rimuovere [partic. pass. rimosso, remoto / rimoto; le forme non dittongate per latinismo o influenza lirico-siciliana]
Il verbo è documentato in tutte le opere di D. (una volta nel Fiore, mai nel Detto).
In forma attiva significa " allontanare ", in senso proprio e figurato (cfr. Vn XXXVII 4 rimuovo alcuna dubitazione), detto anche in rapporto a cosa che sia di fastidio o impedimento: If IX 82 [il Messo celeste] Dal volto rimovea quell'aere grasso / ... e sol di quell'angoscia parea lasso (" repellebat ", Benvenuto); Pd II 97 Tre specchi prenderai; e i due rimovi / da te (Beatrice prospetta a D. un esperimento che provi l'erroneità dell'opinione da lui seguita circa l'origine delle macchie lunari). L'uso proprio è fortemente espressivo in If XIV 9 arrivammo ad una landa [il sabbione infuocato dei violenti contro Dio] / che dal suo letto ogne pianta rimove, dove il verbo assume il significato di " respingere ", " non lasciar crescere ", suggerendo l'immagine di una deserta natura volutamente inospitale.
In uso figurato, e con valore più forte del consueto " allontanare ", significa un'azione profondamente negativa nei riguardi della personalità morale: Cv I I 2 diverse cagioni... dentro a l'uomo e di fuori da esso lui rimovono da l'abito di scienza; IX 2 avarizia... da ogni nobilitade d'animo li rimuove (in polemica contro la cupidigia dei litterati italiani); Pd VII 87 Vostra natura, quando peccò... / da queste dignitadi [le doti divine], / come di paradiso, fu remota (" fu privata "). Si vedano, invece, con significato energicamente positivo: Cv IV XXIV 14 Salomone, quando intende correggere suo figlio... lo rimuove incontanente da l'altrui reo consiglio e ammaestramento; XXV 2 Rimuovi da te la mala bocca, e li altri atti villani siano di lungi da te (che traduce Prov. 4, 24); Pd II 48 ringrazio lui [Dio] / lo qual dal mortal mondo m'ha remoto (" traxit me ad immortalem per longam scalam contemplationis ", Benvenuto). Cfr. anche l'uso passivo di r., in If XIV 138 Letè vedrai... / là dove vanno l'anime a lavarsi / quando la colpa pentuta è rimossa: " quando sono purgate nelle pene del purgatorio: imperò che allora sono dimenticate tutte le colpe, e rimangono l'anime monde " (Buti).
Nel senso di " distogliere ", simile al precedente ma in altra funzione contestuale: Cv III XII 9, Pg XVII 48 (al passivo in Cv I II 3, col valore di " essere trattenuto ").
Affatto singolare il significato del verbo in Fiore CLXXXI 9 E po' sì gli rimuova quistïone: " porre con calcolata insistenza una domanda ".
In D. è documentata anche la forma intransitiva, sia col valore proprio di " allontanarsi " (If XV 13, Pg XXXII 36, entrambi con ellissi della particella pronominale, normale in antico), sia con valore figurato (" distogliersi ", " liberarsi ", ecc.): Rime XCI 103 è folle chi non si rimove / per tema di vergogna da follia; Cv IV Le dolci rime 77 a 'ntelletti sani / è manifesto i lor dici [gli argomenti di quanti derivano nobiltà da antica ricchezza] esser vani, / e io così per falsi li riprovo, e da lor mi rimovo. Cfr. anche Pg XXXII 15.
Più volte presente, con funzione predicativa, il participio passato ‛ rimosso ' / ‛ rimoto ', in senso proprio (" allontanato ": Pd I 66, II 98; entrambi in luogo di subordinata temporale, secondo l'uso latino) e figurato: Cv IV II 14 falso, cioè rimosso da la veritade; Pd XVII 127 rimossa ogne menzogna; XX 25 rimosso d'aspettare indugio, " subitamente ".
La forma participiale latineggiante ‛ remoto ' / ‛ rimoto ' è spesso assunta anche con valore di aggettivo, registrandosi sempre in rima nella Commedia. È usata soprattutto col significato proprio di " lontano " (in contesto figurato in Pd XX 130 0 predestinazion, quanto remota [" imperscrutabile "] / è la radice tua), per lo più in misure e calcoli astronomici. Esemplare, a tal proposito, Pd XXVIII 51, dove si dice che le volte celesti sono tanto più divine, / quant'elle son dal centro [la terra] più remote: proporzionale, misurata perfezione delle sfere celesti (cfr. anche il forte rilievo del superlativo remotissima, riferito alla terra, in Cv III VII 5). Si vedano dunque i seguenti luoghi: Rime C 4 la stella d'amor ci sta remota / per lo raggio lucente che la 'nforca / sì di traverso, che le si fa velo (congiunzione inferiore di Venere col sole, i cui raggi avvolgenti le fanno velo da parte a parte, rendendola poco o nulla visibile - tale il valore pregnante di r. - alla terra); If XXXIV 127 Luogo è là giù da Belzebù remoto / tanto quanto la tomba [la natural burella secondo il Barbi, seguito dai più] si distende (r. vale " che si allontana in altezza ". Il luogo di cui si parla è il punto che segna la fine della tomba e l'inizio del cammino ascoso, attraverso il quale i due pellegrini tornano in superficie).
Sempre in senso proprio: Cv II III 13 e 14, XIII 14 (" distante "), III V 20, Pg XXXII 111, Pd XXXI 115 (" ad supremum gradum reginae ", Benvenuto).
In Pg VII 46 Anime sono a destra qua remote (" appartate "), significa non tanto lontananza materiale, quanto spirituale separazione e distinzione, effetto di virtù morali: " in loco nobilissimo sequestratae ab omni grege vulgarium hominum " (Benvenuto). Lontananza morale, ma in senso negativo, esprime altresì in Pd XI 127 le pecore [di s. Domenico] remote / e vagabunde... da esso vanno, realistica metafora, d'ispirazione evangelica, sul traviamento dell'ordine domenicano.