RISORGIMENTO
(XXIX, p. 434; App. III, II, p. 622)
Gli studi sul R. hanno ricevuto un innegabile impulso dalle celebrazioni centenarie dell'unificazione politica italiana, che diedero luogo non solo a mostre significative e a congressi internazionali di ampio respiro (come quelli dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano tenutisi a Milano nel 1959, a Palermo-Napoli nel 1960 e a Torino nel 1961) ma anche a importanti iniziative editoriali, come la collana dell'editore Giuffrè "L'organizzazione dello Stato", in 10 volumi, diretta da A.M. Ghisalberti e coordinata da A. Caracciolo. Quelle manifestazioni confermarono il definitivo superamento, nel campo degli studi, di ogni agiografica concezione del R., già abbandonata, del resto, dalla migliore storiografia sempre attenta all'ammonimento espresso da G. Volpe fin dal 1921 (in una recensione alla Storia del Risorgimento politico d'Italia di I. Raulich) a non identificare la storia del R. con la storia del patriottismo italiano. Non è privo di significato il fatto che proprio a ridosso della ricorrenza centenaria ci si sia interrogati anche sulla presenza della tradizione liberale del R. nella realtà politica italiana contemporanea, e che l'interrogativo abbia avuto da parte di due storici come R. Moscati e R. Romeo, di comune matrice ''liberale'' ma di diversa generazione, una risposta affermativa dal primo e negativa dal secondo.
Il definitivo abbandono di ogni atteggiamento agiografico è stato accompagnato da un allargamento degli studi sul R. che infatti, nell'ultimo trentennio (anni Sessanta-Novanta), hanno avuto in prevalenza come oggetto l'intera società italiana tra la fine del secolo 18° e gli inizi del 20°, colta in tutte le sue manifestazioni politiche, sociali, economiche, culturali, religiose, artistiche. Sono stati oggetto d'indagine quindi le condizioni degli antichi stati italiani esaminati nella loro realtà, indipendentemente dalla successiva soluzione unitaria, la grande trasformazione politica della penisola sfociata nell'unificazione, l'organizzazione dello stato unitario, il travaglio del Mezzogiorno, il sistema economico nazionale e lo sforzo per superare condizioni di arretratezza secolari. Né sono state trascurate le arti figurative, come dimostra il profilo storico artistico di C. Maltese (1960), che ha rinnovato gli studi sull'arte dell'Ottocento italiano con un'attenzione particolare al rapporto tra aspirazione all'unificazione politica della penisola e ''momento unitario'' dell'arte italiana.
Di conseguenza, con le tematiche strettamente politiche si sono intrecciate sempre più spesso ricerche sistematiche, spesso su base regionale, riguardanti le dinamiche socio-economiche, i fatti demografici e finanziari, l'agricoltura e l'industria, lo sviluppo e l'istruzione. Quest'allargamento di prospettive ha rappresentato un aspetto e una conferma di quel rinnovamento storiografico che aveva avuto inizio a metà degli anni Cinquanta, quando l'Italia, sul punto di fare il suo ingresso fra le maggiori nazioni industrializzate, aveva cominciato a interrogarsi sulle origini e sui caratteri della sua formazione industriale. La questione, tradizionalmente riservata agli studiosi di storia economica, o comunque agli specialisti che erano soliti affrontare i temi connessi ai problemi dello sviluppo, questa volta coinvolse direttamente anche quanti studiavano la trasformazione della società italiana, le sue strutture politiche e amministrative, le classi subalterne, i movimenti politici, la classe dirigente, la sua composizione sociale.
