rimordere
Riferito alla coscienza, ne esprime il tormento provocato dal ricordo consapevole del male commesso, e poiché l'anima si edifica dall'interno su sé stessa proprio mediante la memoria della colpa e il pentimento, r. è verbo peculiare, anzi esclusivo, della poesia del Purgatorio: XXXIII 93 Non mi ricorda / ch'i' stranïasse me già mai da voi, / né honne coscïenza che rimorda. Di qua, l'uso del participio passato in funzione di predicato con il valore di " tormentato dalla coscienza ": III 7 El mi parea da sé stesso rimorso.
Con valore più attenuato, indica il senso di disagio che si prova allorquando ci si rende conto di aver compiuto un atto inopportuno o poco deferente; ad Adriano V, che gli aveva chiesto per quale motivo si fosse inginocchiato vicino a lui, D. risponde: Per vostra dignitate / mia coscïenza dritto mi rimorse (XIX 132), cioè per reverenza alla vostra dignità di pontefice, la mia coscienza rimorse me che stavo dritto vicino a voi.