RIVISTA
. Spettacolo teatrale, sorto a Parigi nel secolo XVIII e largamente diffusosi in Europa e in America a partire dagl'inizî del secolo XX. Originariamente la rivista aveva carattere esclusivamente satirico, consistendo in un commento teatrale ai fatti del giorno, presentato sotto forma di azioni sceniche ricche di allusioni, e di accenni piccanti. In seguito, passando dal teatro al music-hall, la rivista si trasforma in una successione di quadri eterogenei, nei quali divengono prevalenti l'elemento spettacolare e quello musicale, legati tra loro da un esile filo conduttore, che a volte può anche mancare. Accanto alla rivista puramente spettacolare, sviluppatasi soprattutto in Francia e negli Stati Uniti, esiste però attualmente anche un tipo di rivista, coltivato in Inghilterra, in Francia, in Italia, in cui è dato maggior peso all'elemento satirico.
Precedenti della rivista satirica sono stati individuati sin nelle commedie di Aristofane, nei lavori scritti nel XIII secolo dal trovero Adam de la Halle per la corte napoletana, nella Critique de l'École des Femmes di Molière. Ma la rivista vera e propria, quella che prese il nome di revue de fin d'année, ebbe origine a Parigi, agli inizî del secolo XVIII, nelle baracche della fiera Saint-Laurent e della fiera Saint-Germain. Il nome di revue compare per la prima volta nel 1728, in un lavoro scritto dagli attori italiani Dominique figlio (Pier Francesco Biancolelli) e Giovanni Antonio Romagnesi, intitolato La Revue des Théâtres. Ma già prima, nel 1715 e nel 1718, si erano avuti due lavori di Alain-René Lesage, La Ceinture de Venus e Le monde renversé, che presentano le caratteristiche proprie della rivista. Negli ultimi trent'anni del secolo i piccoli teatri, che fino ad allora erano vissuti nelle fiere l'uno accanto all'altro, differenziandosi soltanto per il nome dei loro esercenti, si industrializzano ed assumono nomi impersonali (Gaité, Vaudeville, Variétés, ecc.); la rivista comincia allora a svilupparsi e a distinguersi maggiormente dalla commedia dei costumi, per le frequenti allusioni agli avvenimenti di attualità. Nel periodo rivoluzionario, la prima rivista che s'incontra risale alla fine del Direttorio: il suo titolo è Il faut un état, ou la Revue de l'an Six dei cittadini François Léger, André Chazet e Joseph Buhan. Sono ricordate anche una rivista intitolata L'Hôtel garni, ou la revue de l'an IX, di Joseph Dieulafoy e Chazet, nella quale si accenna alla vaccinazione di Jenner, e una Revue de l'an Onze, ou quel est le plus malheureux, di Chazet. Queste riviste sono assai brevi, spesso di un solo atto, ma già sono ricche di riferimenti particolari alla vita pubblica. Sotto l'Impero la rivista diviene necessariamente timida, come appare nella Revue des Gobe-Mouches, ou les Visites du Jour de l'An di Alexandre del 1806, o encomiastica, come M. Durelief, ou petite Revue des Embellissements de Paris di Pierre-Yves Barré, Jean-Baptiste Radet e Guillaume Desfontaines del 1810. Nelle riviste del periodo della restaurazione borbonica si trovano accenni al ciclismo (Le Rideau levé, ou le Siège du Parnasse di Armand Dartois, 1818) e agli omnibus (Les Omnibus, ou la Revue en voiture di Désiré-Charles Dupeuty, Frédéric de Courcy e Alphonse Lassagne, 1828), nonché attacchi ai romantici (Les Folies du jour di Marie-Emmanuel Théaulon, 1820). Dopo la rivoluzione del 1830, la rivista assume in un primo momento toni assai vivaci, svolgendo soprattutto i motivi dell'anticlericalismo e del bonapartismo, ma dopo il 1831 abbandona gli argomenti politici; i più noti autori di riviste di questo periodo sono i fratelli Charles-Théodore e Jean-Hippolyte Cognard e Louis Clairville. La rivista politica risorge invece nel periodo 1848-1851, con accenti reazionarî (Les filles de la Liberté e La Propriété, c'est le vol di Clairville e Jules Cordier). Nel 1849 si ha, con la Foire aux idées di Adolphe de Leuven e Lhérie Brunswick, il primo esempio di una rivista in cui soltanto alcuni quadri sono fissi, mentre gli altri vengono sempre rinnovati. Con il Secondo Impero, istituita la censura teatrale, la rivista assume un carattere unicamente edonistico (La course au Plaisir; Voilà le plaisir, mesdames; La Foire aux plaisirs) e, a partire dal 1860, diventa ancor più volgare e licenziosa, come si può intuire dai titoli stessi dei lavori (Oh! là, là, qu' c'est bête tout ça; Tu vas me l'payer; Coucou, ah, la voilà!). Tale carattere si conserva anche dopo il 1870. Attualmente la tradizione della rivista di fine d'anno vive negli spettacoli allestiti in alcuni teatri, come il Variétés, e nei cabarets dei chansonniers; fra gli autori più noti figurano il Ripp e i chansonniers Henri Rocca, Jean Marsac, Raymond Souplex, Max Regner.