A questa collaborazione tra storici ed economisti − già a lungo discussa nella Rivista di storia economica fondata nel 1936 da L. Einaudi e auspicata da eminenti studiosi come A. Sapori, F. Chabod e G. Luzzatto (v. A. Caracciolo, La formazione dell'Italia industriale, 1963) − aveva dato l'avvio concreto R. Romeo con i due saggi La storiografia politica marxista e Problemi dello sviluppo capitalistico in Italia dal 1861 al 1887 (in Nord e Sud, 1956 e 1958, poi in Id., Risorgimento e capitalismo, 1959). Il grande dibattito sullo sviluppo economico italiano, che ne derivò, coinvolse quindi, oltre gli storici dell'economia, gli storici del R., dell'Italia unita, dell'età giolittiana, dell'Italia contemporanea. Spiegare, infatti, lo sviluppo degli anni Ottanta del 19° secolo e la rivoluzione industriale degli inizi del Novecento con l'indispensabile funzione preparatoria svolta in Italia, nei primi due decenni dopo l'unificazione politica, dall'accumulazione di capitale presso i proprietari fondiari, resa possibile dall'accresciuta produzione agraria e dalla compressione dei consumi del mondo contadino (Romeo), ovvero negare o ridimensionare questo processo di accumulazione e attribuire il ritardo della formazione della grande industria in Italia a una struttura creditizia modesta e non adeguata, superata soltanto con la creazione delle nuove banche miste di tipo tedesco (A. Gerschenkron), comportava anche un giudizio assai diverso sulla classe dirigente liberale.
Riprendendo l'insegnamento di M. Bloch, secondo cui "in una società qualunque essa sia, tutto si lega e condiziona vicendevolmente, la struttura politica e sociale, l'economia, le credenze, le manifestazioni più elementari come le più sottili della mentalità", quest'integrazione dell'analisi storica con l'analisi economica fu accompagnata dall'esigenza di un allargamento della ricerca storica nella direzione delle scienze sociali, che venne discussa con particolare impegno dalla cultura storica internazionale dalla metà degli anni Cinquanta agli anni Sessanta e diffusa in Italia nel decennio successivo (Colloquio dell'Ecole Normale Supérieure di Saint-Cloud del maggio 1965, in L'histoire sociale. Sources et méthodes, 1967; trad. it., 1975). Alle nuove tendenze storiografiche s'ispirarono alcune tra le maggiori iniziative editoriali italiane degli anni Settanta e Ottanta pubblicate da parte di grandi case editrici (Einaudi, UTET, Edizioni Scientifiche Italiane, Teti, La Nuova Italia), come le diverse storie d'Italia che "per la rilevanza delle energie intellettuali mobilitate, l'audacia, in qualche caso, degli obiettivi storiografici dichiaratamente perseguiti, l'importanza, data l'ampiezza del mercato a cui si sono rivolte, assunta nella formazione della coscienza storica di larghe fasce di opinione pubblica neoacculturata, hanno nettamente superato le poche iniziative di questo tipo realizzate nel precedente ventennio" (Pescosolido 1989, p. 37).
Queste storie generali − nelle quali il R. e l'Italia unita occupano sempre un posto di rilievo − presentano dimensioni e caratteristiche diverse: alcune risalgono al mondo antico, altre alla caduta dell'Impero romano, altre infine si limitano all'esame degli avvenimenti dell'ultimo secolo e mezzo. Diversa anche la loro caratterizzazione storiografica: ispirata in genere alla lezione della scuola francese delle Annales è la Storia d'Italia Einaudi, che proprio nei volumi dedicati al Settecento e all'Ottocento preunitario (J. Stuart Woolf, A. Caracciolo, N. Badaloni, F. Venturi) e all'Italia unita, còlta nel suo aspetto politico-sociale (E. Ragionieri), economico (V. Castronovo) e culturale (A. Asor Rosa), ha raggiunto forse i risultati più convincenti. Attente alla salvaguardia dell'eredità dello storicismo crociano, ma aperte nel contempo a suggestioni ed esperienze della realtà culturale contemporanea, la Storia d'Italia della UTET, diretta da G. Galasso, e la Storia dell'Italia contemporanea, diretta da R. De Felice per le Edizioni Scientifiche Italiane; di orientamento marxista la Storia della società italiana dell'editore Teti, diretta da G. Cherubini, F. Della Peruta, E. Lepore, G. Mori, G. Procacci, R. Villari, che ricostruisce, in un ampio arco di tempo che prende le mosse dall'antichità, le trasformazioni sociali, politiche, economiche e culturali dell'Italia; nato sul finire degli anni Settanta da un'esigenza di "integrazione sostanziale e non formale tra la storia, l'economia, la sociologia, il diritto, l'antropologia, la psicologia e le altre scienze sociali" è invece Il mondo contemporaneo, un'iniziativa di F. Levi, U. Levra, N. Tranfaglia per La Nuova Italia, nella quale le ''voci'' alfabetiche − di taglio prevalentemente storiografico − dedicate all'Italia dell'Ottocento e del Novecento occupano i primi tre volumi (Storia d'Italia).
