RISTORO da Campi Bisenzio
RISTORO da Campi Bisenzio (fra Ristoro da Campi). – Presunto architetto dell’Ordine domenicano, attivo nel Duecento a Firenze. Nell’edizione giuntina delle Vite degli artisti (1568), dopo aver ricordato una tavola di Gaddo Gaddi nella cappella dei Minerbetti, aggettante sul tramezzo da lui stesso appena distrutto di S. Maria Novella a Firenze, Giorgio Vasari fornisce notizie sulla chiesa tratte da una perduta cronica di quel convento domenicano, che definisce «libretto antico»: architetti del cantiere avviato nel marzo 1278 (1279 secondo lo stile comune) sarebbero stati i frati domenicani Giovanni da Firenze e Ristoro da Campi, che avrebbero ricostruito anche i ponti alla Carraia e di S. Trinita rovinati per l’alluvione del 1264. Fra Giovanni Carli (Iohannes Caroli), nelle sue Vitae nonnullorum fratrum ordinis praedicatorum del 1497 (Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana, Pl. LXXXIX infer., 21, c. 45r), aveva solo riferito che si diceva che la presente chiesa fosse stata costruita da frati conversi del convento, cui si devono anche i ponti di S. Trinita e alla Carraia, facendo poi i nomi di fra Pasquale, fra Ranieri, detto Greco, e fra Jacopo Passavanti come dei «Fabricae praecipui cooperatores» che si sarebbero succeduti fra Due e Trecento. Tutti questi nomi appaiono arbitrariamente attinti al Necrologio del convento (Firenze, Archivio di Santa Maria Novella), compilato dal 1280 da fra Pietro Galigai de’ Macci (morto nel 1301) e via via aggiornato e integrato in seguito, dove sono stati registrati al momento del loro decesso anche altri frati conversi – ma solo quelli originari del convento fiorentino – attivi anche come carpentieri e maestri di pietra, senza però specificarne il ruolo nel cantiere, come lo stesso fra Pietro Galigai, fra Mazzetto (morto nel 1310), fra Borghese (morto nel 1313) e fra Albertino di Cambio, detto Mazzante (morto nel 1319). Del converso fra Sisto, originario del vico di San Sisto nel Sesto di San Pancrazio a Firenze e morto nel convento di S. Sisto a Roma nel marzo del 1289 (stile fiorentino, 1290 stile comune), non viene menzionata alcuna specifica competenza (Necrologio, c. 8v), mentre del converso fra Giovanni di Brachetto da Campi (morto nel 1339), definito «bonus carpentarius et industrius [sic] in edificiis construendis», si ricorda che era stato nominato dal Comune di Firenze architetto del Ponte alla Carraia, distrutto dall’Arno nel 1333 (c. 27v).
Si deve invece a un’interpolazione, attribuita a fra Raffaele di Francesco da Monte Morello e databile fra il 1518 e il 1524, il passo sul converso fra Ristoro da Campi (c. 7r), significativamente privo di data di morte ma collocato fra necrologi del 1283 e 1284 (poiché la tradizione conventuale aveva spostato la data della posa della prima pietra dal 1279 al 1283), in cui si afferma che assieme a fra Sisto egli avrebbe costruito la chiesa di S. Maria Novella, due volte nel Palazzo dei Fiorentini (il Palazzo del Podestà o Bargello, fondato nel 1255, o forse il Palazzo dei Priori o Vecchio, fondato nel 1299), il Ponte alla Carraia e le prime volte del Palazzo dei Papi a Roma (quello Lateranense o quello Vaticano, voluto da Niccolò III, come in seguito si è creduto). Da qui attinsero poi l’erudizione domenicana (fra Modesto Biliotti nel 1586, fra Vincenzo Fineschi nel 1790) e la prima storiografia artistica (guide di Firenze, commenti a Vasari, Filippo Baldinucci nel 1681, Leopoldo Cicognara nel 1813) nel creare vere e proprie biografie artistiche di fra Sisto e Ristoro, in cui si saldavano le notizie fornite dal Necrologio interpolato nel Cinquecento con quelle vasariane, eliminando però, assieme al fasullo Giovanni da Firenze, anche il reale ma successivo Giovanni da Campi. Ai due presunti architetti Giuseppe Richa (1755) avrebbe in seguito attribuito la chiesa, in realtà trecentesca, di S. Remigio a Firenze, e fra Vincenzo Marchese (1845) quella di S. Maria sopra Minerva a Roma, edificio davvero coevo e confrontabile a quello di S. Maria Novella. La salutare smitizzazione si deve a Robert Davidsohn (1908), debolmente contraddetto da fra Vincenzo Chiaroni (1952), a sua volta dettagliatamente avversato – anche in base all’edizione filologica del Necrologio di fra Stefano Orlandi nel 1955 – da Ilaria Mariotti (1996).
