RINUCCINO (Rinuccio, maestro Rinuccino) da Firenze
RINUCCINO (Rinuccio, maestro Rinuccino) da Firenze. – Nacque probabilmente tra il 1240 e il 1250. L’identificazione di Rinuccino è tuttora problematica, perché gli otto manoscritti che tramandano la sua opera poetica lo menzionano nelle rubriche senza la specificazione del cognome, ma solo con la qualifica di maestro. Su tale base, Santorre Debenedetti propose di identificarlo con quel magister Rinuccinus medicus figlio di Guidalotto presente in alcuni documenti fiorentini della fine del Duecento, unico appunto a essere indicato, tra i diversi omonimi dell’epoca, come maestro.
Di diverso parere fu Salvatore Santangelo che, sulla base del «tono da maestro» ‒ invero imposto dal genere ‒ che Rinuccino avrebbe usato in un suo sonetto inviato al rimatore fiorentino Chiaro Davanzati, concluse che il poeta doveva essere di certo più anziano di Davanzati e per questo ne retrodatò di molto l’attività. Santangelo propose due candidati: il notaio Rinuccino, figlio di Acerbo, che compare in un documento fiorentino del 1243, oppure quel Rinuccino, padre di Lapo (ed effettivamente il nostro, come si vedrà, ebbe un figlio con questo nome), ricordato nel cosiddetto Liber extimationum, il registro dove sono inventariati i danni subiti dai guelfi fiorentini durante il regime ghibellino degli anni 1260-66 (Santangelo, 1928, pp. 354 s.). Le deboli ragioni di Santangelo, contro la dirimente presenza dell’appellativo magister riferito al Rinuccino di Debenedetti, non sono state sufficienti a scalzare la proposta identificativa di quest’ultimo, che ancora oggi è ritenuta valida.
Nell’unica edizione moderna (I sonetti di Maestro Rinuccino, a cura di S. Carrai, 1981, p. 11) si legge inoltre che il poeta sarebbe appartenuto alla famiglia dei Guidalotti: in effetti, nell’albero genealogico della famiglia compilato da Luigi Passerini (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Passerini 188, estratto 48) Rinuccino è presente (con il nome di «Maestro Rinuccio o Rinuccino»), ma occorre cautela perché nella documentazione risulta soltanto il patronimico ‘di Guidalotto’ (nome di discreta diffusione); e l’unico Guidalotto Guidalotti sinora noto è il fondatore dell’ospedale di S. Gallo (1218); né la residenza (il sesto di Oltrarno per Rinuccino, porta S. Piero e porta Duomo per i Guidalotti) sorregge in questa direzione.
C’è d’altra parte la possibilità che Rinuccino fosse originario del contado, e precisamente di Montalbino, vicino Montespertoli, se è lui il Rinuccio che compare tra gli immatricolati dell’Arte dei medici e degli speziali di Firenze come Magistro Rinuccio ( Archivio di Stato di Firenze, Arte dei medici e speziali, vol. 7, c. 141rv, nel 1297, ripetuto alla data 1312 nella forma “Rinuccio de Montalbino medico”; cfr. anche vol. 8, c. 1v, “magister Rinuccinus de Montealbino medicus”, tra gli iscritti d’Oltrarno; ivi ricorrono i nomi di due figli del poeta).
Il dato potrebbe essere confermato dalla sottoscrizione di un documento vergato dal fratello notaio di Rinuccino ‒ o appunto da un suo omonimo ‒ Simone in cui egli si nomina Simon Guidalocti notarius de Montalbiny (Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, 00018754, 3 maggio 1273).
La data di nascita è stata collocata ipoteticamente (Werder, 1918, p. 253) in quegli anni in considerazione della presenza di due suoi figli in documenti del 1300 e del 1301, ma senza prove certe.
