RIO DE JANEIRO
(XXIX, p. 378)
Seconda città del Brasile dopo São Paulo e terza dell'America latina, R. de J. conta, secondo il censimento del 1991, 5.336.179 ab., che salgono a circa 10 milioni considerando l'area metropolitana nel suo complesso, la cosiddetta ''Baixada''. L'abitato, che si è andato espandendo sotto la spinta della crescita demografica, copre attualmente una superficie di oltre 160 km2 e ha assunto una forma assai irregolare essendosi dovuto adattare alla complessa morfologia della regione. Negli ultimi decenni, oltre a guadagnare nuovi spazi, R. de J. ha anche compiuto importanti passi nell'ambito di un articolato piano di sventramento e ristrutturazione delle aree storiche, con il risultato, spesso, di aver soddisfatto unicamente spinte speculative. Come in tutte le grandi metropoli, la crescita urbana sproporzionata ha fatto nascere problemi di approvvigionamento idrico, d'inquinamento, di trasporti. Questi ultimi, in particolare, costituiscono un grave problema per le autorità locali, nonostante la costruzione di una prima linea di metropolitana. Anche le favelas, sorte numerose nelle zone più diseredate e malsane della città, sono oggetto d'intervento pubblico; ciononostante si calcola che vi abitino non meno di 1.800.000 persone.
Malgrado la perdita, nel 1960, del ruolo di capitale della Federazione (trasferita a Brasilia), la città conserva una funzione regionale importante: essa è dal 1975 capitale dello stato omonimo e, per la sua stessa posizione, sbocco naturale di esso, di una parte dello stato di São Paulo, di quasi tutto il Minas Gerais e del Sud di Goiás, cioè di regioni ricche di materie prime (minerali di ferro, manganese, cotone, caffè). Questo ruolo regionale è stato rafforzato con la costruzione di una fitta rete di comunicazioni stradali e ferroviarie, che unisce R. de J. all'entroterra e ai maggiori poli economici del paese, in particolare a São Paulo, distante meno di 400 km. Anche le linee aeree nazionali e internazionali sono frequenti e ben organizzate: dei due aeroporti, quello internazionale di Galeão è posto sull'Ilha do Governador, quello nazionale di Santos Dumont sorge all'ingresso della baia di Guanabara, immediatamente a sud-est del grande ponte (13,9 km) che unisce R. de J. a Niterói.
Fulcro vitale della città è il porto, con un sostenuto traffico commerciale annuale (20,6 milioni di t di merci imbarcate e sbarcate nel 1988) e da cui partono intensi flussi di passeggeri internazionali e nazionali, nonché turisti del week-end diretti verso le isole della meravigliosa baia di Guanabara.
Sul piano industriale R. de J. si classifica quale secondo centro manifatturiero del paese; vi operano industrie alimentari, tessili, metalmeccaniche, elettrotecniche, chimiche, farmaceutiche, cantieristiche, grafico-editoriali, siderurgiche, del vetro, della ceramica, del mobilio e dei materiali da costruzione. Nuove prospettive si sono aperte di recente con l'installazione di tre centrali nucleari e con la scoperta di petrolio nella piattaforma continentale posta al largo della città.
Nonostante la perdita del ruolo di capitale, continuano a prevalere nell'ambito delle attività economiche le funzioni terziarie, legate ai trasporti, al commercio, al turismo (importante soprattutto durante il tradizionale carnevale), nonché a un certo numero di servizi amministrativi, che la città continua a detenere (per es., vi hanno ancora sede alcune ambasciate).
Bibl.: M. de Lacharrière, L'aménagement et l'équipement de l'Etat de Guanabara. Essai sur Rio de Janeiro, Parigi 1966; E. Biassi Barbière, O factor climático nos sistemas territoriais de recreação, in Revista Brasileira de Geografia, 42, 4 (1980, ma 1981), pp. 679-785; M.H. Beozzo de Lima, Condições de habitação da população de baixa renda da Região Metropolitana do Rio de Janeiro, ibid., 43, 4 (1981, ma 1983), pp. 605-29; C.R. Pinheiro Chaves, Le tourisme dans l'Etat de Rio de Janeiro, in Les Cahiers d'Outre-Mer, 41, 164 (1988), pp. 420-24; G.W. Achilles, Strukturwandel und Bewertung sozial hochrangiger Wohnviertel in Rio de Janeiro. Die Entwicklung einer brasilianischen Metrople unter besonderer Berücksichtigung der Stadtteile Ipanema und Leblon, in Tübinger geographische Studien, 104 (1989); L.C. de Queiroz Ribeiro, The constitution of realestate capital and production of built-up space in Rio de Janeiro, in International journal of urban and regional research, 13, 1 (1989), pp. 47-67.
