RIGORISMO
. Sistema morale, che dinnanzi al dubbio dell'esistenza di una legge o di un obbligo sostiene non essere lecito seguire l'opinione favorevole alla libertà, se non nel caso ch'essa sia certa, cioè fondata su tali ragioni che rendano affatto improbabile la sentenza opposta. Si basa sul principio che, finché si è soltanto nei confini della probabilità (v. probabilismo) e non si è raggiunta la certezza, si resta nel pericolo di errare, e quindi di peccare. Questo è il rigorismo assoluto; ma ne esiste pure uno mitigato, che permette di seguire l'opinione favorevole alla libertà anche se solo probabilissima, cioè avente a suo favore ragioni che rendono essa sola probabile, o la contraria tutt'al più appena leggermente probabile.
In realtà però questo rigorismo moderato si differenzia dall'assoluto soltanto a parole, poiché praticamente la probabilità grandissima si confonde con la certezza morale.
Partigiani del rigorismo assoluto furono, contro i gesuiti fautori del probabilismo, i giansenisti in generale, sebbene Giansenio non l'abbia insegnato chiaramente; alcuni dei suoi discepoli, e specialmente Fromondus, Sinnichius, Arnauld e Quesnel, lo propugnarono apertamente; e anche Pascal nella 5ª delle sue celebri Lettere Provinciali se ne fece paladino.
Il rigorismo assoluto fu condannato da Alessandro VIII nel 1690. Fautori del rigorismo moderato furono molti teologi di Lovanio dei secoli XVII-XVIII, inoltre il cardinale Gerdil, il padre Tirso Gonzales generale dei gesuiti, l'Antoine, e altri.