MULLER, Robby
Müller, Robby (propr. Robert)
Direttore della fotografia nederlandese, nato a Willemstad (Curaçao, nelle Antille olandesi) il 4 aprile 1940. Influenzato dal lavoro dei fotografi A. Adams e W. Evans, ha portato nel cinema indipendente il gusto dello still life, soprattutto nella composizione dell'immagine dei film che ha fotografato per Wim Wenders. Raramente ha affidato tale responsabilità a un operatore alla macchina, considerando l'illuminazione inscindibile dalla gestione dell'inquadratura. Sostenitore della semplicità e purezza della luce, ha sempre diffidato della moderna tecnologia considerando impreciso il lavoro della steadycam. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Camérimage nel 1998 per la sua collaborazione con Jim Jarmusch e il Deutscher Filmpreis per il miglior operatore nel 1975 per Falsche Bewegung (Falso movimento) di Wenders, nel 1983 per Klassen Feind (1982) di Peter Stein e nel 1991 per Korczak (1990; Dottor Korczak) di Andrzej Wajda.
Trascorse parte dell'infanzia in Indonesia, dove il padre lavorava come tecnico petrolifero. Completati gli studi liceali ad Amsterdam, frequentò i corsi di fotografia della Nederlandse Filmacademie. Tra il 1965 e il 1969 fu assistente del direttore della fotografia Gerard Vandenberg e nel 1968 lo seguì in Germania. Qui esordì come direttore della fotografia nel televisivo Der Fall Lena Christ (1968) di Hans W. Geissendörfer e sul set conobbe il giovane Wenders, con cui collaborò al cortometraggio Alabama: 2000 light years (1969). Fu l'inizio di uno dei sodalizi artistici più significativi del cinema contemporaneo in quanto per Wenders M. avrebbe curato la fotografia di una dozzina di film, da Alice in den Städten (1974; Alice nelle città) a Im Lauf der Zeit (1976; Nel corso del tempo), da Der amerikanische Freund (1977; L'amico americano) a Buena Vista Social Club (1999), dimostrando, soprattutto nei road movie in bianco e nero della prima metà degli anni Settanta, la sua capacità di cogliere l'attimo e di muoversi sul set con l'agilità di un fotografo. Nel 1978, sulla spinta del successo internazionale di Wenders, fu chiamato a Hollywood da Peter Bogdanovich, che gli affidò i suoi Saint Jack (1979) e They all laughed (1981; E tutti risero), dandogli la possibilità di farsi apprezzare anche da altri cineasti che miravano a immagini di sapore europeo, come quelle che M. contribuirà a creare per le scene più intimiste di To live and die in L.A. (1985; Vivere e morire a Los Angeles) di William Friedkin. Negli Stati Uniti M. ha dato il meglio di sé nel campo della produzione indipendente a basso costo, soprattutto accanto a Jarmusch, per il quale ha fotografato, sottolineandone il sapore fiabesco, cinque film, dal bianco e nero di Down by law (1986; Daunbailò) al lugubre colore di Ghost Dog: the way of the Samurai (1999; Ghost Dog ‒ Il codice del Samurai). Resta memorabile anche l'uso del colore e della luce naturale in The tango lesson (1997; Lezioni di tango) di Sally Potter. Il suo talento per la composizione è stato esaltato dalla collaborazione con Lars von Trier in Breaking the waves (1996; Le onde del destino) e Dancer in the dark (2000); nel secondo film M. è riuscito a dare, soprattutto nelle sequenze di danza, un miracoloso equilibrio alle densità cromatiche di una fantasia sovreccitata e alla frantumazione della ripresa in una miriade di punti di vista, secondo la filosofia di Dogme 95.
Tra gli altri registi con i quali ha collaborato vanno ricordati Peter Handke, Peter Lilienthal, Barbet Schroeder, Franz Weisz, Michelangelo Antonioni, Roberto Benigni, John McNaughton, Jerry Schatzberg, Raoul Ruiz, John Schlesinger, Michael Winterbottom.
H. Niogret, Entretien avec Robby Müller, in "Positif", 1984, 283, pp. 17-22; N. Saada, F. Sabouraud, L'ami européen, in "Cahiers du cinéma", 1989, 423, pp. 46-51; J. Oppenheimer, D.E. Williams, Von Trier and Müller's ascetic aesthetics on 'Breaking the waves', in "American cinematographer", 1996, 12, pp. 18, 20, 22.