DUDLEY (Dudleo), Robert (Roberto)
Nacque a Sheen House-1 presso Richinond in Inghilterra, il 7 ag. 1574 (secondo il Dict. of national biography) o1573 (secondo l'Enciclopedia Italiana) da Robert Dudley, primo conte di Leicester, consigliere e favorito della regina Elisabetta I, e da lady Douglas Sheffield, nata Howard. Il matrimonio tra i genitori del D., se fu celebrato, rimase però segreto, tanto che di lì a pochi anni entrambi poterono passare a nuove nozze.
Il D., che era figl io unico, fu affidato, fin dall'età di cinque anni, a parenti del padre: sir John Dudley prima e Ambrose Dudley, conte di Warwick poi. Nel 1588, per decisione del padre, il D. si iscrisse al Christ Church di Oxford, ove ebbe come insegnante Thomas Chaloner, uomo molto pratico di ingegneria navale. Nello stesso anno mori il padre del D., lasciandolo erede eventuale, dopo la morte del fratello Ambrose, di vasti possedimenti. Essendo quest'ultimo morto a sua volta nel 1589, il D. divenne erede effettivo delle proprietà paterne; non poté però ereditare i titoli di conte di Leicester e di conte di Warwick, per ottenere i quali avrebbe dovuto dimostrare la legittimità della sua nascita, e quindi l'avvenuto matrimonio tra i genitori.
Finiti gli studi, il D. volle farsi un'esperienza diretta della navigazione e pertanto organizzò ed intraprese un viaggio di esplorazione lungo la costa sudamericana. Il viaggio, che si svolse dal settembre 1594 al maggio 1595, portò alla scoperta di una nuova isola nella foce dell'Orinoco ed all'esplorazione dell'isola di Trinidad. Capopilota di questo viaggio fu Abram Kendal, che durante il tragitto insegnò al D. tutti i segreti della navigazione. Tornato in Inghilterra ed insignito del grado di capitano, il D. ne ripartì nel 1596 per prendere parte alla spedizione contro Cadice, nell'ambito della guerra anglo-spagnola. In quest'impresa al D. fu affidato il comando della nave da guerra "Nonpareil".
Alcuni anni prima il D. aveva sposato una sorella del navigatore Thomas Cavendish, la quale morì nel 1596 senza lasciare prole. Nello stesso anno egli si risposò con Alice Leigh, figlia di sir Thomas, da cui ebbe quattro figlie. Intanto aveva cominciato ad adoperarsi per raccogliere prove e testimonianze allo scopo di dimostrare la legittimità della sua nascita, per poter accedere ai titoli di conte di Leicester e di Warwick. Le sue manovre erano seguite con apprensione dalla seconda moglie del padre, tanto che ella nel 1604, decise di prevenirle e promosse a sua volta una causa davanti alla Star Chamber. La causa si protrasse per un anno e si concluse nel giugno 1605 a favore della vedova, senza tuttavia che il D. fosse dichiarato di nascita illegittima. Amareggiato il D., che nel frattempo si era innamorato di una giovane cugina, Elisabetta Southwell, chiese al re Giacomo I un permesso di tre anni per viaggiare all'estero, cosa che ottenne in data 25 giugno 1605.
