Stevenson, Robert Louis
Storie avventurose per bambini e per adulti
Le opere di Robert Louis Stevenson, uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi, hanno aperto all’avventura i cuori di lettori di ogni età. Difficile infatti stabilire se un capolavoro come L’isola del tesoro sia destinato a ragazzi o adulti: la ricchezza inventiva e una rara eleganza formale caratterizzano ogni scritto di questo narratore
Nato a Edimburgo nel 1850, figlio unico in una famiglia della buona borghesia puritana, fin da piccolo Stevenson mostra i segni di una salute cagionevole, che gli causa violenti accessi di tosse e febbre alta, tali da imporgli un’infanzia alquanto isolata e un precoce confronto con la sofferenza fisica e interiore.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza e aver proclamato il proprio ateismo e l’intenzione di dedicarsi alla letteratura, dando un doppio dispiacere al padre Thomas, che lo avrebbe voluto ingegnere, fra il 1874 e il 1879 compie diversi soggiorni in Francia, in particolare a Mentone, dove il clima è idoneo a curare la sua malattia polmonare che va acuendosi. Qui Stevenson incontra artisti di diverse nazionalità, scrive saggi e diari di viaggio, racconti che verranno pubblicati nella raccolta Le nuove Mille e una notte, e a Grez incontra una signora americana che ha una decina d’anni più di lui. Di Fanny Van de Grift, sposata Osbourne e madre di due figli, Louis s’innamora e intreccia con lei una relazione intenzionato a trasformarla in matrimonio.
D’improvviso però la donna riparte per gli Stati Uniti; successivamente gli scrive di essere seriamente malata.
Stevenson allora la raggiunge, la sposa, quindi trascorre con lei un’estate in un villaggio abbandonato dai minatori, situato sul monte Saint Helena, che gli suggerirà Gli accampati di Silverado. È un periodo non facile dal punto di vista economico, e Stevenson è costretto ad accettare un aiuto dal vecchio padre Thomas per tornare con i suoi a Edimburgo. Dopo non molto però giungono buoni introiti dai diritti del romanzo L’isola del tesoro.
Uscito a puntate su una rivista nel 1881, il romanzo incominciò a ottenere un certo successo una volta edito in volume, nel 1883. Le avventure del giovane Jim Hawkins imbarcato sulla Hyspaniola, dominata dall’ambigua figura di Long John Silver, alla ricerca del tesoro del Capitano Flint, la cui mappa è stata trovata da Jim, hanno ispirato adattamenti di ogni genere; tra quelli per il cinema sono da ricordare la versione di L’isola del tesoro diretta da Victor Fleming nel 1934 e quella firmata dal regista Bryan Haskin nel 1950.
Le ricadute della tubercolosi conducono Stevenson in Svizzera e poi nelle isole francesi Hyères. Intanto termina Il principe Otto e La freccia nera. Nel 1886 (periodo in cui ha larga eco la tesi di Darwin sull’evoluzione umana e al contempo s’incomincia a parlare d’inconscio) pubblica Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. La vicenda del gentile scienziato oppresso dall’altro sé, il turpe Hyde, diverrà emblema dello sdoppiamento dell’individuo, alludendo anche ai due volti della società vittoriana, ricca e illuminata nei ceti alti, corrotta e miserabile nei bassifondi.
I proventi servono a riportare un certo benessere nella famiglia dello scrittore, che dopo un anno si trasferisce a New York e presso il lago Saranac, dove ultima Il signore di Ballantrae (1889), storia di un odio implacabile tra fratelli. Parte quindi per una lunga crociera nel Pacifico (1888). Le sue annotazioni di viaggio vengono raccolte in uno straordinario reportage, Nei mari del Sud, che uscirà postumo nel 1896.
Gli ultimi anni Stevenson li trascorre a Upolu, la maggiore delle Isole Samoa. I Samoani, che lo adorano, lo soprannominano Tusitala, ovvero «il narratore di storie»; lo scrittore si batte contro il loro sfruttamento da parte dei bianchi, rendendosi impopolare presso le autorità governative britanniche e tedesche. In Polinesia verranno alla luce i romanzi Il naufrago, Il riflusso della marea, e i racconti radunati sotto il titolo I divertimenti delle notti dell’isola, oltre a due libri che rimangono incompiuti ed escono postumi: Weir di Hermiston (1896), considerato da alcuni critici il suo capolavoro, e Saint Yves (1898).
Nel 1894, a quarantaquattro anni, Robert Louis Stevenson muore per emorragia cerebrale. Come aveva chiesto, viene sepolto sulla vetta del Monte Vandea che domina l’Oceano. Sulla tomba sono incisi i versi: «Qui giace nel luogo desiderato, /Tornato è il marinaio, tornato dal mare, /E tornato dal colle il cacciatore».