risplendere (resplendere)
In un passo del Convivio (III XIV 5) D. afferma che l'usanza de' filosofi è... di chiamare ‛ splendore ' [il lume], in quanto esso è in altra parte alluminata ripercosso. Allorquando è riferito a ‛ luce ', r. vale perciò " riverberarsi ", " riflettersi " in modo intenso, vivido e diffuso: dopo il tramonto del sole, lo ciel, che sol di lui prima s'accende, / subitamente si rifà parvente / per molte luci, in che una risplende (Pd XX 6); secondo la scienza del tempo, infatti, nelle stelle si riflette la luce della sorgente solare (cfr. Cv II XIII 15 del... lume [del sole] tutte l'altre stelle s'informano). Altri esempi in Pd Il 105, XXIX 26.
Pur essendo suggerito dall'autorità di Virgilio (Aen. XI 207-208 " undique vasti / ... crebris conlucent ignibus agri "), a quest'accezione può forse riallacciarsi anche If XXVI 31 di tante fiamme tutta risplendea / l'ottava bolgia: le pareti rocciose riverberano, come una superficie speculare, la luce delle fiamme.
Da Cv III XIV 4 [Dio] pinge la sua virtù in cose per modo di diritto raggio, e in cose per modo di splendore reverberato; onde ne le Intelligenze raggia la divina luce sanza mezzo, ne l'altre si ripercuote da queste Intelligenze prima illuminate, si desume che splendore è l'irradiazione dell'Idea divina che prende sussistenza nelle creature (cfr. Pd XIII 52 ss.); r., in senso figurato, assume il valore di verbo tecnico usato nel linguaggio dottrinale quando si vuole affermare che una creatura ha pienamente attuato il proprio esemplare divino. L'esempio più perspicuo di questo uso si ha in Pd XXIX 15. Rispondendo a una domanda inespressa di D., Beatrice spiega perché Dio abbia creato: Non per aver a sé di bene acquisto, / ch'esser non può, ma perché suo splendore / potesse, risplendendo, dir " Subsisto "; la creazione è dunque atto gratuito dell'Amore divino e suo fine ultimo e primario è permettere allo splendore riflesso della luce di Dio (e cioè alla sostanza creata), di prender coscienza e letizia del proprio essere (cfr. Tommaso Cont. Gent. II 46 " Ad productionem creaturarum nihil aliud movet Deum, nisi sua bonitas quam rebus aliis communicare voluit secundum modum assimilationis ad ipsum "). In modo del tutto analogo, Beatrice, speranza de' beati (Vn XIX 8 28), è un'anima che... risplende fin su nel cielo (§ 7 18); s. Tommaso dice di sé: io del ... raggio resplendo / ... ne la luce etterna (Pd XI 19). E si veda anche Pd XV 21, XVI 30 (dove però risplendere ha valore intensivo e indica che Cacciaguida brilla di più vivo fulgore per dimostrare il suo gradimento per la domanda rivoltagli da D.). Cfr. anche, con uso analogo, Rime XC 29 nel suo venir li raggi tuoi, / con li guai mi risplende, / saliron tutti su ne gli occhi suoi: " nel momento in cui l'immagine della giovane entrava nella mente del poeta, i raggi di Amore per mezzo dei quali ella gli risplendeva in tutta la sua bellezza, si concentrarono tutti negli occhi di lei " (Barbi-Pernicone).
Conserva lo stesso valore, ma con una sfumatura intransitiva mediale, quando il soggetto è un sostantivo astratto, sempre con riferimento all'azione causale di Dio sulle creature: Pd I 2 La gloria di colui che tutto move / per l'universo penetra, e risplende; III 59, V 7, X 85. Poiché Dio opera nelle Intelligenze motrici per modo di diritto raggio e nelle altre creature per modo di splendore reverberato dalle Intelligenze (Cv III XIV 4, già citato), vada qui anche l'esempio di II IV 17 non avendo di loro [Intelligenze] alcuno senso... pure risplende nel nostro intelletto alcuno lume de la vivacissima loro essenza.
Ha significato più generico quando è riferito allo splendore dello sguardo o indica la presenza di una dote spirituale: Rime dubbie III 5 4 Nel mezzo de la mente mia risplende / un lume de' belli occhi ond'io son vago; Cv IV XXIII 2 nobilitade luce e risplende per tutta la vita del nobile; e così II X 5, IV VIII 2, XI 6, XX 8. V. anche SPLENDERE.