riporre [pres. cong. I e III singol. ripogna; al pass. rem. la forma dittongata ripuosi, ripuose]
Il prefisso dà al verbo il valore intensivo e particolare di " porre una cosa dove possa rimanere ben riparata o ben custodita ", con varie sfumature.
Per " mettere in serbo " in luogo custodito e riparato, in Pd XIII 35 Quando l'una paglia è trita, / quando la sua semenza è già riposta...: quando il grano è stato conservato nel granaio, cioè, fuor di metafora, la verità ricavata dalla discussione del dubbio di D. relativo alle parole di s. Tommaso (U' ben s'impingua se non sivaneggia, XI 139) " è stata depositata, messa in serbo nella memoria " (Sapegno; ma cfr. Benvenuto: " postquam... una quaestio... est bene discussa et determinata... postquam fructus eius est inde elicitus, quia scilicet ex illo primo dicto dubio... est extractus tantus fructus "). Figurato, in Vn XIX 3 Queste parole io ripuosi ne la mente con grande letizia.
Per " porre o collocare " (Tommaseo, Dizionario), in Pg XVI 123 par lor tardo / che Dio a miglior vita li ripogna, " incresce che Dio tardi tanto a richiamarli a sé " (Casini-Barbi), ponendoli nella vita eterna. Il valore di " porre " Si precisa in quello di " includere ", " classificare ", detto della fede, che s. Paolo ripuose / tra le sustanze, e poi tra gli argomenti (Pd XXIV 68).
In altri casi significa " celare ": Perch'i' la mia malizia me' ripogna, / vest'io la roba del buon frate Alberto, celebre ipocrita (Fiore LXXXVIII 12; così al participio con valore predicativo: If X 19 non legno riposto / a te mio cuor; Fiore CCXXIV 10 le 'rlique che di sotto eran riposte); più precisamente " coprire ", in CLXXV 14 non ha dove le carni sue ripogna, " non ha di che coprirsi " (Petronio); varrebbe " porre innanzi ", " proporre ", nella variante riposto per risposto di If XIX 59: cfr. Petrocchi, ad locum. V. anche PORRE.