Di lì a poco lasciò l'Inghilterra, dove era destinato a non tornare mai più, dirigendosi in Francia, insieme con la Southwell travestita da paggio. A Lione i due, che si erano convertiti al cattolicesimo, poterono sposarsi, grazie ad una speciale dispensa papale. Il D. tuttavia non si trattenne per molto tempo in terra di Francia. Egli aveva già, presumibilmente fin dai tempi di Oxford, sentito parlare della Toscana dal suo maestro Chaloner, venendo a conoscenza degli sforzi compiuti da quei sovrani per dotare la regione di un porto efficiente e di una flotta consistente e ben organizzata. Dato che il D., esule volontario dal suo paese, aveva bisogno di rifarsi una posizione altrove, pensò subito alla Toscana come al luogo ideale per mettere a frutto le sue non comuni conoscenze nel campo della nautica e per raggiungere per loro tramite una posizione economico-sociale adeguata alla sua nascita. Chiese pertanto di entrare al servizio del granduca Ferdinando I, indirizzandogli una lunga lettera, in cui illustrava il suo curriculum vitae (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, filza 4185). Il granduca, dopo aver chiesto informazioni tanto sulle capacità tecnico-scientifiche del D., quanto sui motivi che lo avevano indotto a lasciare l'Inghilterra, per non rischiare di mettersi in urto con quel sovrano, lo chiamò in Toscana. Pertanto, a partire dal 1606, troviamo il D. alla corte granducale, ove era destinato a rimanere fino alla morte e ove ricoprì incarichi di grande rilievo sotto tre granduchi, sia nel campo delle fortificazioni, come sovrintendente agli arsenali di Pisa e di Livorno, sia come progettista e costruttore di navi, sia come cartografo. In pratica egli divenne il vero e proprio factotum dei granduchi per tutto quello che concerneva la nautica.
Come ingegnere militare si deve al D., in collaborazione con altre eminenti personalità tecniche dell'epoca, la progettazione e la costruzione del nuovo porto di Livorno, tramite il getto di una gigantesca diga (il famoso "molo Cosimo"), i cui lavori cominciarono nel 1611, sotto Cosimo II.
I progetti di questa diga, insieme con altri schemi di fortificazioni portuali livornesi, di mano del D., si conservano nella British Library di Londra. Una copia di essi si conserva anche nell'Archivio di Stato di Firenze (Mediceo del principato, filza 1802), allegati ad un Discorso del capitano Riccardo de Burgo cavaliere irlandese sopra le fortificazioni del porto e città di Livorno, opera attribuibile allo stesso Dudley (Guarnieri, p. 185). Negli anni precedenti il D. aveva anche diretto i lavori di prosciugamento delle paludi tra Pisa e Livorno.
Come costruttore di navi egli progettò tra il 1607 e il 1608 un "rambargio", specie di galeone, cui fu dato il nome di "S. Giovanni Battista", varato il 20 maggio 1608, il quale dette buona prova di sé nella lotta contro i Turchi; sempre nel 1608, una nave più piccola molto veloce; una "galebraza", durante il regno di Cosimo II (post 1609). Tuttavia egli non si accontentò del buon esito di queste imbarcazioni che, pur con notevoli migliorie, rientravano negli schemi tradizionali. Volle costruire anche un tipo di nave del tutto nuovo, la "galerata", che secondo lui doveva compendiare in sé i pregi delle navi più antiche ed in più avere migliori requisiti di velocità, maneggiabilità (pescando molto poco, era adatta anche ai bassi fondali) e di potenza di fuoco. Queste nuove navi furono costruite in via sperimentale, ma non dettero i risultati sperati. Inoltre il D. aveva progettato modifiche e migliorie per quasi tutti gli strumenti necessari alla navigazione (astrolabi, quadranti, bussole, cronometri, ecc.).
Della sua abilità di cartografo e della sua attività in seno alla Scuola cartografica nautica, istituita nell'ambito dello stesso arsenale livornese, fa fede, oltre alle carte nautiche sparse in vari archivi e biblioteche italiane e straniere, la sua famosissima opera Arcano del mare, che rese fin da allora il nome del D. noto in campo internazionale. Essa fu stampata per la prima volta a Firenze nel 1646 e poi ristampata nel 1661, sempre a Firenze.
L'opera è divisa in sei libri, di cui l'ultimo interamente dedicato alla cartografia; più che una semplice raccolta di carte nautiche, rappresenta la summa delle conoscenze del tempo nel campo delle scienze navali, filtrate attraverso la decennale esperienza pratica del D. a Livorno. Le carte disegnate dal D. si differenziano da quelle dei cartografi precedenti perché, anziché essere costruite secondo il tradizionale metodo della raggiera delle direzioni della bussola, vi si trova impiegata la proiezione di Mercatore cilindrica e a latitudini crescenti, ricalcando presumibilmente modelli inglesi e olandesi.Il D. aveva, nel 1608, organizzato, per volere del granduca Ferdinando I, un viaggio di esplorazione lungo il Rio delle Amazzoni. Per tale spedizione, posta sotto il comando del capitano Thornton e che aveva come obiettivo l'apertura di nuove vie commerciali, furono armati un galeone ed una tartana. Il D., che aveva esperienza diretta dei luoghi per esservisi recato nel 1596, redasse per il comandante della spedizione delle dettagliate istruzioni pratiche. Al ritorno delle navi a Livorno, avvenuto il 12 luglio 1609, il D. ne scrisse un ampio resoconto poi pubblicato nell'Arcano del mare.
