riprovare [frequente la forma dittongata nella siilaba tonica]
Numerose occorrenze, concentrate per la quasi totalità nel IV trattato del Convivio, nel contesto della discussione sul tema della vera nobiltà.
In tutti i luoghi assume il valore di reprobare, termine tecnico della Scolastica: " confutare ", " dimostrare falsa " un'opinione, " discutere contro " un certo argomento. È l'esatto opposto di ‛ approvare ' e di ‛ provare ' (v.), con cui spesso è in coppia Cv IV IX 1, XIII 16, Pd III 3; talvolta è unito a ‛ porre ': ne la prima [parte] si pongono le oppinioni altrui, ne la seconda si ripruovano quelle (Cv IV III 4; cfr. anche X 1 [tre volte] e, ancora riferito a ‛ opinione ', VIII 4 [due volte]; al passivo, IV X 3 [seconda occorrenza] e XVI 1. Per II XIV 6, v. oltre).
La discussione di un problema procede dunque secondo questo ordine: prima " si espongono " le opinioni avversarie, poi " si confutano " e infine si tratta lo vero (II 15); la pars destruens precede la pars construens, secondo l'insegnamento aristotelico (cfr. i §§ 14-16, nei quali il verbo ricorre cinque volte). In alcuni casi il valore di r. è meglio specificato dall'aggiunta per falso (" in quanto falso ", " come falso "): Cv IV Le dolci rime 76 e io così per falsi li riprovo (ripreso e citato poi in XV 18, dove il verbo è ancora ripetuto; il riferimento è ai diri, le " parole " del V 75); ancora con ‛ oppinione ', in III V 7 e IX 10; in IV VIII 8 (due volte) D. riprova la sensuale apparenza, ossia l'erronea evidenza delle cose, che è la prima fonte d'errore. Infine r. è usato, sempre con lo stesso significato, in modo assoluto, spesso in inciso; è il caso, oltre che di Cv IV XIII 16 (disputasi e ripruovasi contra le ricchezze), di Pd III 3 Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto [Beatrice], / di bella verità m'avea scoverto, / provando e riprovando, il dolce aspetto (Benvenuto: " arguens pro et contra "); si noti l'inversione dell'ordine del ragionamento: in realtà Beatrice aveva prima " confutato " l'errore di D. a proposito delle macchie lunari, e poi gli aveva rivelato la verità. Non tanto alcuni commentatori, quanto alcuni lettori hanno interpretato la coppia provando e riprovando come " provando più e più volte "; fra questi gli Accademici del Cimento, che scelsero la citazione dantesca come proprio motto, e secondo i quali D. avrebbe inteso racchiudere in " questa sentenza... tutto il metodo della Filosofia sperimentale... Così la mente del nostro poeta additava la vera via del progresso nelle scienze naturali, anzi in tutte le scienze " (Tommaseo, citando Antonelli).
Il significato del verbo è controverso solo in Cv II XIV 6, in un passo d'incerta interpretazione: Altri dissero... che. ciò era lume di sole ripercusso in quella parte, e queste oppinioni con ragioni dimostrative riprovaro. Il problema verrebbe risolto se, con qualche modifica al testo, si spiegasse r. come " riconfermare "; cfr. la lunga nota del Busnelli, che tuttavia conclude intendendo il verbo " come sempre altrove presso Dante, nel significato, non di ‛ riconfermare ', qui attribuitogli da altri (Ed. Milanesi, Cavazzoni-Pederzini, Giuliani ecc.), bensì di ‛ confutare ' ".
Si noti anche l'uso in forma di ablativo assoluto, analogamente a quanto avviene per ‛ provare ': Cv IV XIV 1 Riprovato l'altrui errore... [seguita che si riprovi quanto è] in quella parte; e così XIV 2. Si veda ancora IV Le dolci rime 15 (ripreso in II 14, dove si ha un'altra occorrenza del verbo) e VIII 10.
Da notare infine il costrutto per così dire brachilogico in qualche passo del Convivio: prima si riprovano le divizie, e poi si ripruova lo tempo essere cagione di nobilitade... E da sapere è che, riprovate le divizie...; vale a dire: " si confuta l'opinione " che le ricchezze o l'antichità siano cagione di nobilitade (IV X 2 [dove il verbo ricorre altre due volte] e 3; cfr. anche XV 1).