risolubilità per radicali
Procedimento che permette di determinare le radici dell’equazione algebrica a0xn+a1xn−1+...+an=0 (a0≠0), a coefficienti reali o complessi, mediante un numero finito di operazioni razionali ed estrazioni di radici, operate sui coefficienti ai dell’equazione. Tale procedimento caratterizza le equazioni algebriche di grado minore o uguale a 4. Infatti, un’equazione lineare a0x+a1=0 ha una sola radice −a1/a0. Le radici di un’equazione di secondo grado a0x2+a1x+a2=0 sono
La soluzione per radicali dell’equazione di terzo grado a0x3+a1x2+a2x+a3=0 si basa sulla risoluzione di una risolvente di secondo grado. Anzitutto, la sostituzione y=x+a1/3a0 permette di trasformare l’equazione data nell’equazione y3+3py+q=0, le cui radici sono espresse da
che rappresenta la cosiddetta formula di Tartaglia-Cardano dove
sono le radici della risolvente t2+qt−p3=0 e ω=e2πi/3 è una radice cubica dell’unità. Le radici possono essere tutte e tre reali oppure una reale e due complesse coniugate. Di particolare interesse è il caso irriducibile, che si presenta quando i coefficienti ai sono tutti reali e q2+4p3〈0. Posto α=reiϑ (β=α_) le radici
sono tutte reali. Si deve a Paolo Ruffini la prima dimostrazione rigorosa che in questo caso le radici non si possono determinare solo mediante operazioni razionali ed estrazioni di radici reali. L’equazione di quarto grado a0x4+a1x3+a2x2+a3x+a4=0 può essere risolta per radicali mediante una risolvente di terzo grado come ha dimostrato Ludovico Ferrari, allievo di Cardano. Con la sostituzione y=x+a1/4a0 l’equazione data si trasforma nell’equazione y4+b1y2+b2y+b3=0, la cui risolvente di terzo grado è
Le radici dell’equazione di quarto grado sono allora date dalle soluzioni delle due equazioni di secondo grado
dove t0 è una radice della risolvente. Infine, il teorema di Ruffini-Abel stabilisce che le equazioni algebriche di grado superiore al quarto non sono in generale risolubili per radicali.