Accanto a queste opere collettive, nelle quali, anche se la ricostruzione del singolo periodo è dovuta a un unico studioso, l'impianto generale è necessariamente comune, il trentennio passato ha visto concludersi storie generali frutto di iniziative singole che, se non possono offrire la ricchezza di motivi presenti nelle ricostruzioni a più voci, guadagnano però in unitarietà di concezione e compattezza di disegno. Tra queste, la Storia del Risorgimento e dell'unità d'Italia, iniziata nel lontano 1933 da C. Spellanzon (voll. 1-5) e che ha conservato, nei volumi pubblicati tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta da E. Di Nolfo (voll. 6-8), quella larghezza di documentazione e quel rigore scientifico già apprezzati da A. Omodeo, e la Storia dell'Italia moderna di G. Candeloro in 11 volumi (1956-86), in cui la chiara ispirazione gramsciana non nuoce a una ricostruzione equilibrata e scrupolosa, che riesce, tra l'altro, a tener ferma l'unità concettuale degli aspetti propriamente politici con quelli economici e culturali. A un'esigenza di narrazioni complessive, scientificamente fondate ma non appesantite da apparati di note, e rivolte quindi anche a un pubblico di non specialisti, hanno risposto alla fine degli anni Sessanta la Storia degli italiani di G. Procacci (il 2° volume riguarda l'Italia tra il Settecento e la 2ª guerra mondiale) e, tra la fine degli anni Settanta e i primissimi anni Novanta, i volumi della casa editrice Il Mulino dedicati al R. (A. Scirocco), all'età liberale (R. Romanelli), all'età giolittiana (E. Gentile), e La storia dell'Ottocento. Dalla restaurazione alla ''belle époque'' (1992), di F. Della Peruta per la Le Monnier.
Nel trentennio decorso si è progressivamente rafforzata l'azione volta a mettere a disposizione degli studiosi strumenti bibliografici adeguati e nuove fonti. Tra i primi va ricordata la grande Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A.M. Ghisalberti (1971-77), un'opera di vasto respiro, curata da E. Morelli e realizzata da oltre 40 collaboratori, strumento di consultazione indispensabile per chi studi il R. e l'Italia unita fino alla prima guerra mondiale. Per quanto riguarda la sistematica pubblicazione di fonti devono essere ricordate, oltre agli Istituti per la storia del Risorgimento e per l'età moderna e contemporanea, e alla Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici (le prime cinque serie dei Documenti diplomatici italiani riguardano l'Italia dal 1861 al 1918), le attività delle commissioni nazionali editrici degli scritti di G. Mazzini, di C. Cavour e di G. Garibaldi. La prima ha pubblicato i preziosi Indici dell'Edizione nazionale degli scritti editi e inediti di Mazzini e gli Zibaldoni giovanili; per la commissione cavouriana C. Pischedda e collaboratori hanno proceduto, a partire dagli anni Sessanta, a una nuova edizione dell'Epistolario di Cavour; per la commissione garibaldina è in corso di pubblicazione dal 1973 una nuova edizione dell'Epistolario di Garibaldi.
È stato già osservato che rispetto al primo ventennio postbellico gli studi sul Settecento e sull'Ottocento hanno mostrato nei decenni successivi "minore originalità e vigore", anche se si è aggiunto che ciò che si era perduto in vigore polemico e in originalità d'impostazione lo si era poi guadagnato "in una più sicura disciplina di ricerca, in una maggiore consapevolezza della complessità degli intrecci, in una più varia articolazione dei temi, e soprattutto nella presenza di un più folto numero di ricerche e di ricercatori" (Villani 1989, p. 168). Questo giudizio conserva tuttora la sua sostanziale validità, come è dimostrato dal gran numero di ricerche e soprattutto dalla varietà di approcci che caratterizzano la produzione storiografica più recente. E così gli studi sull'Italia fra la fine del Settecento e la restaurazione hanno ribadito la frattura tra riformismo settecentesco e giacobinismo, sottolineando la novità rappresentata da quest'ultimo, ma hanno anche contrapposto il momento rivoluzionario, innovativo e di rottura, a quello napoleonico, più raccolto, e volto al consolidamento delle precedenti conquiste. Una storiografia per lo più tesa in precedenza alla ricostruzione del pensiero e dei movimenti politici si è arricchita con ricerche volte alla ricostruzione delle strutture socio-economiche (nuovo assetto della proprietà dopo la vendita dei beni nazionali) e del funzionamento delle istituzioni (consigli provinciali e distrettuali e singoli funzionari) nonché dei mutamenti antropologici e delle mentalità (A. Saitta, F. Diaz, P. Villani, M. Berengo, C. Zaghi, C. Capra).
