Vedi RIMINI dell'anno: 1965 - 1996
RIMINI (Ariminum)
Città romana della VIII Regio, alla foce dell'Ariminus (Marecchia) fra questo e l'Aprusa (Ausa). Le fonti riconoscono un originario carattere umbro (Strab., v, ii, 217). La colonia latina del 268 è una conseguenza, ancora, della guerra di Sentino per cui si è pensato a R. come centro dei Senoni: Ariminum, effettivamente, si diceva per antonomasia la provincia della Gallia nel III sec. (Liv., xxiv, 44; xxviii, 38), ma forse perché era la base di operazioni e la sede del magistrato romano. Il territorio circostante ha scarsissima documentazione prima dell'Età del Ferro: presenta invece un elevato interesse per tutto il periodo villanoviano (v. villanoviana, civiltà), con un'escursione cronologica forse più lunga di quella del Bolognese. Di recente sono state individuate (M. Zuffa), presso R. tracce di un abitato con ceramiche attiche. La colonia latina costituì con Arezzo (v.) uno dei capisaldi del sistema difensivo dell'Italia in funzione antigallica e solo più tardi funzionò, ma in modo secondario, come avamposto per l'espansione romana verso il N, collegato con Roma dalla via Flaminia nel 220. Limite settentrionale del territorio era il Rubico (Urgone), confine anche dell'Italia nella sistemazione sillana; limite S-E fu il Crustumius (Conca); quello meridionale, verso l'Appennino, è incerto, forse comprendeva parzialmente il Montefeltro. R. assunse un ruolo politico nella contesa fra Mario e Silla e poi allo scoppio della guerra civile fra Cesare e Pompeo, quindi fu considerata con particolare interesse da Augusto (colonia Augusta) e ancora venne coinvolta nelle lotte che portarono al potere Vespasiano. L'efficienza militare della posizione della città si ravvisa ancora nel III sec. e alla fine dell'Impero d'Occidente, poi nelle operazioni di Narsete contro i Goti.
L'attuale impianto urbano ripete in buona parte quello romano con un decumano (Corso d'Augusto) e un cardine (vie Garibaldi e IV Novembre) massimi, al cui incrocio era il Foro (piazza Tre Martiri) a pianta, forse fin dall'antichità, semiellittica. L'andamento delle strade antiche è documentato da numerosi ritrovamenti di resti di lastricato e di condotti d'acqua e coincide di massima con l'attuale. Il perimetro murario si ricostruisce quasi nella sua interezza. R. non aveva pianta rettangolare; come a Fanum (v. fano), dalla parte a monte le mura avevano un andamento approssimativamente semicircolare; ai due estremi del decumano (Arco d'Augusto e Ponte di Tiberio) livello romano ed attuale coincidono; al centro (forum e cardine massimo) i livelli antichi indicano una doppia inclinazione verso l'invaso del porto (stazione ferroviaria) dove era l'antica foce del Marecchia (Mansuelli). Nei quartieri a monte del decumano l'andamento delle mura determinava quello delle strade, come si può riscontrare anche oggi a E, mentre ad O i lavori per la costruzione della Rocca Malatestiana hanno sconvolto l'impianto originario. Coeva alla fondazione della colonia è la muratura scoperta ai due lati della porta orientale (Arco d'Augusto); la porta meridionale, oggi ricostruita nel Museo Civico, è di età sillana. Tutti gli altri numerosi tratti scoperti sono tardi, costruiti in opera a sacco. La base di queste mura dalla parte di mare è in opera tumultuaria; si tratta di una ricostruzione completa di tutto il perimetro, da riferirsi all'epoca di Aureliano. Precedentemente la città non aveva mura dalla parte di mare. L'anfiteatro, che sorgeva isolato sul litorale, venne allora incluso nella cinta come saliente. La porta meridionale era a due fornici, in opera quadrata; quella orientale, in origine pure a due fornici, è rimasta nella ricostruzione augustea (Arco di Augusto). Una porta marina dovette essere aperta dopo la ricostruzione aureliana, all'estremità N del cardine massimo. Diversi indizî (rinvenimento in posto di monumenti del IV sec. d. C., continuità nel Medioevo) fanno pensare che il centro della vita cittadina si sia spostato nel tardo Impero dall'originario Foro verso occidente (Piazza Cavour).
Fuori delle porte orientale e meridionale si stendevano le necropoli. Fuori la porta occidentale, oltre il Marecchia, si formò già in età romana un sobborgo di una certa importanza (Borgo S. Giuliano). Al N, fra il Marecchia e la stazione ferroviana, l'andamento delle strade mostra le successive tappe dell'allontanamento del litorale.
