ripensare
Ha il valore prevalentemente intensivo e non iterativo di " riflettere con attenzione e meditata ponderazione "; ha però anche la funzione d'indicare che la riflessione è stata suggerita da un evento accaduto in passato, sicché al significato ora indicato è congiunto strettamente quello di " tornare con il pensiero ": Vn XXIV 6 Onde io poi, ripensando [all'incontro con Giovanna-Primavera e Beatrice], propuosi di scrivere per rima a lo mio primo amico.
La pregnanza del significato risulta anche più evidente in If X 122 io inver' l'antico / poeta volsi i passi, ripensando / a quel parlar che mi parea nemico; D. " torna con il pensiero " alla profezia di Farinata (vv. 79-81), ma questa sua meditazione è così intensa, che Virgilio gli chiede il motivo del suo smarrimento (v. 125), cioè del suo atteggiamento trasognato e assorto. E si vedano anche Cv III XIII 11, Pd VII 146.
Ha funzione prevalentemente intensiva, in Fiore CLIV 10 Giovane donna... / ben al fatto si ripensa / per ch'ella sti' a menar vita gioiosa; l'esemplarità dell'uso è anzi sottolineato dal fatto che qui r. si contrappone al " pensare " del v. 12 Ma ch'ella pensi a chieder sua dispensa, / sì ch'ella non si truovi soffrattosa: a parere della Vecchia, per una donna è importante, sì, pensare a procacciarsi di che vivere (sua dispensa) in modo da non trovarsi in strettezze (soffrattosa), ma più importante ancora è riflettere sul modo di procacciarsi una gioiosa vita d'amore.
Una contrapposizione tra ‛ pensare '. e r. si ha anche in Vn XXXVIII 2, nel passo dedicato all'analisi della battaglia dei diversi pensieri: molte volte pensava più amorosamente, tanto che lo cuore consentiva in lui [cioè nel pensiero della Donna gentile, § 1]... E quando io avea consentito ciò, e io mi ripensava sì come da la ragione mosso, e dicea fra me medesimo: " Deo, che penero è questo, che... non mi lascia quasi altro pensare? ". Secondo il Casini, ripensava varrebbe " tornavo a meditare, riflettevo più riposatamente ", e certamente nel verbo è implicita anche quest'accezione. Come ebbe a osservare il Dionisi, contemporaneamente significa però " io mi cangiavo di pensiero, io pensava all'opposto ", giacché, notava l'erudito settecentesco, " in queste battaglie l'un pensiero è vinto e cacciato dall'altro, secondo che l'appetito o la ragione prevale ".
Bibl. - G.G. Dionisi, Serie di Aneddoti, Verona 1785-1806, V 145.