Hamer, Robert
Regista e sceneggiatore cinematografico inglese, nato a Kidderminster (Hereford e Worcester) il 31 marzo 1911 e morto a Londra il 4 dicembre 1963. Considerato unanimemente dalla critica il maggior talento irrisolto del cinema inglese del dopoguerra, dimostrò fin dagli esordi una personalità e un universo d'autore perfettamente definiti, basati su uno stile elegante e barocco in senso wellesiano, giocato sui chiaroscuri, le ombre e le inquadrature che isolano il personaggio all'interno della sua grandezza o della sua disgrazia, e su dialoghi articolati e ricchi di tensione, ispirati, anche nelle commedie, a un'amarezza sardonica più che alla comicità pura. Di quasi tutti i suoi film scrisse anche le sceneggiature, generalmente in collaborazione con altri.
Figlio dell'attore Gerald Hamer (1886-1972), laureatosi a Cambridge, si avvicinò al cinema nel 1934 e, divenuto montatore, lavorò, tra gli altri, per Alfred Hitchcock e Alberto Cavalcanti. Con questi passò agli Ealing Studios di Michael Balcon con le mansioni di produttore associato e sceneggiatore. Esordì nella regia nel 1945 con il film collettivo Dead of night (1945; Incubi notturni o Nel cuore della notte), dirigendo The haunted mirror, quello che è ritenuto forse il più significativo degli episodi che compongono questo capolavoro horror (gli altri sono diretti da Cavalcanti, Charles Crichton e Basil Dearden) e una sintesi esemplare delle diverse anime che caratterizzavano la Ealing (quella surrealista e fantasiosa di Cavalcanti e quella pragmatica e realistica di Balcon). Nel giro di pochi anni H. divenne uno dei registi di punta della casa di produzione. I due film successivi confermarono la sua vocazione a scavare nella tradizione gotica della cultura inglese per riportarla alla modernità: Pink string and sealing wax (1945) è la storia di un'avvelenatrice vittoriana, con pochissime concessioni al romanticismo, mentre It always rains on Sunday (1947) è un noir struggente ossessionato dal passato e dall'opprimente routine quotidiana, ambientato nel quartiere popolare dell'East End. Nel 1949, con Kind hearts and coronets (Sangue blu), la più famosa commedia nera inglese, H. fu tra gli iniziatori delle Ealing comedies (v. commedia) e raggiunse il culmine della sua poetica. Nella storia del giovanotto che, ultimo nella scala della discendenza, elimina uno a uno gli otto parenti (tutti interpretati da Alec Guinness) che si frappongono tra lui e una ricca eredità, dietro l'apparenza della satira impeccabile e corrosiva mise a nudo una struttura familiare e sociale scostante e glaciale. Abbandonata la Ealing nel 1953, tentò di catturare lo stesso spirito di pungente amarezza con altri tre film interpretati da Alec Guinness: Father Brown (1954; Uno strano detective, padre Brown), basato sul personaggio dei romanzi polizieschi di G.K. Chesterton, To Paris with love (1954; Due inglesi a Parigi) e soprattutto The scapegoat (1958; Il capro espiatorio), da un romanzo di D. Du Maurier. Ma ormai la sua vena si era inaridita e il pubblico non era più interessato ai suoi stringenti racconti morali. Inoltre H. risentì del declino del cinema britannico degli anni Cinquanta e, nono-stante il successo di Father Brown, si allontanò progressivamente dalla regia, dedicandosi alle sceneggiature. Al momento della morte stava preparando un adattamento di Lady Windermere's fan di O. Wilde.
Ch. Barr, Projecting Britain and the British character: Ealing Studios, in "Screen", Summer 1974.
Ch. Barr, Ealing Studios, London 1977, passim.
G. Perry, Forever Ealing: a celebration of the great British film studio, London 1981.
Ealing Studios, a cura di E. Martini, Bergamo 1988.