rischio di affondamento
rìschio di affondaménto. – I dati pubblicati nel 2007 nel quarto rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (IPCC) rivelano che il livello medio globale dei mari è cresciuto di 1,8 mm per anno dal 1961 al 2003, ma più velocemente dal 1993 al 2003 (circa 3,1 mm per anno) e stimano che la crescita totale per il 20° sec. sia stata pari a 0,17 m. Le conseguenze di queste variazioni si sono in parte già avvertite, ma saranno più gravi nei prossimi anni soprattutto nei piccoli stati insulari del Pacifico, estremamente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e in buona parte a rischio di scomparire, considerando che molte isole hanno un’altitudine media inferiore al metro. Già nel 2005 la maggior parte delle isole Carteret (Papua Nuova Guinea) è diventata inabitabile a causa delle enormi maree che hanno lavato via interi raccolti e avvelenato quello che rimaneva con il sale: considerata la situazione di emergenza, il governo della Papua Nuova Guinea si è trovato costretto a pianificare e finanziare l’evacuazione totale delle isole. Altro caso è quello dell'arcipelago delle Tuvalu, otto piccole isole polinesiane (che in totale coprono una superficie di 25,8 km2, con circa 11.000 abitanti) per le quali è stata prevista la sparizione nell’arco di cento anni, ma dove entro 30-40 anni il pur minimo innalzamento del livello del mare determinerà la distruzione delle parti più basse con sensibili conseguenze per la popolazione. Particolarmente grave è il rischio di affondamento anche per le isole Kuna Yala, che si estendono nel tratto di mare al confine tra Panama e Colombia. I governi degli stati interessati da questo fenomeno hanno assunto negli ultimi anni un ruolo molto attivo per porre all’attenzione internazionale il loro problema e incidere positivamente nella discussione sul riscaldamento globale al fine di attivare meccanismi di limitazione. Nell’agosto del 2008 è stato presentato all’assemblea generale delle Nazioni Unite un documento nel quale sono state messe in luce le gravi conseguenze che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla stabilità interna di numerosi stati e sulle relazioni internazionali. L’allarme ambientale ha fatto anche riunire nell’AOSIS (Alliance of small island states) 43 stati insulari appartenenti a Africa, Caraibi, Oceano Indiano, Mediterraneo, Pacifico e Mar Cinese Meridionale: all’interno di questa associazione, i rappresentanti delle piccole isole si sono battuti per ottenere impegni stringenti da parte dei grandi stati in occasione della conferenza delle parti a Copenaghen nel dicembre 2009. Sono state proposte anche azioni eclatanti al fine di attirare l’attenzione internazionale sul rischio dell’affondamento delle isole, come quella intrapresa nell’ottobre del 2009 dal presidente delle Maldive Mohamed Nasheed, che ha tenuto una riunione del consiglio dei ministri in immersione.