Nel mondo della restaurazione, e in genere nell'Italia preunitaria, sono stati oggetto di indagini proficue il rapporto tra il potere e la cultura, la formazione dell'opinione pubblica, gli editori, la storia della stampa e la diffusione dell'istruzione (M. Berengo, V. Castronovo, D. Bertoni Jovine, G. Ricuperati, M. Roggero), la vita sociale e il movimento democratico (Della Peruta 1975), la complessa realtà meridionale studiata nelle istituzioni e nella società (A. Scirocco, G. Aliberti).
Mondo della restaurazione europea e crisi del sistema di stati italiani rappresentano lo sfondo della grande biografia di Cavour, apparsa tra il 1969 e il 1984, con la quale Romeo ha risposto anzitutto al problema di grande rilevanza, nel campo della conoscenza storica e in quello della coscienza civile e politica, della trasformazione dell'Italia da nazione culturale in nazione politica. Al di là delle nuove acquisizioni e delle radicali correzioni di giudizi storiografici − riguardanti il formarsi della riflessione politica di Cavour negli anni Quaranta e la sua collocazione nel contesto culturale europeo, la nascita del connubio e il collegamento tra il centro-sinistra di Rattazzi e la democrazia quarantottesca, il passaggio dal protezionismo al liberismo negli stati sardi − rese possibili da un imponente scavo archivistico e dall'uso di nuovi strumenti d'indagine, come le tecniche quantitative, il Cavour di Romeo ha affrontato anche il problema del rapporto tra storia politica e storia sociale. La biografia di un uomo politico è per Romeo "essenzialmente storia politica", ma nessuna storia politica, a suo giudizio, può esimersi dall'analizzare a fondo la materia su cui si esercita, cioè le forze presenti nella società che i movimenti politici cercano di dominare e d'indirizzare: in tal modo la rivendicazione del primato della storiografia politica e del ruolo dell'individuo nel processo storico presuppone una seria e approfondita analisi della realtà economico-sociale e delle forze che in essa si manifestano.
Mentre la polemica sullo sviluppo dell'Italia postunitaria (F. Bonelli, V. Castronovo, L. De Rosa, G. Mori, A. Caracciolo, G. Are, G. Pescosolido) aveva avuto per lo più come protagonisti storici di formazione crociana o gramsciana, a partire dalla fine degli anni Settanta, e soprattutto negli anni Ottanta, è stato messo in dubbio che la storia politica o politico-economica potesse continuare a essere l'osservatorio privilegiato dal quale esaminare i mutamenti dell'Italia postunitaria (P. Villani, A. Caracciolo, P. Macry) secondo un ''paradigma storicistico'' comune alle correnti storiografiche idealiste e marxiste. L'apertura ai metodi e ai temi delle scienze sociali (G. Levi, E. Grendi, R. Romanelli, A.M. Banti) ha comportato lo sviluppo della storia urbana, della demografia storica, della storia orale, della storia delle donne, della microstoria, con un recupero della petite histoire, per dirla con M. Agulhon, e della storia della sociabilité. Il dibattito che ne è seguito ha contribuito anche a modificare aree di ricerca già largamente arate: gli studi sulla storia del Mezzogiorno, per es., si sono andati distaccando dal vecchio meridionalismo e dalla tradizionale coincidenza tra storia del Mezzogiorno e storia della questione meridionale, per dare del problema una lettura non ideologica ma compiutamente storica (P. Bevilacqua, Breve storia dell'Italia meridionale dall'Ottocento a oggi, 1993). La storia della scuola, che nei primi anni Ottanta era stata oggetto di approfondite ricerche su base regionale (S. Pivato, G. Bonetta) o attente a cogliere il nesso tra questione scolastica e trasformazione del paese (G.C. Lacaita, M. Barbagli, G. Vigo, M. Raicich, S. Soldani), più recentemente è stata alimentata da una sistematica pubblicazione di fonti (L'istruzione normale dalla legge Casati all'età giolittiana, 1994; Il Consiglio superiore della pubblica istruzione 1848-1928, 1994; L'istruzione classica 1861-1910, 1994) e da opere volte a ripercorrere la costruzione della nostra identità nazionale attraverso l'esame della funzione svolta dalle istituzioni educative (Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, 1993). Le stesse biografie di personaggi di rilievo dell'Italia ottocentesca hanno risentito del rinnovato clima storiografico.