Anche se restano dubbi su quando e come si è generato nel Quattro o Cinquecento il mito, la storiografia artistica più recente (Wackernagel, Paatz, Villetti, Bradford Smith, Cervini) concorda nell’attribuire il progetto di S. Maria Novella – discutibilmente anticipato già a ben prima della cerimonia della posa della prima pietra del 1279 – ad anonimi architetti interni all’Ordine domenicano, ma non necessariamente fiorentini. Resta irrisolta anche l’eventuale divisione delle mansioni di operaio e maestro di pietra e/o legname nonché architetto tra i frati conversi del convento. Si può comunque concordare con Chiaroni che la fonte di Vasari fosse una cronica ben più antica dei primi del Cinquecento, a quando la datava Davidsohn, identificabile forse con il perduto Liber vetus di fra Giovanni Tucci degli Infangati, che visse nel convento fiorentino tra il 1308 e il 1348. Forse vi si trovava solo un’affermazione generica sull’edificazione di S. Maria Novella da parte di frati conversi impiegati, per la loro competenza nella costruzione delle volte a crociera, tanto dal Comune di Firenze nel restauro dei ponti e per i palazzi pubblici quanto dalla stessa Santa Sede a Roma. Chiosando questo passo, magari in una nota a margine, un più tardo commentatore avrà fatto i nomi di fra Sisto, perché vissuto negli anni Ottanta del Duecento tra Firenze e Roma, e di fra Giovanni da Campi restauratore del Ponte alla Carraia, attinti al Necrologio. Riguardo a Giovanni da Campi che ‘restaurò’ un ponte a Firenze, si è poi verificato un increscioso sdoppiamento di persona: fra Giovanni da Firenze e fra ‘Restaurus’ (Ristoro) da Campi, e di entrambi ci si convinse che avessero operato con Sisto già nella seconda metà del Duecento.
Fonti e Bibl.: Necrologio di S. Maria Novella (dal 1280), a cura di S. Orlandi, Firenze 1955, pp. XXIV, LIII-LV, 6 s., 12, 14, 236-238, 240; G. Vasari, Le vite, I, Firenze 1568, p. 114; Id., Le vite (1568), a cura di G.G. Bottari, I, Roma 1759, p. 36; Id., Le vite (1568), a cura di T. Gentili - G.F. De’ Giudici - I. Hugford, I, Livorno-Firenze 1767, p. 292; Id., Le vite (1568), a cura di G. Della Valle, I, Siena 1791, pp. 305-309; Id., Le vite (1568), a cura di V. Marchese - C. Pini - C. Milanesi - G. Milanesi, I, Firenze 1846, pp. 299 s.; Id., Le vite (1568), a cura di R. Bettarini, II, Testo, Firenze 1967, p. 85, II, 1, Commento secolare, a cura di P. Barocchi, Firenze 1969, pp. 318-322; M. Bilioctus, Chronica pulcherrimae aedis magnique coenobii S. Mariae cognomento Novellae Florentinae civitatis (1586), in Analecta sacris ordinis fratrum praedicatorum, XVII (1909), pp. 199 s.; F. Bocchi, Le bellezze della città di Fiorenza, Firenze 1591, pp. 108 s.; Id. - G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, p. 373; F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua (1681-1728), a cura di F. Ranalli, I, Firenze 1845, p. 27; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, I, Firenze 1754, p. 258, III, 1755, p. 15; V. Fineschi, Memorie istoriche che possono servire alle vite degli uomini illustri del convento di S. Maria Novella di Firenze dall’anno 1221 al 1320, Firenze 1790, pp. XLVI, 128, 132, 341-346, 348-350; Guida al forestiero per osservare con metodo la rarità e bellezze di Firenze, Firenze 1793, p. 184; Firenze antica e moderna illustrata, VI, Firenze 1795, p. 309; L. Cicognara, Storia della scultura in Italia, II, Venezia 1813-1818, Prato 1823-1824, pp. 45 s.; V. Fineschi, Il forestiero istruito in S. Maria Novella, Firenze 1836, p. 13; V. Marchese, Memorie de’ più insigni scultori e architetti domenicani, I, Firenze 1845, pp. 30, 34, 44, 48-50, 117 s., 129-134; F. Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1856, p. 733; A. Ricci, Storia dell’architettura in Italia dal secolo IV al secolo XVIII, II, Modena 1857-1860, pp. 93 s.; Le opere di Giorgio Vasari, a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878, 1906, pp. 355 s.; J. Wood Brown, The dominican church of Santa Maria Novella at Florence, Edinburgh 1902, pp. 51-61; I.B. Supino, Arte pisana, Firenze 1904, p. 115; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, pp. 469-475; R. Diaccini, La basilica di S. Maria Novella, Firenze 1920, pp. 13 s.; R. Davidsohn, Firenze ai tempi di Dante, Firenze 1929, p. 460; M. Wackernagel, Zur älteren Baugeschichte von S. Maria Novella, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, III (1931), pp. 349-354; W. Paatz, Werden und Wesen der Trecento-Architektur in Toskana, Burg b.M. 1937, pp. 15 s., 156; N. Pevsner, The term ‘architect’ in the Middle Ages, in Speculum, XVII (1942), p. 559; V. Chiaroni, Il Vasari e l’architetto Fra Ristoro da Campi, costruttore della chiesa di Santa Maria Novella in Firenze, in Studi vasariani. Atti del Convegno internazionale..., Firenze... 1950, Firenze 1952, pp. 140-143; W.-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, III, Frankfurt a.M. 1952, pp. 663 ss.; S. Orlandi, S. Maria Novella e i suoi chiostri monumentali, Firenze 1956, p. 6; G. Villetti, Descrizione delle fasi costruttive e dell’assetto architettonico interno della chiesa di S. Maria Novella nei secoli XIII e XIV, in Bollettino della biblioteca della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’, XXVIII (1981), pp. 5 ss. (riedito in Ead., Studi sull’edilizia degli ordini mendicanti, Roma 2003, p. 156); C. Benocci, Niccolò III, i domenicani e la committenza di S. Maria sopra Minerva a Roma, in Roma anno 1300. Atti della IV settimana di Studi dell’arte medievale..., Roma... 1980, a cura di A.M. Romanini, Roma 1983, p. 587; E. Panella, Quel che la cronica conventuale non dice: Santa Maria Novella 1280-1330, in Memorie domenicane, n.s., XVIII (1987), p. 232; I. Mariotti, La creazione di un mito: Fra Sisto e Ristoro architetti della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, s. 4, I (1996), 1, pp. 249-278; E. Bradford Smith, Santa Maria Novella e lo sviluppo di un sistema gotico fiorentino, in Arnolfo di Cambio e la sua epoca. Costruire, scolpire, dipingere, decorare. Atti del Convegno internazionale..., Firenze, Colle di Val d’Elsa... 2006, a cura di V. Franchetti Pardo, Roma 2006, p. 293; F. Cervini, ‘Non racchiude l’indefinito gotico’. L’orizzonte internazionale di una novella architettura, in Santa Maria Novella, la basilica e il convento, I, Dalla fondazione al Tardogotico, a cura di A. De Marchi, Firenze 2015, pp. 38, 61, 84.