rimanere (remanere; indic. pres. i singol. anche rimagno; cong. pres. I e III singol. rimagna; partic. pass. rimaso]
1. Le modalità d'uso non differiscono molto da quelle dell'italiano moderno, se si eccettua una diffusa presenza della forma riflessiva modale (fenomeno del resto comune ad altri verbi nell'italiano antico: cfr. F. Brambilla Ageno, Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1964, 137-138) e l'alta frequenza con cui r., unendosi a un complemento predicativo, assume una funzione copulativa. Ma per quest'ultimo aspetto si può dire che le differenze riguardano soprattutto una diversa distribuzione del verbo nei vari enunciati. Non appaiono neppure accezioni che non siano continuate nella lingua moderna, la quale, d'altra parte, ha sviluppato modalità d'uso e accezioni ignote nell'epoca antica. Naturalmente i significati assunti da r. devono essere considerati insieme con quelli di ‛ restare ', con i quali formano un unico campo semantico. In D. ‛ rimanersi ' non assume mai i significati di " smettere " e di " rinunciare ", documentabili peraltro nell'italiano antico.
Conservando la suddetta bipartizione (verbo solo e verbo usato copulativamente), possiamo distinguere varie accezioni di ‛ rimanere '.
2. In senso concreto può significare " mantenere una posizione costante o statica ", " restare in un luogo "; il verbo può apparire da solo: If XXII 33 com'elli 'ncontra / ch'una rana rimane e l'altra spiccia; Pg IX 58 Sordel rimase e l'altre genti forme; Pg XXIV 91 Tu ti rimani omai; ché 'l tempo è caro (cfr. anche If VIII 34, XXX 31, Pd XXIX 52); può essere accompagnato da un avverbio di luogo: If VIII 92 pruovi, se sa; ché tu qui rimarrai; XXIX 24 Attendi ad altro, ed ei là si rimanga; Pg II 52 La turba che rimase lì, selvaggia / parea del loco; (cfr. anche If XV 77, XXV 43, Pd XXIII 127); Cv II XIV 5 [il sole] arse lo luogo per lo quale passò, e rimasevi quella apparenza de l'arsura; o da una determinazione locativa: Vn XI 2 elli [lo spirito d'amore] si rimanea nel luogo loro; Pg XXIV 98 io rimasi in via con esso i due; Pd X 22 Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco; Pg XXII 1 Già era l'angel dietro a noi rimaso (cfr. Pg XXII 119).
Si veda in particolare l'uso di r. in una determinazione astronomica: Pg IV 81 'l mezzo cerchio del moto superno, / che si chiama Equatore in alcun'arte, / e che sempre riman tra 'l sole e 'l verro (" il quale resta sempre fra la latitudine dove si trova il Sole e quella dov'è inverno ", Porena). Il verbo appare più volte in contesti che indicano un luogo figurato: Cv II VIII 2 però che quello che ultimamente si dice, più rimane ne l'animo de l'uditore; IV XV 1 acciò che di loro false ragioni nulla ruggine rimagna ne la mente (cfr. I I 13, VIII 7, III VI 7 e 8, IV XXIX 7). Ma in questi, come in altri casi analoghi, non è sempre dato distinguere tra accezione locativa e accezione temporale, le quali sono spesso compresenti; cfr. per es. Vn XVI 8 8 campami un spirto vivo solamente, / e que' riman, perché di voi ragiona.
3. Per " durare nel tempo ", " sopravvivere ", " tramandarsi ": Vn XI 1 nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade; XXII 2 con ciò sia cosa che cotale partire [cioè la morte] sia doloroso a coloro che rimangono (" che restano in vita "); If XIII 147 rimane ancor di lui alcuna vista (della statua di Marte a Ponte Vecchio); v. 149 sovra 'l cener che d'Attila rimase; Pd III 92 s'un cibo sazia / e d'un altro rimane ancor la gola; IX 39 Di questa luculenta e cara gioia / ... grande fama rimase; Cv XXIX 4 queste onoranze che rimangono da li antichi (cfr. Cv I VIII 8, III XV 3 e, in integrazione, IV XIV 14); Fiore CVIII 5 e' non riman danaio / a sua famiglia... L'idea della durata nel tempo è spesso posta in evidenza da varie determinazioni. È presente il complemento di modo, in If VIII 38 Con piangere e con lutto, / spirito maladetto, ti rimani; Pd X 123 già de l'ottava [luce] con sete rimani.
