
Per quanto concerne la pavimentazione, si usa sempre un buon tavolato di abete inchiodato su travicelli; nel pianterreno, il pavimento deve essere sollevato dal terreno almeno di qualche decina di centimetri; in vicinanza dei focolari, è bene che il pavimento sia di lastre di pietra, ovvero che porti inchiodata sul legno una lamiera metallica.
Le porte d'ingresso sono sempre doppie. Per di più si è già detto essere buona precauzione che abbiano davanti una specie di piccolo avancorpo, il quale, mentre da un lato impedisce alla neve di ammonticchiarsi eccessivamente, così da sbarrarla, serve anche ai visitatori per scuotere la neve di dosso, per pulire gli sci, ecc. Si consiglia per di più che la porta esterna sia divisa in due sezioni, una superiore ed una inferiore, da aprirsi indipendentemente, così da poter entrare anche se la neve impedisce ai battenti bassi di aprirsi. Anche le finestre hanno doppio infisso: un telaio con battenti a vetri e le persiane esterne: talvolta si ha un terzo infisso a vetri: le finestre terrene è bene siano munite di inferriate. Talvolta, come è buona norma, si lascia all'esterno una scala in modo da poter penetrare nel rifugio a mezzo di un apposito finestrino nel tetto. Accorgimenti speciali, che sarebbe troppo lungo enumerare, riguardano i sistemi di chiusura e di arresto degl'infissi, ed altri innumerevoli riguardano le strutture degli organi secondarî della costruzione; quali i camini, i focolari, le stufe, in rapporto specialmente alla necessità di assicurare un buon tiraggio e di eliminare ogni pericolo d'incendio; i parafulmini; l'ammobiliamento, specie il dimensionamento e la costruzione delle cuccette nei dormitorî comuni, ecc. Recentemente si sono costruiti rifugi che, per attrezzamento, nulla hanno da invidiare agli alberghi. Tra i migliori esempî è da citare il nuovo rifugio al Passo Fedaia, dotato di termosifone, di acqua calda corrente ai lavabi delle camere e alle stanze da bagno; servizî per l'asciugamento dei vestiti bagnati dei turisti, di lavanderia o stireria, ecc. Esso è provvisto perfino di un'autorimessa, in attesa che un tronco stradale, di cui è prevista la costruzione, lo allacci alla prossima rotabile.
Notevolissimo è oggi il numero dei rifugi alpini; e se all'inizio erano spesso costruiti con carattere panoramico, sulla vetta di facili montagne - così sulla vetta del Gran Tournalin e della Becca di Nona in Val d'Aosta -, essi hanno in seguito sempre più generalmente accentuato il loro carattere di punto di partenza per le scalate. Il Club alpino italiano possiede oggi circa 350 rifugi, sparsi ovunque, specialmente, s'intende, sulle Alpi ma anche sull'Appennino; e ogni anno se ne aggiungono di nuovi. Una forma particolare di rifugio è costituita, come s'è accennato, dai "bivacchi fissi" costruiti dal Club alpino accademico italiano, per agevolare alcune grandi ascensioni (v. alpinismo): tipico quello sul ghiacciaio della Brenva nel gruppo del Monte Bianco.
V. tavv. LV e LVI.