EDEN, Robert Anthony (App. I, p. 539; II, 1, p. 816)
Con la vittoria dei conservatori nelle elezioni del 1951, E. tornò al potere al fianco di W. Churchill, alla direzione del Foreign Office (ottobre 1951), cui aggiunse la carica di vice-presidente del consiglio. In tale qualità ebbe una parte importante, oltre che nella definizione della politica estera britannica nei più importanti problemi, dall'armistizio in Corea alla conferenza di Berlino del giugno 1953 - febbraio 1954, dalla guerra in Indocina, alla conferenza dei Quattro Grandi a Ginevra, nell'aprile-luglio 1954, nella soluzione della questione di Trieste ecc. - anche nella presenza attiva in seno alla NATO, all'UEO, nei problemi imperiali ecc. Considerato da anni come il "delfino" di W. Churchill, con le dimissioni di questi (5 aprile 1955), gli successe infatti nella carica di primo ministro, affiancandosi come ministro degli esteri H. Macmillan. Questa pesante eredità, giuntagli in un momento particolarmente difficile della politica mondiale in conseguenza dell'ascesa di N. Chruščëv e della tensione nel Medio Oriente e nel mondo coloniale, mise a dura prova le capacità di E. L'incontro "al vertice" a Ginevra, nel luglio 1955 diede, con la collaborazione di E., un avvìo alla cosiddetta "distensione", accentuata dalla visita di Bulganin e Chruščëv in Inghilterra (aprile 1956); ma, mentre la situazione economica inglese segnava sotto il governo E. notevoli progressi, si apriva la lunga crisi di Cipro (v.) e nel luglio 1956 cominciava a maturare la crisi di Suez, con la nazionalizzazione del Canale disposta da an-Nāsir. Fallito il tentativo di creare una solidarietà degli "utenti" del Canale, in presenza del conflitto arabo-israeliano E. si assunse la responsabilità di un intervento armato, d'intesa con la Francia (31 ottobre - 7 novembre 1956). Fermato dalle N. U. e da un minaccioso ammonimento dell'URSS, avversato dagli S. U. e dai laburisti che lo accusarono di "colonialismo", la crisi di Suez diede un grave colpo al prestigio di E. ed anche alla sua salute, già cagionevole, per cui non recarono meraviglia le sue dimissioni il 18 gennaio 1957. E. ha affidato a un limpido e insieme coraggioso volume di memorie (Memoirs, Londra 1960; trad. it., Milano 1960) il racconto della sua esperienza quale segretario di stato e primo ministro (ottobre 1951 - gennaio 1957).