Notevole è la determinazione costituita da un complemento introdotto da ‛ in ' (si tratta di un costrutto che ha nel latino il suo modello [cfr. manere in vita, in veritate, in sententia], e che si è diffuso per tempo nel volgare con locuzioni fisse: v. OLTRE, ‛ r. in vita '): Vn XXII 4 io rimasi in tanta tristizia; Pd XIX 45 non poté suo valor sì fare impresso / in tutto l'universo, che 'l suo verbo / non rimanesse in infinito eccesso; Cv IV XXV 10 paiono [i falli d'Edippo] rimanere in vergogna del figlio. La durata può essere espressa in relazione a una presenza (Pd XIV 14 Diteli se la luce onde s'infiora / vostra sustanza, rimarrà con voi; Fiore CII 5 e metto pena perch'ella rimagna / con meco) o a un'assenza (o privazione); Pg XXIII 129 quivi convien che sanza lui rimagna; Cv IV IX 10 ne la misera Italia, che sanza mezzo alcuno a la sua governazione è rimasa; Rime dubbie X 5 onde riman lo cor, ch'è pien di pene, / senza soccorso e senza compagnia. L'idea di ‛ durata nel tempo ' si associa a una modalità del ‛ rimanere ' in Pg XVI 134 Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio / di' ch'è rimaso de la gente spenta (" a guisa di esemplare superstite della passata generazione ", Sapegno); cfr. anche Pd XXII 75 la regola mia / rimasa è per danno de le carte; Cv IV XXIX 5 la statua di marmo, di legno o di metallo, rimasa per memoria d'alcuno valente uomo.
4. Indica il permanere di una parte, il residuo di un insieme o di un'unità originaria: If XVIII 7 Quel cinghio che rimane adunque è tondo / tra 'l pozzo e 'l piè de l'alta ripa dura; Pg XXX 47 Men che dramma / di sangue m'è rimaso che non tremi; XXXII 136 Quel che rimase [del carro], come da gramigna / vivace terra, da la piuma... / si ricoperse; Pd I 18 m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso; Pd XXI 124 Poca vita mortai m'era rimasa; Cv IV III 5 Ancora la prima parte che rimane sì ha due membri; VII 15 come levando l'ultimo canto del pentangulo rimane quadrangolo (cfr. I I 6, IV XXVII 9). Sembra indicare il residuo di una parte anche in If XX 109 quando Grecia fu di maschi vòta, / sì ch'a pena rimaser per le cune.
Si noteranno a parte quei passi in cui appare un complemento di relazione indicante l'insieme di cui permane una parte: Pg XV 5 tanto pareva già inver' la sera / essere al sol del suo corso rimaso; Vn XVI 3 'n me non rimanea altro di vita se non un penero; Cv IV XXIV 5 avviene che oltre la senettute rimane de la nostra vita forse in quantitade di diece anni (cfr. Pd XXI 124, citato).
5. Il verbo r. accompagnato da un complemento predicativo (aggettivo, participio passato e, più raramente, sostantivo) assume una funzione copulativa. L'insieme che ne risulta serve a indicare la condizione che si determina in conseguenza di un fatto precedente oppure sottolinea in modo particolare la durata dell'azione. Si ha pertanto un aspetto risultativo e uri aspetto durativo. La distinzione non dipende tanto da contrassegni formali (per es. la presenza di avverbi di tempo che indicano la durata) quanto dal significato complessivo degli enunciati. L'aspetto risultativo appare più frequentemente: epperò è opportuno distinguere gli esempi con aggettivo da quelli con participio passato e con sostantivo.
In quanto risultato di un'azione (r. + aggettivo) si veda: Vn XXXI 2 E acciò che questa canzone paia rimanere più vedova dopo lo suo fine, la dividerò prima che io la scriva (cfr. XXX 1); Rime LXVII 62 io rimasi di paura pieno (cfr. CIII 47, LXVII 24, Rime dubbie XXX 15); If XXXIV 60 A quel dinanzi il mordere era nulla / verso 'l graffiar, che tal volta la schiena / rimanea de la pelle tutta brulla; Pg IV 45 rimira / com'io rimango sol, se non restai; VI 2 colui che perde si riman dolente; IX 138 non rugghiò sì né si mostrò sì acra / Tarpëa, come tolto le fu il buono / Metello, per che poi rimase macra; Pd XXVIII 79 rimane splendido e sereno / l'emisperio de l'aere, quando soffia / Borea (cfr. Pg V 102, Pd II 109, Detto 245); Cv II XV 5 rimane libero e pieno di certezza lo familiare intelletto; Fiore CXV 4 ed hallo tutto a' pover dispenduto, / e le sue borse son rimase vote (cfr. CLXVIII 5, 13 e 14).