Nel solo documento di natura privata che lo riguarda, Rinuccino compare come testimone in uno scambio di denaro tra due cittadini fiorentini, il 28 luglio 1291 (Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 4111, c. 97r, «magistro Rinuccino medico quondam ser Guidalotti»).
Discretamente documentata è invece la carriera politica. Il 10 marzo 1290 Rinuccino fu inserito dal Consiglio del Comune tra i ‘buoni uomini’ che avrebbero dovuto scegliere il nuovo podestà, come di prassi a Firenze dopo la pace tra guelfi e ghibellini del 1280 (Le consulte..., a cura di A. Gherardi, 1896-1898, I, p. 375). Già in precedenza, tuttavia, era stato priore per il sesto d’Oltrarno dal 15 febbraio al 15 aprile 1289; fu poi nuovamente eletto per il bimestre dal 15 ottobre al 15 dicembre 1292 (Firenze, Biblioteca nazionale, Mss., II.IV.312, cc. 43r, 45r), ma, caduto «infermo in detto uficio», abbandonò l’incarico il 17 ottobre e fu rimpiazzato da Guido di Angiolo Amieri (o da Bardo Angiolieri degli Ammirati secondo il Priorista di palazzo dell’Archivio di Stato di Firenze, cfr. Raveggi, 2013).
In date imprecisate, Rinuccino si dedicò all’attività poetica.
Il corpus poetico di Rinuccino è composto di venti sonetti che hanno avuto una certa diffusione, come dimostra il discreto numero di manoscritti che li conservano: otto come è stato detto, tra cui gli importanti manoscritti Vat. lat. 3793 e Chig. L VIII 305, entrambi della Biblioteca apostolica Vaticana. Bisogna tuttavia dire che la sua produzione non spicca per originalità, con l’eccezione di due sonetti nei quali è parsa più percepibile l’influenza della professione di medico e delle sue competenze scientifiche, ovvero Veracemente Amore à simiglianza e Se ’l ner non fosse, il bianco non saria, nei quali infatti la riflessione sulla natura d’amore si appoggia a continui riferimenti a problemi ottici (Catenazzi, 1994, pp. 375-377, e Bettini, 2013, pp. 121-138). Per il resto la poesia di Rinuccino rimane legata a un gusto cortese ancora piuttosto vicino alla lirica provenzale e poi siciliana, come è dimostrato dal contenuto dei sonetti che aprono la serie rinucciniana del ms. Vat. lat. 3793, nell’ordine: richiesta di perdono (D’amore abiendo gioia interamente) e di pietà alla donna (Merzede!, ag[g]iate, donna, provedenza), problema della liberalità (Nonn-è larghezza dare, al mio parvente), paragone tra l’innamoramento e il germogliare di una pianta (Amore à nascimento e foglia e fiore), fenomenologia dell’amore a partire dalla similitudine con una tempesta (A guisa d’om d’alta tempestate). Rinuccino si specializzò inoltre anche nel confronto con altri poeti: tredici dei venti sonetti pervenuti, infatti, sono in tenzone con testi di Monte Andrea, di Chiaro Davanzati, poi di Pacino Angiolieri e del Maestro Francesco (I sonetti di Maestro Rinuccino, cit., 1981, VI-IX); altri tre componimenti (X) infine sono verosimilmente indirizzati alla poetessa fiorentina che si celerebbe dietro al nome di Compiuta Donzella, della quale tuttavia non si conservano le relative risposte. L’attribuzione di due sonetti (XI-XII) assegnati al poeta da alcuni codici è stata messa in discussione, in quanto apparterrebbero a una stagione poetica più recente e segnatamente stilnovistica: la proposta non è stata accolta dall’editore critico di Rinuccino, che ha pubblicato i testi in coda al volume.
Rinuccino morì probabilmente prima del 20 febbraio 1300.
