RMN (sigla di Risonanza Magnetica Nucleare)
RMN
Le frontiere applicative
Nel corso dei decenni la RMN ha sviluppato potenzialità di indagine sempre più sofisticate. Eccone un quadro.
La RMN ha trovato amplia applicazione nello studio dell’apparato muscolo-scheletrico, per es. fornendo informazioni sulle più comuni alterazioni che interessano i tendini, quali la degenerazione mixoide, le tenosinoviti e le lacerazioni parziali e complete. Anche le alterazioni muscolari, spec. quelle indirette, quali gli strappi che si verificano in corrispondenza della giunzione muscolotendinea (correlati all’attività sportiva), sono ben documentate con la RMN.
Nel corso degli ultimi anni la RMN mammaria ha assunto un ruolo importante nell’ambito dell’imaging senologico. L’elevata risoluzione spaziale e di contrasto con le sequenze dinamiche permette una valutazione accurata delle diverse lesioni focali, fermo restando il ruolo di imaging di primo livello per la mammografia e l’ecografia. L’indagine sembra essere il metodo elettivo anche nella valutazione dell’integrità delle protesi in silicone.
Anche la RMN cardiaca è oggi utile nello studio miocardico dopo un evento ischemico potendo identificare la vitalità miocardica, in partic. dopo mezzo di contrasto. La RMN consente di identificare correttamente le complicanze dell’infarto, quali la trombosi endocavitaria, la perforazione del setto e la presenza di aneurismi o pseudoaneurismi pseudoventricolari, e di acquisire informazioni di tipo quali-quantitativo sul flusso transvalvolare.
La diagnosi neuroradiologica dei tumori cerebrali è oggi affidata alla RMN per il suo maggior potere informativo rispetto alla TC, eseguita in genere come primo esame per la maggiore disponibilità sul territorio. La RMN permette di ottenere informazioni riguardo dimensioni, sede e struttura macroscopica del processo espansivo; tuttavia, il recente sviluppo delle tecniche di diffusione, perfusione, spettroscopia e imaging funzionale, aggiunge elementi preziosi per una caratterizzazione migliore della neoplasia e per la definizione di un planning chirurgico. La diffusione permette il riconoscimento di componenti cistiche intralesionali e la diagnosi differenziale con lesioni benigne. La perfusione consente informazioni sulla microvascolarizzazione tessutale in termini di volume ematico, flusso e tempo di transito del mezzo di contrasto, tenuto conto che la componente angiogenetica è uno dei criteri più informativi per il grading tumorale.
La comparsa in commercio di apparecchiature RMN con magneti ad alta intensità di campo (a 3 tesla) ha permesso di rispondere a esigenze di ricerca e cliniche sempre più sofisticate, soprattutto in campo neuroradiologico con valutazioni anche in campo molecolare. Il principale vantaggio di un sistema RM ad alta intensità di campo è rappresentato dall’aumento del rapporto segnale-rumore (S/R) con aumento della risoluzione spaziale e conseguente miglioramento della qualità dell’imaging in tempi ridotti. In ambito pediatrico, per es., si possono ricercare con maggiore affidabilità i focolai epilettogeni a livello encefalico, considerando che i bambini non presentano lesioni visibili a un esame RM standard, con importanti ricadute terapeutiche. Studi recenti inoltre segnalano la possibilità di una maggiore detezione di placche demielinizzanti, in pazienti affetti da sclerosi multipla, corrispondenti a differenti fasi del danno a carico del sistema nervoso centrale, e per tale motivo predittive dell’evoluzione clinica. In campo oncologico l’elevata risoluzione spaziale dovrebbe migliorare il riconoscimento delle lesioni metastatiche anche con diametro inferiore al centimetro, così come lo studio delle lesioni primitive gliali che, rispetto all’esame standard, può essere migliorato con l’utilizzazione sistematica degli studi di diffusione, perfusione e spettroscopia. In partic., la valutazione dell’imaging pesato in perfusione a 3 T risulta dirimente sia nella stadiazione (lesioni di basso grado da quelle di alto grado) sia nella caratterizzazione della eterogeneità dei gliomi, differenziando la necrosi dalla massa tumorale e questa dall’edema dei tessuti circostanti. È inoltre possibile ottenere informazioni riguardo la localizzazione delle aree eloquenti corticali (area del linguaggio, aree motorie e sensitive) e dei tratti di sostanza bianca adiacenti le masse tumorali, associando l’impiego del tensore di immagine di diffusione, che misura il movimento diffusivo delle molecole di acqua in sei direzioni. È possibile così ottenere risultati più attendibili nella pianificazione preoperatoria dei tumori, consentendo una maggiore estensione dei margini di resezione. Un altro vantaggio di tali apparecchiature è l’elevata risoluzione in ambito angiografico, con miglior contrasto vasi-tessuto e conseguente esaltazione di vasi arteriosi di piccolo calibro anche superficiali, altrimenti non identificabili. I risultati sono paragonabili a quelli ottenuti con metodiche invasive di cateterismo arterioso dei vasi epiaortici, con applicazioni nella patologia dell’aterosclerosi, degli aneurismi e della malformazione artero-venosa. Anche una elevata risoluzione spettroscopica è peculiare del 3 T, con la possibilità di ottenere una separazione di diverse specie molecolari difficilmente dissociabili ai campi inferiori. L’imaging neurologico si avvantaggia inoltre di metodiche di risonanza funzionale che consentono l’acquisizione veloce di un gran numero di immagini dinamiche per una mappatura delle aree corticali (sensitivo-motorie e del linguaggio), con applicazioni cliniche nello studio delle demenze e di patologie psichiatriche. Gli studi con magneti a 3 T hanno permesso di visualizzare dinamiche neuronali a livello di strutture corticali molto piccole, con possibilità di localizzare peculiari funzioni cerebrali tramite mappature di aree corticali anche millimetriche.