RIZZERIO da Muccia, beato
RIZZERIO (Reccerius, Riccerius, Richerius, Richerus, Ricerius, Riccieri) da Muccia, beato. – Frate minore, visse tra la fine del XII e la prima metà del XIII secolo. Le vicende biografiche di Rizzerio sono note, nell’assenza di attestazioni documentarie coeve, soprattutto attraverso le principali fonti agiografiche su Francesco d’Assisi.
A un «frater quidam, Riccerius nomine» fa riferimento già Tommaso da Celano nella Vita beati Francisci (prima del 1230), ma altri richiami, (in primis nella Compilatio assisiensis e negli Actus beati Francisci et sociorum eius), arricchiscono la tradizione agiografica su Rizzerio (Gattucci, 1988, pp. 38-43).
Sono gli Actus, compilati in ambiente marchigiano tra il terzo e il quarto decennio del XIV secolo, a indicare Muccia (in provincia di Macerata); le altre fonti tacciono o si limitano (come la Compilatio e lo Speculum perfectionis) a indicarne la provenienza dalla Marca di Ancona (Actus beati Francisci et sociorum eius, in Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et al., 1995, p. 2154).
La data di nascita di Rizzerio può collocarsi intorno all’ultimo decennio del XII secolo se, stando ancora agli Actus, lo stesso era studente universitario a Bologna quando assistette, insieme a Pellegrino da Falerone, all’esortazione penitenziale tenuta da Francesco d’Assisi in una piazza cittadina.
L’erudizione francescana ha associato tale circostanza alla più celebre predica bolognese dell’assisiate, riportata da Tommaso da Spalato e databile al 1222 (Historia Pontificum Salonitanorum et Spalatinorum, a cura di L. De Heinemann, in MGH, Scriptores, XXIX, 1898, p. 580). Sebbene il testo degli Actus riecheggi quello del cronista dalmata non ci sono però gli estremi per assimilare i due episodi, vista la reiterata presenza di Francesco a Bologna.
Rizzerio è detto appartenere a una nobile famiglia, tuttora non meglio precisabile (Gattucci, 1988, pp. 31-33). Come il suo sodale Pellegrino, egli incarna dunque la forza attrattiva che la proposta cristiana di Francesco esercitava sugli strati sociali alti. Inoltre, secondo un modello ricorrente nelle narrazioni del primo reclutamento minoritico, la conversione e l’ingresso nella religio di Rizzerio, che fu chierico, sarebbe legata all’incontro personale con Francesco, seguito alla predicazione, e alla ricezione dell’invito a ‘servire i frati’ (Dolso, 2001, pp. 143, 182).
Nella pericope nota a partire dalla Vita beati Francisci è l’inquietudine a caratterizzare la figura del frate di Muccia, angosciato dall’idea di non godere del favore di Francesco (Thomae da Celano, Vita prima sancti Francisci, in Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et al., 1995, pp. 324 s.). In realtà tale ‘tentazione’ di Rizzerio, da un lato, è funzionale a tradurre l’eccezionalità del santo di Assisi, che sa discernere persino il tacito turbamento dei suoi frati; dall’altro, consente all’agiografo di soffermarsi sulla cura spirituale riservata da Francesco ai frati richiamandone, attraverso l’invito a raggiungerlo ogniqualvolta si trovassero nel bisogno, la maternità del governo e al contempo l’autocoscienza del carisma, concetti espressi anche nel biglietto a frate Leone (Michetti, 2004, p. 188; Dalarun, 2015, pp. 155-189).
Sulla base del racconto della Compilatio si collocherebbe tra l’agosto e il settembre del 1226 la visita di Rizzerio a Francesco ormai morente, nel palazzo episcopale di Assisi (Compilatio assisiensis, in Fontes Franciscani, cit., pp. 1632-1636). Rizzerio nell’occasione chiese a Francesco di esplicitargli la sua intentio circa la proprietà dei libri (che egli possedeva in numero cospicuo), ottenendo come risposta un monito perentorio a non possedere nulla di più di quanto concesso dalla Regola.
Rizzerio assurge così a figura esemplare per la memoria storica dei compagni di Francesco, figura da riproporre a un Ordine che dopo la Quo elongati (1230) si trovava già su posizioni diverse da quelle originarie.
Gli Actus aggiungono ancora che Francesco designò Rizzerio a ministro provinciale della Marca anconetana, ruolo che egli ricoprì probabilmente tra il dicembre del 1224, ultima attestazione del provinciale Paolo da Spoleto, e il marzo del 1233, quando il nuovo ministro Pietro da Vercelli è citato come arbitro di un compromesso tra i figli di Ugolino di Sassellare ad Arcevia (Ortolani, 1915, pp. 203-206; Borri, 1999-2000, pp. 42-44; Villani, 1988, p. 48).
Il colto clericus Rizzerio attraversò in quegli anni un generalato – quello di Elia da Cortona (1232-39) – segnato dal tentativo di restituire peso alla componente laicale dell’Ordine. Forse si oppose a questo orientamento, come lascia intendere una testimonianza tarda e di parte come quella di Angelo Clareno. Il fatto che Rizzerio abbia scelto la vita eremitica o un’itineranza non legata a sedi a uso esclusivo dei frati – ipotesi sostenuta dalla tradizione locale – non trova conferma in alcuna documentazione.