L'aspetto risultativo è rinforzato dalla presenza del verbo nella forma del participio passato: Vn XXXVII 3 E acciò che questa battaglia che io avea meco non rimanesse saputa pur dal misero che la sentia, propuosi di fare un sonetto (cfr. anche Rime LXVII 36); Pg XXIX 76 lì sopra [l'aere dipinto] rimanea distinto / di sette liste; Pd II 6 perdendo me, rimarreste smarriti; XVIII 95 nell'emme del vocabol quinto [le luci] rimasero ordinate; XXXIII 60 dopo 'l sogno la passione impressa / rimane; Cv II XII 1 come per me fu perduto lo primo diletto de la mia anima... io rimasi di tanta tristizia punto; III IX 10 E però coloro... interpongono di quello colore tra 'l vetro e 'l piombo, sì che 'l vetro ne rimane compreso; così al § 14 in ciò più rimane la lettera discreta ne la vista; Fiore CLXVII 9 Chéd ella non sa quale riman preso; cfr. anche CLXXIX 13. Negli enunciati in cui il complemento predicativo è costituito da un sostantivo il valore risultativo sembra prevalere: Vn XXX 1 Poi che fue partita da questo secolo, rimase tutta la sopradetta cittade quasi vedova dispogliata da ogni dignitade; Pg VII 115 se re dopo lui fosse rimaso / lo giovanetto che retro a lui siede; XXV 38 Sangue perfetto, che poi non si beve / da l'assetate vene, e si rimane / quasi alimento che di mensa leve; Cv II IV 7 molti nomi antichi rimasi o per nomi o per sopranomi a lochi e antichi edifici; IV VII 14 Rispondo che è morto [uomo] e rimaso bestia. Cfr. anche il § 15.
Esprime durata dell'azione, in Rime CXVI 31 La nimica figura, che rimane / vittoriosa e fera, e 59 [la faccia scolorita] lunga fiata poi rimane oscura; If XXXIV 25 Io non mori' e non rimasi vivo; Pg III 45 qui chinò la fronte / ...e rimase turbato; XII 9 dritto... rife'mi / con la persona, avvegna che i pensieri / mi rimanessero e chinati e scemi, e 121 i P che son rimasi / ancor nel volto tuo presso che stinti; XIV 120 non però che puro / già mai rimagna d'essi testimonio; XXVI 55 non son rimase acerbe né mature / le membra mie di là; Pd XIII 60 [quella viva luce] per sua bontate il suo raggiare aduna, / quasi specchiato, in nove sussistenze, / etternalmente rimanendosi una.
6. È usato con avverbi di luogo, in Pg XXIII 63 De l'etterno consiglio / cade vertù ne l'acqua e ne la pianta / rimasa dietro; Vn XIV 5 questi [spiriti del viso] rimasero fuori de li loro istrumenti; If VIII 116 Chiuser le porte que' nostri avversari / nel petto al mio segnor, che fuor rimase; Pd XI 71 dove Maria rimase giuso, / ella [la Povertà] con Cristo pianse in su la croce.
Con aggettivo che assume valore avverbiale, in Pg XIX 145 questa sola di là m'è rimasa.
Con locuzioni, in Vn XIV 5 non ne rimasero in vita più che li spiriti del viso (cfr. § 14); If VIII 110 Così sen va, e quivi m'abbandona / lo dolce padre, e io rimagno in forse.
7. Come reggente di un infinito indica la durata dell'azione: Rime dubbie XI 11 sì che [Amore] solo remane a veder vui (così anche CXVI 48); If XXVIII 112 io rimasi a riguardar lo stuolo. Ancora come reggente d'infinito ma col significato di " restare ", appare in Fiore CIV 8 sì che non vi rimanga nulla a dire. Si reperisce anche come reggente di una proposizione con verbo di modo finito: Pg XXIII 54 non rimaner che tu non mi favelle! (cfr. resta che [XVII 112] e il francese " il reste (que "); e di un'infinitiva: Cv I V 1 Poi che purgato è questo pane da le macule accidentali, rimane ad escusare lui da una sustanziale.
In alcuni luoghi il verbo r. è ripetuto in posizione parallela o comunque in prossimità per dare maggiore espressività al discorso e secondo l'insegnamento della retorica: cfr. If VIII 34-38, XIII 147-149, Pd II 107-109, XIV 14-16, Fiore CLXVIII 13-14.