ritroso (retroso)
Aggettivo di scarsa frequenza che vale " diretto all'indietro ". Così ‛ far retroso calle ' (If XX 39) è quanto " camminare all'indietro ", un aspetto della pena per contrapasso cui è condannato l'indovino Anfiarao, che volse veder troppo davante; i retrosi passi (Pg X 123), sotto figura di metafora, sono quelli dei superbi che, ciechi nell'intelletto, credono di avanzare ma in effetti moralmente retrocedono.
Diverso è il significato della parola in Pd XXXII 132, dove la gente d'Israele è detta ingrata, mobile e retrosa, " idest, retrograda, quia semper redibat in peius " (Benvenuto), più precisamente, come soggiunge il Buti, " perché sempre contrastava alla voluntà d'Iddio ".
Due volte si registra l'espressione avverbiale ‛ a r. ', che in rime LXXXIII 9 (chiamare a ritroso / tal ch'è vile e noioso / con nome di valore) ha il senso di " contro il retto uso ", ma anche " contro il retto giudizio ", mentre nelle parole di Cacciaguida (Con queste genti vid'io glorïoso / e giusto il popol suo, tanto che 'l giglio / non era ad asta mai posto a ritroso, Pd XVI 153) coopera a rievocare i tempi prosperi e virtuosi di Firenze, allorché l'insegna del giglio non era mai stata " capovolta " (posto a ritroso) sull'asta da qualche vincitore, in segno di dileggio: " de more est victorum saepe ", ricorda Benvenuto, " pervertere insignia capta ab hostibus, ponendo caput hastae superius deorsum et pedem sursum ".