Ne fornisce un ottimo esempio l'ampio lavoro dedicato a Q. Sella da G. Quazza (L'utopia di Quintino Sella. La politica della scienza, 1992), nel quale il taglio narrativo è integrato da approcci che vanno dalla biologia alla psicologia, dall'economia alla statistica. Del politico di Biella, che proveniva, a differenza della grande maggioranza della classe dirigente risorgimentale, dalla borghesia imprenditoriale e non dal patriziato o dalla borghesia agraria, Quazza ha ricostruito, utilizzando una larghissima documentazione, "la lezione della comunità natìa, dell'educazione familiare, dell'autoeducazione" per giungere alla formulazione della sua ''utopia'', la politica della scienza − basata "sulla formazione della persona e sull'unità del sapere" al di là della contrapposizione delle due culture −, condizione essenziale per una convivenza pacifica fra i singoli e fra i popoli.
Il rinnovato interesse per i problemi delle nazionalità, suscitato dal crollo del sistema politico internazionale instaurato dal dopoguerra a partire dalla fine degli anni Ottanta, ha investito anche il R. e lo stato unitario, ma, in larga misura, si è trattato di ricerche volte non a una migliore comprensione del nostro passato, ma alla sua utilizzazione per una battaglia politica in corso: pubblicistica politica, pertanto, e non lavoro propriamente storico.
Bibl.: Bibliografie ed edizioni di fonti: Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A.M. Ghisalberti, a cura di E. Morelli, 4 voll., Firenze 1971-77; G. Mazzini, Indici degli Scritti editi e inediti, 3 voll., in più tomi, a cura di G. Macchia, Imola 1961-74; Id., Zibaldone giovanile, a cura di A. Codignola, M.L. Trebiliani e L. Zappia, 4 voll., ivi 1965-90; Lettere a Mazzini di familiari ed amici 1834-1839, a cura di S. Gallo ed E. Melossi, 2 voll., ivi 1986; C. Cavour, Epistolario, a cura di C. Pischedda e altri, 13 voll., Bologna e poi Firenze 1962-92; Tutti gli scritti di C. Cavour, a cura di C. Pischedda e G. Talamo, 4 voll., Torino 1976-78; C. Cavour, Diari 1833-1856, a cura di A. Bogge, 2 voll., Roma 1991; G. Garibaldi, Epistolario, a cura di G. Fonterossi, S. Candido, E. Morelli, L. Sandri, G. Giordano, M. De Leonardis, S. La Salvia, G. Monsagrati, 9 voll., Roma 1973-92; M. d'Azeglio, Epistolario 1819-1866, i (1819-1840), ii (1841-1845), a cura di G. Virlogeux, Torino 1987 e 1989; Q. Sella, Epistolario, a cura di G. e M. Quazza, 3 voll., Roma 1980-91; L. Valerio, Carteggio 1825-1865, i, 1825-1841, a cura di L. Firpo e A. Viarengo, Torino 1991; L'istruzione normale dalla legge Casati all'età giolittiana, a cura di C. Covato e A.M. Sorge, Roma 1994; Il Consiglio superiore della pubblica istruzione 1847-1928, a cura di G. Ciampi e C. Santangeli, ivi 1994; L'istruzione classica 1861-1910, a cura di G. Bonetta e G. Fioravanti, ivi 1994 ("Archivio centrale dello Stato. Fonti per la storia della scuola", i, ii, iii).
