riposo
Il sostantivo ricorre nel senso più proprio di " sospensione del movimento, fatica o pena ", in alcuni luoghi della Commedia: If XXXIV 135 sanza cura aver d'alcun riposo, / salimmo sù; Pg XI 124 Ito è così e va, sanza riposo, poi che morì, detto di Provenzano Salvani che, come gli altri superbi, procede curvo sotto il peso di un macigno; con riferimento a una parte del corpo, in If XIV 40 Sanza riposo mai era la tresca / de le misere mani.
Col valore di " serenità ", " pace ": Vn XIII 1 tra li quali pensamenti quattro mi parea che ingombrassero più lo riposo de la vita; Pd XVI 149 Con queste genti, e con altre con esse, / vid'io Fiorenza in sì fatto riposo, / che non avea cagione onde piangesse: " in sì fatta pace e tranquillità " (Buti). Con l'idea di appagamento, in Cv IV XXII 3 finale nostro riposo, per lo quale noi vivemo e operiamo ciò che facemo, detto dell'umana felicitade.
Associato all'idea della morte, come interruzione definitiva dei travagli della vita e quiete in Dio: Vn XXXIII 6 11 chiamo la Morte, / come soave e dolce mio riposo; Cv IV XXVIII 3 la naturale morte è quasi a noi porto di lunga navigazione e riposo, e 18 la nobile anima dice a Dio: ‛ Dammi, Signor mio, omai lo riposo di te... '.