ALBIZZI, Rinaldo degli (1370-1442)
Figlio di quel Maso degli Albizi che aveva primeggiato in Firenze come capo della fazione aristocratica, fattasi padrona dello stato nell'anno 1382, fu onorato d'incarichi importantissimi fin dalla sua prima gioventù; e commissioni e ambascerie della più alta importanza gli furono dipoi affidate in tal numero, quante mai forse a nessun altro più celebre uomo di stato della repubblica fiorentina. La quale, appunto in quel tempo, raggiungeva il più alto grado della sua potenza e del suo splendore. Nel 1417, alla morte del padre suo, R. ne aveva preso il posto, a capo di quella potente e illustre oligarchia, contro la quale nondimeno egli stesso temeva non avessero a reagire, promuovendo come nel 1378 qualche moto violento, coloro che ne erano rimasti esclusi. A stornare questo pericolo, R. propose di ridurre il numero delle Arti minori. Ma gli si oppose Giovanni dei Medici, che non tralasciava occasione di guadagnare alla propria famiglia sempre nuovo favore di popolo. Il figlio di questo, Cosimo, non fu contrario alla guerra per la conquista di Lucca, voluta dall'Albizi e dai suoi seguaci, anzi la favorì; ma subdolamente, prevedendo che gli Albizi da tale difficile impresa avrebbero ritratto più danni che guadagno. In essa, R. fu commissario presso l'esercito; ma poi rinunziò sdegnosamente a tale incarico per le accuse di gravi prevaricazioni lanciategli dagli avversarî. Crescendo sempre più il credito di questi, in conseguenza di quell'infelice guerra da loro disapprovata, R. si lasciò trasportare dal suo naturale ardore, fino allora moderato dalla prudenza di un altro grande cittadino, il celebre Niccolò da Uzzano, morto appunto in quel tempo; e nel 1433, essendo stato eletto gonfaloniere di giustizia un suo accolito, Bernardo Guadagni, procurò, per mezzo di questo, che fosse imprigionato Cosimo dei Medici e poi cacciato in esilio. Ma di lì a poco, per l'infausto svolgersi delle sorti di Firenze nella nuova guerra contro il duca di Milano, si acuì l'avversione del popolo agli oligarchi. La loro condizione si fece ancor più precaria, quando nel settembre del 1434 venne estratta una signoria favorevole al Medici. Allora R. e i suoi ricorsero alle armi; ma, essendosi interposto come arbitro papa Eugenio IV, che in quei giorni, ribellatasi Roma, si era rifugiato a Firenze, i seguaci dell'A. si dispersero, ed egli e altri della sua setta furono condannati al confino, mentre ne venne richiamato Cosimo dei Medici. Nell'esilio, R. non cessò mai di tramare coi nemici di Firenze per aprirsi la via del ritorno; ma, vinte nel 1440 le armi del duca di Milano da quelle della repubblica, nella battaglia di Anghiari, egli dovette abbandonare ogni speranza. Stabilitosi in Ancona, dove trapiantò un ramo della sua famiglia, ivi morì il 2 febbraio 1442, di ritorno da un viaggio in Palestina.
Bibl.: Le opere indicate alla voce albizi, e Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze dal 1397 al 1433, in Documenti di storia italiana pubblicati a cura della Società di storia patria per le provincie di Toscana, Umbria e Marche, I-III.