Storiografia: R. Romeo, La storiografia italiana sul Risorgimento e sull'Italia unitaria (1815-1915) nel secondo dopoguerra, in Id., Il giudizio storico sul Risorgimento, Catania 1966 e 1987, pp. 105-41; R. Moscati, La storiografia italiana del dopoguerra sul periodo 1815-1870, e L. Valiani, La storiografia italiana sul periodo 1870-1915, in AA.VV., La storiografia italiana negli ultimi vent'anni, 2 voll., Milano 1970, vol. 2°; Grandi problemi della storiografia del Risorgimento, Atti del 48° congresso di storia del Risorgimento italiano, Roma 1978; R. Romeo, L'Italia unita e la prima guerra mondiale, Roma-Bari 1978; S. Soldani, Risorgimento, in Il mondo contemporaneo. Storia d'Italia, iii, Firenze 1978; L'Italia unita nella storiografia del secondo dopoguerra, a cura di N. Tranfaglia, Milano 1980; P. Villani, L'età rivoluzionaria e napoleonica, A. Scirocco, Il periodo 1815-1870, e G. Pescosolido, Il periodo 1870-1915, in La storiografia italiana degli ultimi vent'anni, ii: Età moderna, e iii: Età contemporanea, Roma-Bari 1989 (rispettivamente pp. 163-207 e pp. 3-33, 35-103); La storiografia sull'Italia contemporanea. Atti del convegno in onore di G. Candeloro, Pisa 9-10 novembre 1989, a cura di C. Cassina, Pisa 1991; G. Talamo, La storiografia sull'Italia risorgimentale, postunitaria e contemporanea e l'Archivio centrale dello Stato, in L'Archivio centrale dello Stato 1953-1993, Roma 1993, pp. 21-80.
Opere di carattere generale: dopo il 1960 G. Candeloro ha proseguito (per la Feltrinelli, Milano) la sua Storia dell'Italia moderna, iniziata alcuni anni prima (i: Le origini del Risorgimento, 1956; ii: Dalla restaurazione alla rivoluzione nazionale, 1958), dedicando cinque volumi al periodo intercorrente tra l'elezione di Pio ix e la prima guerra mondiale: iii: La rivoluzione nazionale, 1846-1849, 1960; iv: Dalla rivoluzione nazionale all'Unità, 1849-1860, 1964; v: La costruzione dello Stato unitario, 1860-1871, 1968; vi: Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio, 1871-1896, 1970; vii: La crisi di fine secolo e l'età giolittiana, 1896-1914, 1974; G. Galasso, Le forme del potere, classi e gerarchie sociali (nei capp. iv: Riforme, rivoluzione e restaurazione, e v: Risorgimento e Italia contemporanea, pp. 509-79), in Storia d'Italia (Einaudi), I caratteri generali, Torino 1972; Id., L'Italia come problema storiografico, in Storia d'Italia (UTET), ivi 1979; Amministrazione della giustizia e poteri di polizia dagli Stati preunitari alla caduta della Destra, Atti del 52° congresso di storia del Risorgimento italiano, Roma 1986; G. Spadolini, Autunno del Risorgimento. Mito e contraddizioni dell'unità, Firenze 1986; Id., Ottocento minore e maggiore. Personaggi e problemi della vecchia Italia, ivi 1992; U. Levra, Fare gli Italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento, Torino 1992; Fare gli italiani. Scuola e cultura nell'Italia contemporanea, a cura di S. Soldani e G. Turi, Bologna 1993; P. Bevilacqua, Breve storia dell'Italia meridionale dall'Ottocento ad oggi, Roma 1993; E. Passerin d'Entrèves, La formazione dello Stato unitario, a cura di N. Raponi, ivi 1993.
