AMBROSIO, Rinaldo Arturo
Nacque a Torino il 3 dic. 1870 da Biagio e Isabella Craveri, in una famiglia della piccola borghesia cittadina che lo avviò alla professione di ragioniere. La passione per la tecnica e la curiosità per la fotografia lo spinsero, fin da studente, a sperimentare le potenzialità del nuovo mezzo: "faceva ritratti a tutti - ricorda F. Moccagatta -, ai professori, ai nonni, alla fidanzata, ai proprietari della ditta di tessuti in cui si era impiegato dopo il diploma" (p. 329). Dopo essere stato a lungo incerto sulle sue prospettive professionali, l'A. decise infine di seguire nel 1901 un corso di specializzazione a Basilea, offerto dalla ditta Sutter, e nel 1902, abbandonata l'azienda di tessuti dove lavorava, aprì un piccolo negozio di articoli ottici e fotografici nelcentro di Torino.
Il negozio di via S. Teresa divenne ben presto un luogo di incontro per nobili e borghesi alla ricerca di uno svago alla moda e per fotoamatori. A lanciarlo verso il successo fu la creazione di una macchina fotografica "Ambrosio", una macchinetta a cassetta formato 9 × 12 (in concorrenza con quella formato 6½ × 9 fabbricata dalla ditta Murer di Milano) che si valeva delle lastre prodotte dalla Eastman Kodak. Grazie a questa innovazione, l'A. divenne fornitore di casa reale, ebbe rapporti con alcuni membri della famiglia Savoia e, tra gli altri, con la regina Elena, che mise a sua disposizione una stanza della foresteria nel castello di Racconigi e nella tenuta di Sant'Anna di Valdieri.
Nonostante l'estrema fioridezza della sua ditta, l'A. si sentì ben presto attratto dai progressi della cinematografia e decise, nel 1903, di impratichirsi nel nuovo mezzo. Si recò quindi a Parigi da Pathé, che gli regalò - caso assolutamente eccezionale - una delle sue macchine da presa, e in Inghilterra e in Germania, dove si aggiornò sugli aspetti ottici del procedimento cinematografico. Tornato a Torino iniziò, con l'aiuto del tecnico svizzero Zollinger, a perfezionare la perforazione della pellicola e a costruire le prime macchine da presa. Cambiarono di conseguenza i frequentatori del negozio di via S. Teresa, dove i fotoamatori venivano sostituiti da appassionati del cinema come Vittorio Calcina, Edoardo di Sambuy, Giovanni Vitrotti e Roberto Omegna. Con l'aiuto di quest'ultimo l'A. tentò le prime riprese dal vero, sul modello di quelle effettuate dai fratelli Lumière: nacquero così, nel 1903, La prima corsa automobilistica Susa-Moncenisio; nel 1904, Le manovre degli alpini al colle della Ranzola alla presenza della Regina Margherita; e, nel 1905, Ilancieri di Savoia, L'inaugurazione del rifugio Quintino Sella, La seconda corsa automobilistica Susa-Moncenisio, Vedute ed episodi del terremoto in Calabria.
Si trattava di pellicole di una lunghezza massima di cento metri, stampate a mano e sviluppate in un piccolo laboratorio dallo stesso A., che venivano proiettate al cinema Edison, di proprietà di un fratello dell'Omegna. Nonostante il carattere pionieristico di queste iniziative, l'A. diventò un punto di riferimento della cinematografia internazionale: "Quando ancora Kodak e Eastman - afferma l'A. intervistato da F. Moccagatta - ci inviavano pellicole non perforate, noi costruimmo e producemmo le prime "perforatrici". Fu per questo che iniziò la mia amicizia con Samuel Goldwyn; venne da me e, vista la perforatrice, spalancò gli occhi; la volle a tutti i costi; gliela vendetti a 4.700 lire: fu un affare" (p. 329). Persino i fratelli Lumière si recarono a Torino per incontrarlo.
L'accoglienza entusiastica dei suoi documentari da parte del pubblico torinese, attratto, oltre che dalla abilità tecnica delle riprese, anche dal sapore "cittadino" dei soggetti, indusse infine l'A. ad abbandonare tutte le altre attività per dar vita nel 1905 ad una società di produzione cinematografica, la Film Ambrosio e C. che contava su un rudimentale teatro di posa, costruito nel giardino della villa dell'A., oltre la barriera di Stradale Nizza, e sulla collaborazione del giornalista Ernesto Maria Pasquali, che si improvvisò soggettista, sul tipografo dell'UTET Luigi Maggi, prima attore e, quindi, regista, sui pittori Decoroso, Bonifanti e Borgogno nella nuova veste di scenografi. Vennero inoltre scritturati gli attori della compagnia dialettale Cuniberti per affrontare la concorrenza non solo dei film "a soggetto" prodotti all'estero, ma anche di quelli lanciati sul mercato italiano nel 1905 dalla Santini e Scalera di Roma.