È stato di recente provato che officine riminesi imitavano la ceramica campana a vernice nera. Le più antiche testimonianze dell'arte romana a R. sono le terrecotte architettoniche di S. Lorenzo in Strada, con gruppi figurati e i capitelli italo-corinzî di S. Lorenzo a Monte.
L'Arco di Augusto (v. arco onorario), del 27 a. C., è una porta eretta in sostituzione di quella repubblicana all'estremo della Flaminia, fra due tratti di mura ancora del III sec. (Aurigemma); ebbe funzione di monumento politico commemorativo in rapporto al momento postaziaco e all'opera del princeps per la cura della viabilità. Fiancheggiato in origine da torri quadrate, consiste in un grande fornice inquadrato da un ordine corinzio, ed è realizzato attraverso un complicato calcolo di rapporti proporzionali, con cui si è cercato di metter d'accordo la struttura italica con le esigenze ritmiche dell'architettura greca. L'arco di R. quindi è insieme documento dell'eclettismo a fondo classicista dell'arte dell'inizio dell'Impero ed espressione della posizione metastorica della concezione politica e della propaganda del momento (Mansuelli). Il ponte sul Marecchia, iniziato da Augusto e finito da Tiberio, conservato integralmente, è un esempio di architettura funzionale, con aggiunta di edicolette, conservative della tradizionale sacralità del ponte, più che elemento esornativo. L'anfiteatro laterizio (v. Anfiteatro) con assi di m 117,7 e 88,08, aveva la cavea senza meniani, un'arena vastissima (assi di m 73,76 e 44,52), un anello murario molto ristretto e appoggiato, esteriormente, a un solo ordine di arcate, inquadrate da paraste tuscaniche. Secondo risultati recentissimi (Zuffa) si data all'epoca di Adriano. Ora è stato identificato anche il teatro, che occupava l'intera metà di un'insula a ponente del Foro (Zuffa). La storia edilizia della città è documentata specialmente da mosaici, rinvenuti in gran numero entro il perimetro murato. Due importanti complessi sono stati scoperti (1960-61) ai lati dell'Arco: una casa di pianta singolare e un edificio forse termale, la prima certamente dei primissimi tempî dell'Impero. Un secondo momento di sviluppo edilizio nel II-III sec. è pure documentato da mosaici, fra cui alcuni bellissimi esemplari, policromi, uno con scena nilotica, uno con scene mitologiche entro riquadri e una grande fascia con Vittorie; quest'ultimo appartiene ad un isolato d'angolo fra il decumano e l'attuale via Gambalunga, che presenta almeno tre periodi costruttivi, tardorepubblicano, medio-imperiale e tardo-antico (mosaici geometrici policromi e figurati). Questa scoperta ha documentato un periodo di vita della città prima pressocchè ignoto, quello dei secoli IV-V, cui va pure riferito un piccolo edificio paleocristiano oggi scomparso (S. Andrea dell'Ausa) con pianta analoga al mausoleo ravennate di Placidia (v. ravenna). La scultura è testimoniata a R. - e territorio da diversi esempî importanti, anche se il materiale noto è sotto questo aspetto, poco consistente: due acroliti di divinità femminili (uno da Covignano) del tardo ellenismo, un ritratto fisionomico repubblicano, una testa classicistica di cavallo, la stele di Egnatia Chila da Bordonchio, interessante versione provinciale dello stile, augusteo del tempo dell'Ara Pacis, un togato del I sec. d. C., un bronzetto del II sec. d. C. che ripete il tipo della Afrodite Capitolina.
Bibl.: L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, I-VI, Rimini 1848-88; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 246-50; S. Aurigemma, Guida ai più notevoli monumenti romani e al Museo Arch. di Rimini, Bologna 1934; G. A. Mansuelli, Ariminum, Roma 1941; id., L'Arco di Augusto a Rimini, in Emilia Romana, II, 1944, p. 109-91 ss.; id., Demografia e Paleografia Emiliana, in Atti e Mem. Dept. St. Patria Em., VI, VII, 1948 e ss., passim; Carta Archeologica d'Italia al 100.000, f. 101, Firenze 1950; id., G. A. Mansuelli, Additamenta Ariminensia, in Studi in onore di C. Lucchesi, Faenza 1952, p. 113-128; P. E. Arias, ibid., pp. 1-10; id., Il monumento augusteo del 27 a. C., in Arte antica e moderna, VIII, 1949, pp. 363-91; IX, pp. 16-35; id., in Riv. Ist. Archeol., N. S. VII, 1958, pp. 61-66; M. Zuffa, in Fasti Arch., XI, 2435; 4670; XII, 5250; id., in Credito Romagnolo, la nuova sede di R., Bologna 1959, pp. 9-14; id., Rimini, guida turistica, Rimini 1961, passim.
(G. A. Mansuelli - M. Zuffa)