Architettura. - La costa lungo la quale − dalla metà del secolo 16°, ma con particolare intensità dal 18° − si è sviluppata la città, presenta due orientamenti distinti, grosso modo ortogonali tra loro, che hanno il vertice nel famoso Pão de Açúcar: la parte a oriente, che fronteggia la Bahia de Guanabara, ha visto lo sviluppo della città fino a tutto il secolo 19° e, nel 20°, la quasi totale sostituzione degli isolati originari per lo sviluppo della city, mentre sulle alture e nelle valli è più riconoscibile l'insediamento originario; la parte a sud, che fronteggia l'aperto oceano, ha visto la crescita, soprattutto residenziale, della città borghese nel nostro secolo: Copacabana, Ipanema, Jardim Botanico e Gavea (questi due quartieri intorno a una laguna), Leblon. A quest'ultimo, ancora negli anni Settanta, la città si fermava, e l'avenida Niemeyer, costruita da un ingegnere ottocentesco, proseguiva come strada panoramica sull'oceano lungo le pendici della Pedra de Gavea, fino a raggiungere i lidi e le lagune di Tijucamar. Con l'aiuto di modernissimi tunnel, il limite di Leblon è stato ampiamente superato negli ultimi vent'anni.
Per la parte sulla baia, se si confronta con il panorama attuale una veduta dal mare ottocentesca, troveremo ancora il profilo dominato dalla stupenda chiesa barocca di Nossa Senhora da Gloria, ma apprezzeremo anche la rivoluzione provocata dal notevole avanzamento della linea di costa, per i lavori di rinterro eseguiti negli anni Quaranta, che hanno permesso di acquisire alla città non solo la superficie per grandi autostrade e per l'aeroporto Santos Dumont, ma anche spazio per i bellissimi giardini e servizi pubblici della Praia do Flamengo e di Gloria, dove hanno dato il meglio due degli architetti moderni più famosi: A.E. Reidy e R. Burle-Marx.
In questa stessa, alta tradizione civica, si sono aggiunti più tardi altri interventi (lo stadio Maracanà, i giardini di Quinta da Boa Vista, la fiera di São Cristovão), fino al famoso sambodromo (1983-84) realizzato da O. Niemeyer per il Carnevale di Rio (tribune permanenti, nei cui edifici sono sistemati servizi civici). Più perplessi lascia l'ancora incompiuta sistemazione della centralissima zona di São Antonio dove sono sorti, accanto alla nuova gigantesca cattedrale, molti grattacieli, tra cui l'interessante sede Petrobras (di R.L. e J.M. Gandolfi, progettata nel 1968). Sono le conseguenze ritardate del totale spianamento del Morro São Antonio − previsto nel piano del 1930 di A. Agache, accademico francese − e dei recenti ripensamenti che hanno conservato parte dell'altura con un antico convento.
La città sta sviluppando una rete metropolitana ma, per ora, i nuovi sviluppi verso ovest, realizzati su piano regolatore di L. Costa (l'urbanista di Brasilia), sono collegati solo con autostrade. Si tratta di grandi comprensori realizzati in modo omogeneo da grandi studi professionali e grandi imprese appaltatrici. São Conrado e, soprattutto, Barra da Tijuca hanno visto la realizzazione di notevoli interventi, come il complesso di torri residenziali − di un'équipe diretta da L.P. Fernandez Conde (n. 1934) − denominato Alfabarra (1975-89). Sempre in campo residenziale, S. Ferraz Magalhães (n. 1944) e associati hanno realizzato il grande complesso (8000 abitanti) di Cafundá (1978-82), che però non riesce a eguagliare né Pedregulho né Gavea, i due grandi complessi residenziali realizzati negli anni Cinquanta da Reidy.
Della notevole maestria brasiliana nel realizzare grandi complessi con semplici prefabbricati industriali, è esempio la Biblioteca Publica Estadual (1984-88), di G. Campello (n. 1934), su indicazioni programmatiche del grande sociologo D. Ribeiro, divenuto ministro della Confederazione. Degno del celebre Banco Boavista (1946) di O. Niemeyer è il Banco Safra (1988) di P. Casé. Di Niemeyer bisogna ancora ricordare il notevole programma di scuole primarie e secondarie realizzate nel 1983-86.