Il 1906segnò l'inizio della produzione su larga scala della Film Ambrosio che licenziò trenta film drammatici, ventidue comiche, trentuno documentari e cinque "congedi", un genere inventato dall'A. e che rimase fino al 1909una caratteristica della casa. I filmati, la cui lunghezza variava tra i 42 e i 162 metri di pellicola, narravano vicende ora patetiche ora rocambolesche sullo sfondo dei parchi di Stupinigi o delle rive del Po con un susseguirsi ininterrotto e non sempre significante di colpi di scena: "Siamo all'orgia del movimento - nota Prolo - al cinematografo cinematografico" (p. 21). Il primo vero film a soggetto fu Cane riconoscente del 1907, che narra la storia di un San Bernardo maltrattato da tutti che salva dalle acque del Po la bimbetta che lo aveva protetto; grazie a quest'opera l'A. si aggiudicò il primo premio del I concorso nazionale di cinematografia e consolidò la sua fama nel resto d'Italia assicurando un ampio mercato alla sua vastissima produzione (nel 1907, circa settanta film tra soggetti, comiche, documentari e congedi).
In quello stesso anno fu costituita, al posto della Film Ambrosio e C., una società per azioni, la Anonima Ambrosio con 700.000lire di capitale sociale; oltre all'A., figurano, tra gli azionisti, Alfredo Gandolfi, Pietro Canonica, Eugenio Pollone. Della vecchia struttura artigianale rimase ben poco: gli attori ingaggiati solo due anni prima vennero sostituiti dai divi del teatro italiano del tempo, come Eleonora Duse, Tina Di Lorenzo, Armando Falconi e Ermete Novelli e il soggettista Ernesto Maria Pasquali lasciò il suo posto ad alcuni tra i più quotati scrittori, come Alfredo Testoni, Nino Oxilia, Sandro Camasio, Guido Gozzano, Nino Berrini e Gioacchino Forzano, coordinati dal giovane e intraprendente avvocato Arrigo Frusta (Augusto Sebastiano Ferraris), che alcuni anni dopo venne accusato di plagio e subì un processo. Notevole fu lo sforzo della società per l'ammodernamento degli impianti: nel giro di pochi mesi l'A. allestì una officina meccanica di precisione e un teatro di posa in via Catania, tra i più avanzati d'Europa, che permetteva di raggiungere un ottimo livello di illusionismo cinematografico. Grazie a queste radicali trasformazioni, la società passò, negli anni seguenti, di successo in successo: nel 1908 vennero realizzate tre pellicole di ottimo livello, Gliultimi giorni di Pompei per la regia di Luigi Maggi e due documentari girati da Omegna, La caccia al leopardo e I Centauri, esercitazioni dei cavalleggeri a Pinerolo, che ebbe accoglienze trionfali; nel 1909 Spergiura! di Luigi Maggi diede inizio alla cosiddetta "serie d'oro" delle produzioni dell'A.; nel 1911 si assicurò "il diritto di riduzione e di rappresentazione cinematografica" di tutte le opere di Gabriele D'Annunzio e vinse il I premio al primo concorso mondiale di cinematografia con il film Nozze d'oro, diretto da L. Maggi e interpretato da Alberto Capozzi e da Mary Cleo Tarlarini. Accettò in quello stesso anno l'invito dello zar Nicola, che desiderava creare anche in Russia una cinematografia nazionale, e vi realizzò numerose pellicole sia per la neonata società moscovita Thiemann e Reinhardt sia per la Anonima Ambrosio: Prigioniero del Caucaso, Anfissa, Cosacchi del Don, Il demone, La via dolorosa di Raissa. Ilrisultato più apprezzabile di questo viaggio fu però nei documentari girati da Omegna, che ritraggono con grande vivacità e con un evidente interesse per l'esotico alcuni aspetti della vita russa: Icosacchi della guardia imperiale, Costumi religiosi persiani, Usi e costumi del Caucaso, Il fiume Moskowa e le sue sponde, Vita a Mosca.
La Anonima Ambrosio era ormai diventata una casa produttrice di livello internazionale e il suo marchio era da solo garanzia della qualità del prodotto: per far fronte alla domanda sempre crescente di nuove pellicole, l'A. decise di costruire un nuovo teatro di posa in via Mantova nel quale fu possibile produrre fino a dodici film al mese. La guerra provocò un arresto delle attività dell'A.: lo stabilimento di via Mantova venne requisito dall'esercito e trasformato in fabbrica di eliche per aeroplani; mancavano inoltre le condizioni economiche per continuare a produrre a ritmo serrato. Tra il 1916 e il 1918, l'A. realizzò pochissime opere, tra le quali di particolare interesse Lafiaccola sotto il moggio, Cenere, Il fiacre n. 13, Il fauno e Gyp.