In tale data infatti fra Angelo da Perugia, a nome del vescovo di Firenze Francesco Monaldeschi, dichiara di aver ricevuto 18 fiorini dal rappresentante degli eredi di Rinuccino (heredibus magistri Rinuccini medici quondam ser Guidalotti), che vengono prosciolti da ogni obbligo (Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 11484, c. 16r, con data 1299 secondo lo stile fiorentino e dunque 1300, del che Debenedetti, poi seguito da Carrai, non tiene conto). La fonte fornisce anche l’indicazione precisa di residenza degli eredi e ‒ possiamo supporre ‒ di Rinuccino, ossia il popolo di Santa Felicita.
Nel documento è anche citato suo fratello Simone, forse da identificare con quel ser Simon Guidalotti già attestato probabilmente nel 1276 (cfr. supra). Anche Simone successivamente fu priore per il sesto di Oltrarno nel 1298 e nel 1301 (Diacciati, 2014, p. 259, per tutte le informazioni biografiche). Se l’identificazione è corretta, dunque, il fratello di Rinuccino si ritrovò, il 10 febbraio 1302, condannato per baratteria e per altri reati commessi durante il priorato a due anni di confino e al pagamento di 2000 fiorini (poi condannato a morte il 10 marzo 1302), nell’ambito della stessa serie di sentenze che portò Dante Alighieri lontano da Firenze (Il libro del chiodo,a cura di F. Klein, 2004, pp. 177, 185).
Rinuccino ebbe quattro figli: Simone, Manno, Guido e Lapo, tutti iscritti all’arte dei medici e degli speziali tra il 1301 e il 1320 (Debenedetti, 1906-1907, p. 351; Archivio di Stato di Firenze, Arte dei medici e speziali, 7, c. 72v, Guido, 1320; 107r, Manno, 1301; 145r, Simone, 1312; reg. 8, c. 1v, Lapo, 1320). Guido e Lapo parteciparono anch’essi alla vita politica fiorentina, raggiungendo ambedue il priorato e, il solo Lapo, il gonfalonierato; cfr. Raveggi, 2013. Incerta l’esistenza di un quinto figlio di Rinuccino, Alberto, affermata da Debenedetti sulla base di un documento irreperibile nelle carta indicata dallo studioso e in quelle adiacenti (cfr. comunque Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 18003, c. 47v).
Fonti e Bibl.: I sonetti di Maestro Rinuccino da Firenze, a cura di S. Carrai, Firenze 1981; Le consulte della repubblica fiorentina, dall’anno 1280 all’anno 1298, a cura di A. Gherardi, I-II, Firenze 1898; Il libro del chiodo ( Archivio di stato di Firenze), a cura di F. Klein, con la collab. di S. Sartini, Firenze 2004.
S. Debenedetti, Sui più antichi ‘doctores puerorum’ a Firenze, in Studi medievali, II (1906-1907), pp. 327-351; E. Werder, Studien zur Geschichte der lyrischen Dichtung im alten Florenz, Zürich 1918, pp. 252-254; S. Santangelo, Le tenzoni poetiche nella letteratura italiana delle origini, Genève 1928; F. Catenazzi, Contributo alla conoscenza di Maestro Rinuccino, poeta fiorentino del secolo XIII, in Studi e problemi di critica testuale, XX (1980), pp. 97-118; F. Catenazzi, (Ri)lettura di testi poetici fiorentini del ’200 (con una nota dantesca, “Inferno” XV), in Aevum, LXVIII (1994), 2, pp. 367-377; S.T. Bettini, Luce, amore, visione: l’ottica nella lirica del Duecento, Roma 2013; S. Raveggi, I Priori e i Gonfalonieri di Giustizia di Firenze, i Dodici e i Gonfalonieri delle Compagnie (1282-1343), http://www.storiadifirenze.org/wp-content/uploads/2013/07/14-priori.pdf; S. Diacciati, Dante: relazioni sociali e vita pubblica, in Reti medievali, XV, 2 (2014), p. 259, http://www. rmojs.unina.it/index.php/rm/issue/view/28.