Nonostante questa intensa attività, il D. non esaurì le sue energie nel campo della nautica, bensì compì studi e sperimentazioni in altre discipline scientifiche: sembra che a lui sia dovuta la scoperta di un metodo per perfezionare la lavorazione della seta e l'invenzione di una polvere medicamentosa.
Intanto, grazie a questa intensa e multiforme attività, il D. era riuscito a costituirsi una solida posizione economica. A Firenze, dove risiedeva la sua nuova famiglia e lui stesso nei periodi di riposo, aveva fin dal 1614 acquistato dai Rucellai alcune case in via della Vigna Nuova, su cui fece poi costruire il palazzo detto "del duca di Nortumbria". Contemporaneamente continuava ad adoperarsi in Inghilterra, ove agiva per mezzo degli ambasciatori toscani a Londra, per vedersi riconosciuti i titoli aviti, di cui continuava a fregiarsi alla corte toscana, ma in modo del tutto abusivo, nonché per ottenere il pagamento di un credito che aveva contratto con il defunto principe Enrico, cui aveva ceduto alcune proprietà immobiliari. Quest'ultimo risultato fu raggiunto solo nel 1633. Nel frattempo il D. aveva promosso una causa presso la Curia ecclesiastica per ottenere l'autorizzazione a rivalersi dei suoi crediti con la corte inglese sui beni dei mercanti inglesi che frequentavano il porto di Livorno. La Curia riconobbe validi i suoi diritti e, con patente del 17 nov. 1617, lo autorizzò in tal senso, ma la reazione indignata del granduca di Toscana lo distolse dal mettere in pratica tale autorizzazione. Per i titoli nobiliari, invece, tutti gli sforzi risultarono vani, tanto che nel 1618 essi furono dal re Giacomo I assegnati ad altre persone. Nonostante ciò il D., che conseguentemente non poteva fregiarsi di alcun titolo nobiliare, era tenuto in grande considerazione alla corte granducale, tanto che nel 1619 fu nominato gran ciambellano della granduchessa Maria Maddalena alle cui insistenze presso il fratello imperatore Ferdinando II dovette la nomina, nel 1620, a duca di Northumberland per lui e per i suoi eredi maschi. Inoltre nel 1630 fu creato da papa Urbano VIII patrizio romano, con facoltà di fondare un ordine cavalleresco; nacque così l'Ordine cesareo armato, con settantadue membri, selezionati in base al valore militare.
Dal matrimonio con la Southwell aveva avuto ben dodici figli, di cui alcune femmine andarono spose a membri di famiglie di antica nobiltà.
Il D. morì il 6 sett. 1649 nella villa medicea di Castello, presso Firenze, che il granduca gli aveva ceduto in uso gratuito vitalizio.
Bibl.: La più completa ricostruzione della vita del D. è in G. Temple-Leader, Vita di R. D. duca di Nortumbria, Firenze 1896. Per alcuni aspetti particolari risultano utili: G. Guarnieri, L'ultima impresa coloniale di Ferdinando I dei Medici, Livorno 1910; B. D. Phillips, R. D. e i suoi discendenti in Italia e in Inghilterra, in Nuova Rivista storica, XLII (1958), pp. 292-308; G. Guarnieri, Livorno marinara, Livorno 1962, pp. 46 ss., 50, 126 ss., 154 ss., 162, 164, 180, 227; W. Martigli, L'Arcano del mare di R. D., in Livorno. Progetto e storia di una città tra il 1500 e il 1600, Pisa 1980, pp. 191-197; C. Ciano, I primi Medici e il mare, Pisa 1980, pp. 151 ss., 168 ss.