LARDNER, Ring Jr
Lardener, Ring Jr (propr. Ringgold Wilmer Jr)
Sceneggiatore e scrittore statunitense, nato a Chicago il 19 agosto 1915 e morto a New York il 31 ottobre 2000. La sua brillante carriera di sceneggiatore, iniziata negli anni Quaranta, subì una battuta d'arresto quando il suo nome venne inserito nella blacklist e ricomparve di nuovo nei credits solo dalla metà degli anni Sessanta. Emblematici delle due fasi della sua carriera sono gli Oscar da lui vinti, nel 1943 per la migliore sceneggiatura originale (scritta con Michael Kanin) per Woman of the year (1942; La donna del giorno) di George Stevens, e nel 1971 per quella, basata su un romanzo di R. Hooker, di M*A*S*H (1970; M.A.S.H.) diretto da Robert Altman.
Cresciuto nel Connecticut e poi a New York in un ambiente culturalmente stimolante (la sua casa era frequentata da scrittori quali F. Scott Fitzgerald e D. Parker e il padre stesso era un noto scrittore, dai cui racconti umoristici furono anche tratti una dozzina di film), mentre frequentava l'Università di Princeton (dove partecipava al locale Socialist Club) si recò in Unione Sovietica e soggiornò poi per un mese nella Germania nazista. Ritornato in patria, abbandonò gli studi e, nel corso del 1935, lavorò come reporter del quotidiano "New York daily mirror". Alla fine di quell'anno il produttore David O. Selznick gli offrì un contratto come pubblicista nel reparto promozionale alla Selznick International Pictures; due anni dopo fu uno degli sceneggiatori (pur se non accreditato) di A star is born (è nata una stella) e di Nothing sacred (Nulla sul serio), entrambi diretti da William A. Wellman. Il suo impegno politico (nel 1936 si era iscritto al Partito comunista) e sindacale (nel 1937 fu eletto nel comitato direttivo della Screen Writers Guild) lo portò a rompere il contratto con Selznick e a lavorare con la Warner Bros., la Republic Pictures Corporation, la Metro Goldwyn Mayer e la 20th Century-Fox. Dopo diversi film di genere, il suo primo vero impegno fu Woman of the year, che traeva spunto dalla biografia familiare dello stesso L. nel narrare la storia del matrimonio tra una sofisticata e famosa commentatrice politica e un rude cronista sportivo. Il finale, che sposava idee femministe, su richiesta del produttore Louis B. Mayer venne riscritto da un altro sceneggiatore, John L. Mahin: nella nuova versione la giornalista, per non perdere l'uomo che ama, si trasforma in una donna sottomessa. Il film ebbe comunque un notevole successo e L. divenne uno degli sceneggiatori più quotati di Hollywood. Collaborò, sempre insieme con altri, a tre opere di propaganda antinazista, The Cross of Lorraine (1943; La Croce di Lorena) di Tay Garnett, tratto da un romanzo di H. Habe; Tomorrow the world (1944; E domani il mondo…) di Leslie Fenton, basato su una pièce di A. d'Usseau e J. Gow; Cloak and dagger (1946; Maschere e pugnali) di Fritz Lang, da un testo letterario di A. MacBain e C. Ford. Negli anni Quaranta L. partecipò anche alla realizzazione di due sceneggiature per Otto Preminger, quella del noir Laura (1944; Vertigine), tratto da un romanzo di V. Caspary e quella del melodramma in costume Forever Amber (1947; Ambra), basato su un romanzo di K. Winsor.Nell'ottobre 1947 si trovò incluso tra i 'Dieci di Hollywood' e, convocato dall'HUAC (House Un-American Activities Committee), alle domande che gli vennero rivolte L. replicò: "potrei rispondere, ma se lo facessi la mattina mi odierei" (Tender comrades 1997, p. 411); la frase rimase celebre e per L. divenne un vero e proprio motto (lo scelse anche come titolo dell'autobiografia, I'd hate myself in the morning: a memory, 2000). Nel novembre 1947 fu dichiarato colpevole di disprezzo nei confronti del Congresso e condannato a un anno di prigione: ciò provocò il suo ingresso nella 'lista nera'. Dopo diversi ricorsi legali, tra il 1950 e il 1951 scontò la pena, durante la quale scrisse il suo primo romanzo, The ecstasy of Owen Muir (pubblicato a Londra nel 1954), satira del cattolicesimo statunitense. Per i seguenti dodici anni L. lavorò sotto pseudonimo (Oliver Skeyne, Philip Rush) oppure senza essere accreditato, sceneggiando numerose serie televisive e alcuni film, tra cui The big night (1951; La grande notte) di Joseph Losey, scritto in collaborazione, fra gli altri, con Hugo Butler (anche lui originariamente non accreditato); A breath of scandal (1960; Olympia) di Michael Curtiz, basato su una pièce di F. Molnár; The cardinal (1963; Il cardinale) di Otto Preminger, tratto da un romanzo di H.M. Robinson.Nel 1965 poté finalmente tornare a firmare con il suo nome un film, chiamato dal regista Norman Jewison con Terry Southern ad adattare un romanzo di R. Jessup per The Cincinnati Kid (Cincinnati Kid), in cui un giovane campione di poker gioca con il migliore giocatore d'America la 'partita della sua vita', in quella che è una metafora dello scontro tra il vecchio cinema e quello nuovo. M*A*S*H, benché ambientato durante la guerra di Corea, venne visto come dichiarata e pungente contestazione di quella del Vietnam, ed è in realtà una delle più feroci satire contro la guerra. Uno degli ultimi film che L. scrisse fu The greatest (1977; Io sono il più grande) di Tom Gries (sostituito dopo la sua morte da Monte Hellman), nel quale Muhammad Alì (Cassius Clay) interpreta sé stesso, ripercorrendo la sua carriera.Nell'ultimo periodo della sua vita pubblicò la storia della sua famiglia, The Lardners: my family remembered (1976) e il suo secondo romanzo All for love (1985) che unisce la satira sociale alla fantascienza.
P. McGilligan, B. Strugatz, Ring Lardner Jr.: American skeptic, in Backstory 3: interviews with screenwriters of the 60s, Berkeley 1997, pp. 193-228; Ring Lardner Jr., in Tender comrades: a backstory of the Hollywood blacklist, ed. P. Buhle, P. McGilligan, New York 1997, pp. 404-14.