ritrarre (ritraere; retraere; ritrare, in rima; ritragge, III singol. indic. pres.)
Verbo ad alta frequenza, che si registra normalmente nella forma ‛ ritrarre '. Gl'infiniti ‛ ritraere ' e ‛ retraere ' ricorrono nel Convivio; ‛ ritrare ' è voce attestata nel volgare antico, come ‛ trare ' e altri suoi composti, formati, al pari di ‛ ritrare ', " per analogia sulla massa normale dei verbi con una sola liquida " (Contini).
Il verbo è adoperato in due accezioni fondamentali, l'una che implica idea di movimento (" ritirare "; frequente la forma intransitiva pronominale, con varie sfumature di significato); l'altra, da questa derivata, di " raffigurare " (anche con la parola; quindi " dire ", " esporre ").
1. Nella prima accezione è detto della vespa che ritragge l'ago (Pg XXXII 133), assunta come termine di paragone del drago che, a sé traendo la coda maligna, / trasse del fondo [del carro simboleggiante la Chiesa], e gissen vago vago (vv. 134-135). È sempre un " tirare indietro ", che si precisa però in un " deviare ", " distogliere ", il r. di questi altri luoghi, al figurato Dal qual [il lume] com'io un poco ebbi ritratto / l'occhio, lo sguardo..., Pg II 19; non mi ritraggono le passate passioni da cercare la veduta di costei, Vn XV 2; ritrassi le ville circunstanti / da l'empio cólto, dal paganesimo (Pd XXII 44).
In Cv IV V 14 il verbo ha costrutto assoluto: Chi dirà del cattivato Regolo... avere contra sé per amore di Roma, dopo la legazione ritratta [" ritiratasi "], consigliato...? (per l'altra possibile interpretazione di r. [" riferita "], cfr. la nota ad l. di Busnelli-Vandelli).
L'ombra di Casella, che si era ‛ tratta avante ' per abbracciare il poeta, alla meraviglia di lui che tenta di far altrettanto, e non vi riesce, si ritrasse, / e io, seguendo lei, oltre mi pinsi (Pg II 83; cfr. il v. 76); i barattieri, per sfuggire agli uncini dei diavoli, si ritraén [ " si ritiravano, si rituffavano ", Casini-Barbi] sotto i bollori, sotto la superficie della pece bollente (If XXII 30).
Ancora per " tirarsi indietro ", quindi " sottrarsi ", è detto, al figurato, sia di persone - perché non vuoli tu ritrarre te da tanta amaritudine? (Vn XXXVIII 3; il pronome è nella forma tonica) -, che di cose: Pd IV 111 Voglia assoluta non consente al danno; / ma consentevi in tanto in quanto teme, / se si ritrae [" tolsi via da tal male ", Vellutello], cadere in più affanno.
Per " radunarsi " in un punto determinato, in If III 106: le anime dannate, in attesa d'imbarcarsi, si ritrasser tutte quante insieme / ... a la riva malvagia. La '21 reca qui si raccolser, sulla testimonianza di vari codici; ma la lezione a testo, " oltre che il ‛ concentrarsi ', esprime anche la rapidità dell'atto: si ritrasser, ‛ accorsero ', com'è nel frequente uso dantesco... ed è la lezione da preferirsi perché più adatta al movimento di anime di trapassar... sì pronte " (Petrocchi, che rimanda a Pg II 71 e Pd V 101: cfr. Introduzione 169-170).
Allo stesso ambito di " stringersi " (tutto mi ritrassi [" mi accostai "] al duca mio, Pg I 110) va ricondotta l'accezione figurata di ‛ ritrarsi ' per " limitarsi ": Pd XXI 104 lasciai la quistione e mi ritrassi / a dimandarla [l'anima di s. Pier Damiano]... chi fue. Idea di movimento, sia pure figurato, c'è anche nella particolare accezione di Cv IV XXVIII 13 e 14 Marzia tornò a Catone ... e pregollo che la dovesse riprendere [in moglie]... E potemo così ritrarre la figura a veritade [cioè, " riportare " l'immagine al suo senso proprio]. Marzia fu vergine, e in quello stato si significa l'adolescenza; [poi si maritò] a Catone, e in quello stato si significa la gioventute.