Altre sintesi generali: G. Procacci, Storia degli italiani, 2 voll., Bari 1968; G. Carocci, Storia d'Italia dall'unità ad oggi, Milano 1975; E. Gentile, L'Italia giolittiana, Napoli 1977 (nuova ed. Bologna 1990); R. Romanelli, L'Italia liberale (1861-1990), Bologna 1979 (nuova ed. ivi 1990); A. Capone, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, Torino 1981; F. Della Peruta, Società e classi popolari nell'Italia dell'Ottocento, Palermo 1985; A. Galante Garrone, L'albero della libertà. Dai giacobini a Garibaldi, Firenze 1987; P.L. Ballini, Le elezioni nella storia d'Italia dall'Unità al fascismo. Profilo storico-statistico, Bologna 1988; A. Aquarone, I problemi dell'Italia unita. Dal Risorgimento a Giolitti, Firenze 1989; A. Scirocco, L'Italia del Risorgimento, Bologna 1990. La realtà italiana è esaminata con un taglio comparativo nei volumi di AA.VV., Borghesie europee dell'Ottocento, a cura di J. Kocka, Venezia 1989 (il saggio dedicato alla borghesia italiana è di M. Meriggi, pp. 161-85), e Immagini a confronto: Italia e Germania dal 1830 all'unificazione nazionale, a cura di A. Ara e R. Lill, Bologna 1991.
Sul rapporto arti figurative-Risorgimento: C. Maltese, Storia dell'arte italiana 1785-1943, Torino 1960; Id., La pittura italiana dell'Ottocento e il Risorgimento, in Arte antica e moderna, luglio-settembre 1962, pp. 280-85; C. Cartiglia, Pittura e storia. Lavoro e classi povere in Italia 1850-1915, Firenze 1990; A. Finocchi, Arte e storia, in Risorgimento. Mito e realtà, Milano 1992, pp. 17-21.
Sui ''luoghi della memoria'': B. Tobia, Una patria per gli italiani, Roma-Bari 1991; M. Isnenghi, L'Italia in piazza. I luoghi della vita pubblica dal 1848 ai giorni nostri, Milano 1994.
Sul Settecento giacobino e sull'Italia napoleonica: C. Capra, Giovanni Ristori. Da illuminista a funzionario, Firenze 1968; A. Visceglia, Genesi e fortuna di una interpretazione storiografica: la rivoluzione napoletana del 1799 come ''rivoluzione passiva'', in Annali della Facoltà di Magistero dell'Università di Lecce, 1 (1970-71), pp. 6-47; P. Villani, Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione, Bari 1973; A. Saitta, Spunti per uno studio degli atteggiamenti politici e dei gruppi sociali nell'Italia giacobina e napoleonica, in Annuario dell'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, Roma 1975, pp. 269-92; P. Notario, La vendita dei beni nazionali in Piemonte nel periodo napoleonico (1800-1814), Milano 1980; C. Zaghi, Potere, chiesa e società. Studi e ricerche sull'Italia giacobina e napoleonica, Napoli 1984; M. Caffiero, La nuova era. Miti e profezie dell'Italia in Rivoluzione, Genova 1991.
Recenti pubblicazioni di fonti sul periodo giacobino: Le dolci catene. Testi della controrivoluzione cattolica in Italia, a cura di V.E. Giuntella, Roma 1988; Le Costituzioni italiane 1796-1799, a cura di M. D'Addio, C. Ghisalberti, G. Negri, Salvatore M. Sechi, F. Sofia, ivi 1993.
Su singoli momenti, movimenti e personaggi dell'Italia preunitaria: E. Morelli, L'Inghilterra di Mazzini, Roma 1965; F. Traniello, Società religiosa e società civile in Rosmini, Bologna 1966; R. Romeo, Cavour e il suo tempo, 3 voll., Roma-Bari 1969-84; G. Talamo, La formazione politica di Agostino Depretis, Milano 1970; F. Pitocco, Utopia e riforma religiosa nel Risorgimento. Il sansimonismo nella cultura toscana, Bari 1972; S. Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata 1841-1848, Firenze 1972; F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il ''partito d'azione'', 1830-1845, Milano 1975; S. La Salvia, Giornalismo lombardo: gli ''Annali universali di statistica'' (1824-1844), Roma 1977; A. Galante Garrone, F. Della Peruta, La stampa italiana del Risorgimento, Bari 1979; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980; L. Russi, Carlo Pisacane. Vita e pensiero di un rivoluzionario, Milano 1982; R. Ugolini, Garibaldi. Genesi di un mito, Roma 1982; E. Morelli, Mazzini. Quasi una biografia, ivi 1984; F. Rizzi, La coccarda e le campane. Comunità rurali e repubblica romana nel Lazio (1848-1849), ivi 1988; M. Brignoli, Massimo d'Azeglio. Una biografia politica, Milano 1988; AA.VV., Saggi mazziniani dedicati a Emilia Morelli, Genova 1990; Chiesa e prospettive educative in Italia tra Restaurazione e Unificazione, a cura di L. Pazzaglia, Brescia 1994.
