ROBA e ROBONE
. Tutte le vesti anticamente si chiamavano "raubae" o "roboae" già nel 1180 nel Roman d'Escloufe viene chiamato robe l'insieme di tutti gl'indumenti che componevano l'abbigliamento completo maschile e femminile; queste "robe", confezionate in genere con la stessa stoffa, comprendevano dai 2 ai 7 capi di vestiario: mantello, cioppa, villano, cappuccio, tunica, gonnella, guarnacca, ecc. La roba è prerogativa delle classi alte ed è sempre veste di gala; sin dal Duecento in Francia l'appellativo di "gens de robe" qualifica personaggi della corte, del parlamento o della giustizia; alla fine del sec. XV in Francia la roba non comprende più un gruppo d'indumenti, ma è veste esclusiva dei magistrati e dei dottori: la roba e il robone, in Francia, divengono abbigliamenti gravi a gran pieghe, lunghi sino a terra, con maniche aperte e larghe; anche in Italia, nel Quattrocento, la roba perde il significato generico di un insieme di vesti e diventa un indumento somigliante alla pellanda (v.): sino alla metà del Quattrocento la roba è di stoffa pesante (panno e velluto), ma nella seconda metà del secolo viene confezionata in stoffe più leggiere, damaschi, cammellotti, ormesini, pur essendo spesso foderata di pellicce preziose: la roba quattrocentesca è sempre veste di lusso e ha molteplici fogge: "roba asnella" (aderente), "rocegant" (a strascico), "bastarda" (corta), alla lombarda, alla turchesca, alla castigliana; in un inventario di vesti di Alfonso I d'Aragona (1450) figurano elencate robe di velluto, di damasco, con mostre e fodere di ermellino e di visone; queste robe larghissime, strette alla vita da una cintura, ricche di guarnizioni e di ricami, avevano spesso il "papafigo" (berretto) analogo. La roba è anche veste femminile: la duchessa di Calabria (1451) ne possiede di ricchissime, "alla catalana", con manto eguale; Lucrezia Borgia (1502) ha nel suo corredo molti roboni "alla spagnola", foderati di martora o di lupo cerviero, lunghi sino a terra, aperti davanti e stretti alla vita con preziose cinture d'oro smaltato. Nel Seicento, mentre robe e roboni sono scomparsi da oltre un secolo nel costume maschile, la roba riprende nel vestiario femminile il significato di un insieme d'indumenti: l'inventario di Isabella infanta di Savoia (1610) elenca roboni di stoffe ricchissime "con sottane e giubboni e maniche distaccate", e quindi la "roba" acquista il significato di "roba da mettere addosso".
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