2. L'altra accezione è quella di " rappresentare ", che si registra in Pg XII 65 Qual di pennel fu maestro o di stile / che ritraesse l'ombre e ' tratti ch'ivi / mirar farieno uno ingegno sottile?: " cioè fino dipintore... o disegnatore con stilo... lo quale... cavasse da quella scolpitura; e nota che propriamente si dice ritraere: imperò che l'apprensiva apprende, e poi che àe appreso l'obietto, ricava di dentro da sé, e produce fuora l'appreso ", Buti.
Ma più spesso è un ‛ rappresentare ' a parole, quindi " descrivere ", " narrare ": si veggion cose ch'uom non pò ritrare / per loro altezza, Rime LXV 4; m'apparecchiava a sostener la guerra / ... che ritrarrà [" idest, poetice repraesentabit ", Benvenuto] la mente che non erra, If II 6 (" ritraere è vocabulo fiorentino, che significa esemplare ", dice il Buti; il quale, a un'altra occorrenza del verbo - quel che mi convien ritrar testeso, / non portò voce mai, né scrisse incostro, Pd XIX 7 - ritorna al valore primo di r.: " cioè ritirare da la mia memoria, che 'l vidde allora "); e anche: Ovidio... mostra che [Eaco] fosse affabile, quando dice e ritrae per lungo sermone a Cefalo la istoria de la pestilenza, Cv IV XXVII 19 (si noti il valore intensivo di tutta l'espressione, rispetto a dice, e si noti qui che ritrar è variante di dicer in If XXVIII 2, ma evidentemente chiosa entrata nel testo); cfr. pure II IV 7, VIII 10 e, seguito da proposizione, IV XIII 12 (Lucano... ritrae come Cesare... a la casetta del pescatore Amiclas venne) e Pg XXXII 64. In Cv I XI 15 Sono molti che per ritrarre cose poste in altrui lingua e commendare quella, credono più essere ammirati che ritraendo quelle de la sua, " ritrarre, come poi ritraendo, ha il senso di ‛ riferire, esporre ' e sim. " (Busnelli-Vandelli), analogamente a Pg. V 32 Voi potete... / ritrarre a color che vi mandaro / che 'l corpo di costui è vera carne, dove il Del Lungo annota che r. " era il verbo usato per le ambascerie ". Ancora " riferire ", o più esattamente " ripetere ", in Cv III Amor che ne la mente 18 'l parlar nostro... non ha valore / di ritrar tutto ciò che dice Amore, ripreso in IV 13. Una volta il verbo è costruito col ‛ di ': If IV 145 Io non posso ritrar di tutti a pieno, " cioè raccontare " (Boccaccio), " parlare di ": così anche in Cv II VI 4, con il consueto costrutto transitivo.
Il passo di If XVI 60 l'ovra di voi e li onorati nomi / con affezion ritrassi e ascoltai, ha dato luogo a varie interpretazioni: " ritrassi, cioè scrissi, o ver nominai ad alcun, et ascoltai; quand'erano nominati d'altrui ", Buti (e poi Scartazzini-Vandelli); " idest recitavi et audivi cum affectione ", Benvenuto; " ricopiai in me coll'imitazione; oppure descrissi e rappresentai ad altri le vostre azioni generose, parlandone... e altresì sentendone parlare ", Venturi; " riferii " (Casini-Barbi, Sapegno); " raccontai " anche il Rossi, mentre il Torraca e il Porena intendono " appresi " (analogamente il Chimenz: " ritrassi e ascoltai vale paratatticamente ‛ ritrassi, ascoltandoli ' "). Il Mattalia però osserva che " l'apprendere è già in ascoltai ", e ritorna al " riferii, narrai ". Unico fra tutti, l'Andreoli scinde i due complementi: " ritrassi le ‛ vostre opere '; cioè ‛ volli conoscerle, me le feci ridire '... ed ascoltai ‛ i vostri nomi ' ".