rimario
L'uso del r., vale a dire del dizionario di parole che rimano insieme, s'inizia, in Italia, nel Cinquecento, quando si fa viva l'esigenza dell'avvaloramento e della verifica della ragion poetica. Il primo r. dantesco, di cui si abbia notizia, è quello compilato dal mantovano Pellegrino Moreto (Rimario di tutte le cadentie di D. e del Petrarca, Venezia 1528). Altro r. del sec. XVI, composto dal senese Lattanzio Benucci e rimasto inedito, è citato dal Batines. Siamo alla fase del lavoro a margine della Commedia, che è proprio del tipo d'indagine esercitata nel Cinque e Seicento, aperta esclusivamente nella direzione della chiosa e quindi disposta a prevedere e consentire l'ufficio solo del chiosatore. Del primissimo Seicento sono i r. di Carlo Noci (Rimario di tutte le disinenze della Comedia di D.A. ordinato ne' suoi versi integri coi numeri segnati in ciascuno Terzetto, Napoli 1602) e di Giovanni Miniati (Rimario di tutte le desinenze della Commedia del divin poeta D.A. Fiorentino, Firenze 1604); di altri due, inediti, dello stesso secolo dà notizia il Batines, il quale ricorda anche quelli settecenteschi, pure inediti, di Antonio Papini, Girolamo Baruffaldi e Giuseppe Pollanzani. Il r. del Noci viene poi ripreso e migliorato da Giovanni Antonio Volpi (Padova 1726; riappare nel IV tomo della Commedia stampata a Roma dal De Romanis nel 1815-1817 e nel vol. IV della Commedia pubblicata a Padova dalla tipografia della Minerva nel 1822) e dal Serassi (La D.C. di D.A. con gli argomenti, allegorie e dichiarazioni di Ludovico Dolce, Bergamo 1752).
La stagione migliore si ha nell'Ottocento: i r. diventano uno dei tanti segni che certificano dell'acquisto di D. e della sua opera alla cultura del secolo.
La serie si apre con il r. composto da Angelo Sicca (Padova 1825), cui fanno seguito quelli presenti nelle edizioni della Commedia commentate da Brunone Bianchi (Firenze 1854), da Pietro Fraticelli (ibid. 1884) e da Giacomo Poletto (Roma 1894). Si distingue per razionalità di ordinamento il Rimario perfezionato della D.C. di Luigi Polacco, che fin dal 1896 accompagna il commento dantesco di G.A. Scartazzini: i versi di ciascuna rima vi sono ordinati alfabeticamente secondo l'ultima parola di ogni verso; i versi terminanti con la medesima parola sono subordinati secondo la parola precedente; quelli che hanno uguale anche questa sono subordinati secondo la terzultima; ogni verso è corredato dell'indicazione precisa della cantica, del canto e della linea che gli corrispondono; a sinistra dei versi corre verticalmente apposito alfabeto che indica la lettera iniziale dell'ultima parola di ciascun verso. Differente il sistema adottato da G.L. Passerini: nel suo Rimario (Firenze 1901) infatti riproduce non il verso intero, ma soltanto la parola o le parole finali. L'ultimo in ordine di tempo è il r. contenuto nell'ediz. della Commedia, Testo, concordanze, lessici, rimario, indici, elaborata elettronicamente (per le cure di C. Tagliavini, Pisa 1965).