ringraziare
Il verbo ricorre col valore fondamentale di " render grazie ", come espressione di riconoscenza, in primo luogo verso Dio, con riferimento alla natura di libero dono della grazia divina a cui l'uomo corrisponde con un analogo atto d'amore (Pg XI 5-6 è degno / di render grazie al tuo dolce vapore). In questo senso, pertanto, la voce ha un contenuto particolarmente denso di affettività.
In risposta a Beatrice (Pd II 29-30 " Drizza la mente in Dio grata ", mi disse, / " che n'ha congiunti con la prima stella "), D. dice prontamente: Madonna, sì devoto / com'esser posso più, ringrazio lui / lo qual da mortai mondo m'ha remoto (v. 47). Con riferimento, in particolare, alla natura perfettamente gratuita del dono divino r. ricorre in X 52 e 53 Ringrazia, / ringrazia il Sol de li angeli, ch'a questo / sensibil t'ha levato per sua grazia.
All'atto di salire in Marte il poeta esprime col cuore e col pensiero, linguaggio comune a tutti gli uomini, la sua gratitudine a Dio e, nell'istante stesso, comprende quanto questo suo gesto sia stato gradito (XIV 88-93 Con tutto 'l core e con quella favella / ch'è una in tutti, a Dio feci olocausto, / qual conveniesi a la grazia novella. / E non er'anco del mio petto essausto / l'ardor del sacrificio, ch'io conobbi / esso litare stato accetto e fausto).
Analoga intensità affettiva e poetica, accompagnata talora dalla dichiarazione dell'incapacità del poeta di esprimere come converrebbe la propria riconoscenza, hanno i passi in cui D. ringrazia Piccarda (III 93 Ma sì com'elli avvien, s'un cibo sazia / e d'un altro rimane ancor la gola, / che quel si chere e di quel si ringrazia, / così fec'io con atto e con parola) e Cacciaguida (XV 83 ond'io, che son mortai, mi sento in questa / disagguaglianza, e però non ringrazio / se non col core a la paterna festa; analogo l'atteggiamento nei riguardi di Beatrice: cfr. IV 121 ss., XXIII 52 ss., XXXI 82 ss.).
Di tutt'altro sapore è l'uso di r. in If VIII 60 Dopo ciò poco vid'io quello strazio / far di costui [Filippo Argenti] a le fangose genti, / che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio, qualificato dal Tommaseo come " profano, perché tinto d'odio ".
Nei rimanenti passi r. significa " rendere grazie " per un beneficio ricevuto: Rime dubbie 12 e 9 Amore e monna Lagia e Guido ed io / possiamo ringraziare un ser costui / che 'nd'ha partiti, sapete da cui? / ... Sia ringraziato Amor, che se n'accorse / primeramente; Vn XXIII 31, e Fiore CCXXXI 2 Quand'i' mi vidi in così alto grado, / tutti i mie' benfattori ringraziai.