Su Pio ix: G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974; Id., Pio IX (1851-1866), ivi 1986; Id., Pio IX (1867-1878), ivi 1990.
Sugli stati preunitari: R. Romeo, Dal Piemonte sabaudo all'Italia liberale, Torino 1963; A. Lepre, Storia del Mezzogiorno d'Italia, ii, Dall'antico regime alla società borghese, 1657-1860, Napoli 1986; M. Meriggi, Il regno lombardo veneto, Torino 1987; Le città capitali degli Stati preunitari, Atti del 53° congresso di storia del Risorgimento italiano, Roma 1988; Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società, istituzioni, a cura di A. Massafra, Bari 1988; Scuola e stampa nel Risorgimento, a cura di G. Chiosso, Milano 1989.
Sull'Italia postunitaria: R. Romeo, Breve storia della grande industria in Italia 1861-1961, Bologna 1961 (19724); F. Fonzi, Crispi e lo ''Stato di Milano'', Milano 1965; P. Scoppola, Coscienza religiosa e democrazia nell'Italia contemporanea, Bologna 1966; A. Scirocco, I democratici italiani da Sapri a Porta Pia, Napoli 1969; A. Capone, L'opposizione meridionale nell'età della Destra, Roma 1970; D. Mack Smith, Vittorio Emanuele II, Bari 1972; U. Levra, Il colpo di stato della borghesia. La crisi politica di fine secolo in Italia 1896-1900, Milano 1975; M. Belardinelli, Un esperimento liberal-conservatore. I governi di Rudinì 1896-1898, Roma 1976; V. Castronovo, L. Giacheri Fossati, N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale, Bari 1979; G. Verucci, L'Italia laica prima e dopo l'unità 1848-1876, ivi 1981; M. Raicich, Scuola, politica e cultura da De Sanctis a Gentile, Pisa 1981; 1861-1887. Il processo d'unificazione nella realtà del paese, Atti del 50° congresso di storia del Risorgimento italiano, Roma 1982; Storia della scuola e storia d'Italia dall'Unità ad oggi, a cura di D. Ragazzini, Bari 1982; G. Pescosolido, Agricoltura e industria nell'Italia unita, Firenze 1983; R. Romanelli, Il comando impossibile. Stato e società nell'Italia liberale, Bologna 1988; P. Macry, Ottocento. Famiglia, élites e patrimoni a Napoli, Torino 1988; L. Cafagna, Dualismo e sviluppo nella storia d'Italia, Venezia 1989; Problemi istituzionali e riforme nell'età crispina, Atti del 55° congresso di storia del Risorgimento italiano, Roma 1992; S. Polenghi, La politica universitaria italiana nell'età della Destra storica 1848-1876, Brescia 1993.
Su partiti e movimenti politici: G. Spadolini, I repubblicani dopo l'unità (1871-1980), Firenze 1960 (19804); Id., I radicali dell'Ottocento da Garibaldi a Cavallotti, ivi 1960 (19824); G. Arfè, Storia del socialismo italiano (1892-1926), Torino 1965; G. De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia, 2 voll., Bari 1966; I. Cervelli, I cattolici dall'unità alla fondazione del partito popolare, Bologna 1969; Z. Ciuffoletti, Storia del PSI. i: Le origini e l'età giolittiana, Roma-Bari 1992.
Sulle vicende costituzionali e legislative: G. Maranini, Storia del potere in Italia 1848-1947, Firenze 1979; C. Ghisalberti, Unità nazionale e unificazione giuridica in Italia, Roma-Bari 1982; Id., Storia costituzionale d'Italia 1848-1948, ivi 1986; Id., Modelli costituzionali e stato risorgimentale, Roma 1987.