Nel dopoguerra, la società tentò di riconquistare le vecchie posizioni, ma senza il successo sperato; e l'A. decise di trasferirsi a Roma, che era ormai diventata il cuore della cinematografia italiana. La Anonima Ambrosio veniva ceduta all'ente finanziario milanese di Guido Reciputi e l'A. entrò a far parte del gruppo che raccoglieva le principali case produttrici italiane, l'UCI (Unione cinematografica italiana), come consulente tecnico. Nel 1919 diede vita insieme con Armando Zanotta, un industriale lombardo, ad una nuova casa la Zanotta-Ambrosio che produsse tre film, Il giro del mondo di un birichino a Parigi, La nave, Theodora. Lasciata la società, girò nel 1923 Quo Vadis?; ma il suo progetto successivo, ispirato al romanzo storico di Mussolini, Claudia Particella, non andò in porto e l'A. decise di ritirarsi dal cinema attivo. Vi tornò quindi nel 1935 con un documentario girato per l'Ordine francescano, Iluoghi santi della Palestina, che gli valse la nomina a cavaliere di Terra Santa, e nel 1940 come direttore di produzione alla Scalera Film di Roma, dove rimase fino al 1943. Abbandonò quindi definitivamente il mondo del cinema.
Nei quaranta anni della sua attività come operatore, organizzatore e produttore cinematografico, l'A. aveva realizzato 1478 film, sperimentando tutte le tecniche e tutte le possibilità espressive che il mezzo cinematografico offriva. La grande mole della produzione dell'A., paragonabile almeno ai suoi inizi a quella di Pathé o di Zukor, risponde a due criteri diversi, da un lato all'esigenza di far uscire il cinema dai limiti artigianali di un circuito estremamente ristretto, con una proliferazione di soggetti e di generi, dall'altro al gusto pionieristico della sfida al nuovo. Nonostante la capacità di circondarsi degli artisti più interessanti del cinema italiano (tra gli altri registi come Caserini, Bencivegna e Ridolfi), l'A. non ebbe mai ambizioni culturali o artistiche per i suoi film, ma rimase un industriale, attento soprattutto al successo della produzione.
L'A. morì a Pancalieri (Torino) il 25 marzo 1960.
Filmografia essenziale: 1903: La prima corsa automobilistica Susa-Moncenisio; 1904: Le grandi manovre degli alpini al colle della Ranzola; 1905: La seconda corsa Susa-Moncenisio, Vedute ed episodi del terremoto in Calabria; 1906: Il romanzo di un derelitto, Drammi della vita, Gli zingari; 1907: Il cane riconoscente; 1908: Galileo Galilei, Gli ultimi giorni di Pompei, La caccia al leopardo; 1909: Il figlio delle selve, Il delitto della brughiera, Spergiura!, Luigi XI re di Francia, Nerone; 1910: Il granatiere Roland, Lo schiavo di Cartagine, La regina di Ninive; 1911: Il danaro di Giuda, La figlia di Iorio, L'innocente, Nozze d'oro, Santarellina, L'ultimo dei Frontignac, La tigre, Il passato di Kaseira, La Gioconda, La nave, Il sogno di un tramonto di autunno, La fiaccola sotto il moggio; 1912: I Cavalieri di Rodi, Il fischio della sirena, Nelly la domatrice, Il Ponte dei fantasmi, Dante e Beatrice, I Mille; 1913: Il barbiere di Siviglia, La campana della morte, Cenerentola, Notturno di Chopin, I promessi sposi, Il fornaretto di Venezia, Griffard, Gli ultimi giorni di Pompei, Il ritratto della mamma, La lampada della nonna,La bisbetica domata; 1914: Delenda Carthago, La Gorgona, Amleto, Romanticismo, La gerla di papà Martin, L'epopea napoleonica, Michele Perrin; 1915: Monna Vanna, La mamma bella, L'onore di morire, La scintilla, Val d'Olivi, La maschera di Caino, Il cappello di paglia di Firenze; 1916: Cenere, La fiaccola sotto il moggio, La figlia di Iorio, La lucciola, Il fiacre n. 13, La Gioconda; 1917: Il fauno; 1918: Gyp; 1919: La farfalla della morte, Girandola di fuoco, Theodora, Il giro del mondo di un birichino di Parigi; 1920: La nave; 1923: Quo Vadis?.
Bibl.: F. Soro, Splendori e miserie del Cinema, Milano 1935, pp. 30-32; G. B., A., l'uomo del 1478 film, in Film, IV (1938), n. 2, p. 18; M. A. Prolo, Storia del cinema muto italiano, Milano 1951, pp. 20-22; F. Moccagatta, A. A. anni ottantasei, in Cinema, n.s., 10 luglio 1956, pp. 328-332; R. Paolella, Storia del cinema muto, Napoli 1956, pp. 795. 421; D. De Gregorio, Nascita e morte della Ambrosio film, in Bianco e nero, XXIV (1963), n. 1-2, pp. 70-76; cfr. anche: Encicl. dello spett., I, coll. 462-464; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, coll. 129-132.