rigidita
rigidità Mancanza di elasticità (➔), in riferimento in particolare alla domanda o all’offerta di beni e di fattori produttivi, quando il rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata (o offerta) e quella del prezzo è un valore assoluto inferiore all’unità. In generale, la r. è connessa al carattere ‘essenziale’ di un bene, mentre l’elasticità è collegata alla sua sostituibilità con altri beni. La r. di un sistema economico è la scarsa e lenta adattabilità a mutamenti della situazione economica, dovuta, per es., alla poca flessibilità dei mercati del lavoro o dei capitali, ovvero a condizioni di concorrenza imperfetta (➔). In particolare, prezzi rigidi, che non si aggiustano rapidamente a cambiamenti delle variabili macroeconomiche, non permettono la riallocazione efficiente delle risorse. Si distingue, inoltre, tra r. nominali, che agiscono sul livello dei prezzi, e r. reali, che invece dipendono dal livello delle variabili al netto di alterazioni nei prezzi. Nella teoria macroeconomica, la presenza di r., causate da una qualche imperfezione dei mercati, è alla base delle nuove teorie keynesiane del ciclo economico, perché accresce l’ampiezza e la durata nel tempo degli effetti negativi degli shock economici, provocando una maggiore perdita di benessere per gli agenti. Diventa così centrale l’intervento correttivo delle autorità di politica economica.
In microeconomia, la r. della domanda e dell’offerta di un bene è contrapposta alla sua elasticità rispetto al prezzo. La quantità è rigida se l’elasticità in valore assoluto è minore di uno, perché la sua variazione, misurata in percentuale, è inferiore a quella del prezzo. Ciò accade, per es., per la domanda di un bene necessario, come nel caso di alcuni medicinali, o comunque difficilmente sostituibile con altri prodotti, soprattutto nel breve periodo; se la differenza di prezzo permane nel tempo, infatti, aumenta di norma anche l’elasticità, dal momento che diventa più conveniente il ricorso a beni sostituti, che si basano su tecnologie più efficienti (si pensi all’incremento del prezzo dell’energia e del carburante). Lo stesso ruolo del fattore tempo è svolto dal lato dell’offerta, soprattutto nel caso di processi complessi e di fattori di produzione poco mobili; nel breve periodo, inoltre, la r. dell’offerta è maggiore se la capacità inutilizzata e le scorte delle imprese sono minori.
In macroeconomia, si parla di r. nominali e reali. Le prime riguardano le difficoltà di aggiustamento dei prezzi nominali, per es. a causa di costi di listino (ingl. menu costs), che incentivano i produttori a variarlo infrequentemente, o solo a dati intervalli di tempo. Nella realtà, tuttavia, le r. nominali sono relativamente piccole, soprattutto al rialzo, mentre asimmetricamente sono più forti al ribasso, e difficilmente possono spiegare da sole le ampie fluttuazioni dell’attività economica. Per questo motivo, nei modelli del ciclo economico della nuova scuola keynesiana, esse sono spesso associate a r. reali, che si hanno quando le imprese scelgono di variare i prezzi solo in piccola misura, in risposta a mutamenti dell’output, ossia della domanda aggregata (➔). La r. reale è spesso unita al fenomeno di complementarietà strategica tra imprese, che si verifica quando esse hanno un forte incentivo a modificare i prezzi nella stessa proporzione. La combinazione di queste due r. comporta che i prezzi rimangano invariati o si muovano lentamente in seguito a shock della domanda aggregata, e quindi che l’aggiustamento si verifichi totalmente, o in larga parte, dal lato delle quantità, ossia dell’attività reale. La presenza di r. reali può essere dovuta a cause diverse. In primo luogo, esse sono compatibili con la presenza di concorrenza imperfetta nel mercato dei beni, se le aziende sfruttano il proprio potere di mercato accrescendo il mark up (➔), invece di ridurre i prezzi durante una fase recessiva. In secondo luogo, le r. nel mercato del lavoro, particolarmente importanti per spiegare le ampie fluttuazioni nei livelli di occupazione, possono essere determinate dalla presenza di salari di efficienza (➔ salario), che rispondono meno a variazioni dell’output, oppure a frizioni nel search (➔ search theory). Infine, anche le imperfezioni nel mercato dei capitali danno origine a r., per es. se i costi di finanziamento delle imprese aumentano durante una recessione.