Privo di riscontri è anche l’anno della morte di Rizzerio che l’erudizione seicentesca e la storiografia locale del secolo successivo fissano al 7 febbraio 1236, travisando una notizia riferita da Luca Wadding (Gattucci, 1988, pp. 33-35).
Dall’esame osteologico dei resti se ne è stabilita la corrispondenza con quelli di un uomo di circa 45 anni (Bonvicini, 1980, p. 27). È vero peraltro che Rizzerio fu inumato presso la chiesa di S. Giacomo a Muccia invece che in una chiesa conventuale; ciò contribuì all’eclissarsi della sua memoria e del suo tumulo nei catalogi sanctorum del Trecento (Paciocco, 1990, p. 151).
Il culto ab immemorabili è stato riconosciuto da papa Gregorio XVI il 14 dicembre 1838.
Non unanime è l’attribuzione a Rizzerio del trattato Qualiter homo potest cito pervenire ad cognitionen veritatis pervenuto in duplice redazione, la prima in latino e la seconda in volgare. La paternità riconosciutagli da una parte della tradizione manoscritta e da alcune cinquecentine è infatti messa in discussione da quella critica che preferisce attribuire il trattato ascetico a Iacopone da Todi sulla base dell’intitolazione della maggioranza dei codici e delle affinità contenutistiche con il Laudario (Menestò, 1979, pp. 3-22; Vaiani, 1995, pp. 49 s.).
Fonti e Bibl.: Ubertinus de Casali, Arbor vitae crucifixae Iesu, Venetiis, apud Andream de Bonettis, 1485, rist. anast. a cura di C.T. Davis, Torino 1961, p. 427; Camerinen. Confirmationis cultus immemorabilis exhibiti ven. servo Dei fr. Rizerio de Muccia sacerdoti professo Ordinis Minorum sancti Francisci…, Romae 1838; Tommaso da Spalato, Historia Pontificum Salonitanorum et Spalatinorum, a cura di L. De Heinemann, in MGH, Scriptores, XXIX, Hannoverae 1898, p. 580; Bartolomeo da Pisa, De Conformitate vitae beati Francisci et sociorum eius, Quaracchi 1906, pp. 284 s.; G. Oddi, La Franceschina, a cura di N. Cavanna, I, Firenze 1932, pp. 482 s.; Legenda monacensis, in Analecta franciscana, X, Quaracchi 1941, p. 713; A. Clareni Espositio super Regulam fratrum Minorum, a cura di G. Boccali, Assisi 1995, p. 276; Fontes Franciscani, a cura di E. Menestò et al., S. Maria degli Angeli-Assisi 1995 (per le seguenti biografie agiografiche francescane: Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, pp. 324 s.; Henrici Abricensis Legenda sancti Francisci versificata, p. 1173; Iuliani de Spira Vita sancti Francisci, pp. 1052 s.; Compilatio assisiensis, pp. 1632-1636; Speculum perfectionis, pp. 1850-1852; Actus beati Francisci et sociorum eius, pp. 2154-2157); A. Clareni Historia septem tribulationum Ordinis Minorum, a cura di O. Rossini, Roma 1999, p. 131; Thomas de Celano, Memoriale, a cura F. Accrocca - A. Horowski, Roma 2011, pp. 93, 95, 108, 110; J. Dalarun, Thome Celanensis Vita beati patris nostri Francisci (Vita brevior). Présentation et édition critique, in Analecta Bollandiana, CXXXIII (2015), p. 46.
C. Ortolani, I ministri provinciali delle Marche, in Picenum Seraphicum, I (1915), pp. 197-212; G. Pagnani, R. da M., in Bibliotheca Sanctorum, XI, Roma 1968, col. 226; E. Menestò, Le prose latine attribuite a Jacopone da Todi, Bologna 1979; P. Bonvicini, Il beato Riccerio da Muccia, Fermo 1980; A. Gattucci, Il beato R. da M. nelle fonti storiche, in Il beato Rizzerio, Muccia 1988, pp. 31-62; V. Villani, Regesti di Rocca Contrada, sec. XIII. Spoglio delle pergamene dell’archivio storico comunale di Arcevia, Urbisaglia 1988, p. 48; R. Pacioco, Da Francesco ai Catalogi sanctorum: livelli istituzionali e immagini agiografiche nell’ordine francescano (secc. XIII-XIV), Assisi 1990, p. 151; C. Vaiani, Introduzione, in I mistici. Scritti dei mistici francescani (sec. XIII), Milano 1995, pp. 43-63; G. Borri, Le pergamene del monastero di S. Salvatore di Colpersito (1223-1292), in Studia picena, LXIV-LXV (1999-2000), pp. 8-83; P. Maranesi, Nescientes litteras: l’ammonizione della Regola francescana e la questione degli studi nell’Ordine (secc. XIII-XVI), Roma 2000, pp. 50, 168 s., 178; M.T. Dolso, Et sint minores: modelli di vocazione e reclutamento dei frati Minori nel primo secolo francescano, Milano 2001, pp. 143-146, 181-184; R. Michetti, Francesco d’Assisi e il paradosso della minoritas. La vita beati Francisci di Tommaso da Celano, Roma 2004, p. 188; J. Dalarun, Governare è servire: saggio di democrazia medievale, Milano 2015, pp. 155-189.