Sul finire del secolo XIX però la rivista comincia a trasferirsi dalle scene dei teatri a quelle dei circhi e dei caffè-concerto, per passare poi, a cominciare dal 1900, a quelle dei music-hall (Folies-Bergère, Casino de Paris, Olympia). E nei music-halls, a causa anche dell'ampiezza e della rumorosità delle sale, il testo, difficilmente udibile, tende a scomparire a vantaggio delle grandi scene coreografiche, delle danze, delle canzonette. Sorge così la rivista spettacolare, in cui la successione dei varî quadri è determinata più da ragioni tecniche, relative alla messa in scena, che dalle esigenze del testo, il quale spesso si riduce soltanto ad alcune battute umoristiche intercalate fra un quadro e l'altro. Di questo nuovo tipo di rivista il vero autore è quindi non l'autore del testo, ma il producer.
La rivista spettacolare divenne ben presto oltremodo fastosa e dalla Francia si diffuse negli altri paesi, riscuotendo particolare successo negli Stati Uniti, soprattutto per opera del producer Florenz Ziegfeld (1869-1932), il quale, dal 1907 in poi, per più di venti anni allestì ogni stagione uno spettacolo di rivista intitolato The Follies. Le riviste dello Ziegfeld, con le quali rivaleggiarono le Vanities di Earl Carrol e gli Scandals di George White, avevano la loro maggiore attrattiva nella ricchezza dei costumi e degli scenarî, e nella libera esposizione di bellezze femminili. Il testo di molte delle Follies era opera dello scrittore Gene Buck.
In Inghilterra, la rivista spettacolare fu introdotta nel 1913 dal producer Albert de Courville e trovò la sua sede nelle grandi sale londinesi dell'Hippodrome e del Coliseum. In teatri più piccoli, quali l'Ambassadors e il Vaudeville, è invece coltivata la cosiddetta intimate revue, la cui fortuna è dovuta soprattutto all'iniziativa degli impresarî Ch. Cochran e A. Charlot, basata più sull'arguzia del testo che sul fasto dell'allestimento scenico. Principale autore di riviste in Inghilterra è Noel Coward.
Spiccato carattere satirico ha sempre conservato la rivista in Italia. In un primo tempo, con le riviste annuali allestite a cominciare dagli inizî del '900 dalla compagnia dialettale napoletana di Eduardo Scarpetta, la satira è prevalentemente di carattere locale: nel testo, che di solito era scritto da Rocco Galdieri (Rambaldo), erano commentati infatti gli avvenimenti cittadini verificatisi durante l'annata. In seguito la satira si amplia: così nella rivista Turlupineide di R. Simoni, rappresentata da studenti nel 1908 e poi da compagnie, si ironizza sulle principali personalità politiche. Negli anni immediatamente precedenti la prima Guerra mondiale, fra le compagnie che allestirono riviste va ricordata quella di Ettore Petrolini. Dopo la guerra, viene introdotto nella rivista l'elemento coreografico, che però non elimina quello satirico. Tra gli autori recenti, il più attivo è Michele Galdieri, del quale sono state rappresentate più di cinquanta riviste; gli scrittori Dino Falconi e Oreste Biancoli si sono poi specializzati nel comporre riviste destinate ad esser recitate da attori di prosa. Fra gli interpreti italiani, i più noti sono i comici Totò e Macario e le artiste Anna Magnani, poi passata con grande successo al cinematografo, e Wanda Osiris.
Due forme recentissime di rivista sono quella cinematografica, prodotta soprattutto in America, e quella radiofonica. Data la loro natura, la prima punta principalmente sugli elementi spettacolari, la seconda sulla vivacità del testo.
Bibl.: R. Buguet, Revues et revuistes, Parigi 1887; R. Dreyfus, Petite histoire de la revue de fin d'année, ivi 1909; G. Fréjaville, Au Music-Hall, ivi 1922; E. Short, Fifty Years of Vaudeville, Londra 1946; R. De Angelis, Storia del Café-chantant, Milano 1946.