ristrutturazione
Il complesso delle decisioni e delle azioni con cui si dà nuova struttura organizzativa a enti o imprese economiche, in relazione a determinate nuove o mutate esigenze. La crescente competizione sui mercati, la rapida evoluzione della domanda e delle modalità di commercializzazione dei prodotti e, più in generale, la ricerca di migliori performance gestionali (anche nelle aziende pubbliche), comportano il continuo adattamento dell’azienda al mutato ambiente di riferimento. Quanto maggiori sono le forze che spingono verso il cambiamento, tanto più frequenti saranno le iniziative di r. messe in campo dall’azienda. In tale prospettiva, lungi dal configurarsi come un fenomeno straordinario nella vita dell’impresa, la r. costituisce la naturale conseguenza delle relazioni che essa intrattiene con il mercato, i clienti, i fornitori, i lavoratori, i portatori di capitale, l’amministrazione pubblica, la comunità nella quale si inserisce. Più in particolare, la r. si differenzia dalla mera riorganizzazione in quanto è attuata mediante nuovi investimenti (o disinvestimenti), nuovi metodi di lavorazione, nuove strutture di capitale (raccolto da soci o finanziatori) o innovazioni organizzative dirette a rendere l’azienda più efficiente e i prodotti più competitivi o più rispondenti alle richieste del mercato (quando l’innovazione riguarda il tipo di produzione si parla più propriamente di riconversione). Per altro verso, la r. si differenzia dal risanamento (➔) in quanto presuppone il miglioramento, o quanto meno il mantenimento, di soddisfacenti performance gestionali a seguito di nuove o mutate esigenze, laddove il secondo tipo di intervento è mirato a rimuovere conclamate disfunzionalità della gestione aziendale.
Per la r. del debito pubblico ➔ debito pubblico, ripudio del.