RIOM (XXIX, p. 386)
Il processo di Riom. - Fu intentato dal governo di Vichy dopo la sconfitta della Francia (v. francia: Storia, in questa App.) contro Léon Blum, Daladier, Reynaud e Mandel, l'ex-generalissimo Gamelin e altre personalità minori.
Esso fu il frutto della volontà di Pétain di trovare per l'opinione pubblica francese dei capri espiatorî della sconfitta e, nello stesso tempo, una giustificazione postuma alla già effettuata soppressione delle istituzioni repubblicane. Ma - su volontà tedesca - esso fu spostato dal piano della ricerca dei responsabili dell'impreparazione della Francia a quello della ricerca dei responsabili della guerra. Su questa base gli accusati, che - chiaro sintomo del vero carattere del regime di Vichy - si presentavano alla Corte di Riom già condannati da una sentenza del maresciallo (16 ottobre 1941), poterono nel processo, la cui prima udienza fu tenuta il 19 febbraio 1942, trasformarsi in accusatori. Di fronte a tale sconcertante linea difensiva, Hitler il 21 marzo 1942 trasmise a Vichy l'ordine di por fine al processo, che difatti con una legge dell'11 aprile fu rimandato sine die. Una nuova sentenza del maresciallo ricondannava gli accusati alla detenzione nel forte del Portalet.
Bibl.: M. Ribet, Le procès de Riom, Parigi 1945 (l'a. è stato il difensore di Daladier); per i retroscena nella preparazione del processo cfr. Du Moulin de Labarthète, Le temps des illusions, Souvenirs, Ginevra 1946, e P. Nicolle, Cinquante mois d'armistice, Parigi 1947; per il giudizio della resistenza: P. Tissier, The Riom Trial, Londra 1942, e R. Aron, De l'armistice à l'insurrection nationale, Parigi 1945.