MORRIS, Robert
Scultore statunitense, nato a Kansas City (Missouri) il 9 febbraio 1931. Dopo i primi studi in ingegneria presso la Kansas City University, ha frequentato la California School of Fine Arts di San Francisco e il Reed College di Portland. Stabilitosi a New York, dal 1961 al 1962 ha seguito i corsi di storia dell'arte presso l'Hunter College (dove insegnerà dal 1967) e, attratto dalle possibilità espressive della danza e dell'improvvisazione teatrale, ha collaborato con W. De Maria e Y. Rainer a vari spettacoli organizzati presso la Judson Memorial Church (significativo il Waterman Switch del 1965). Protagonista originale del minimalismo americano, nei primi anni Sessanta ha elaborato una serie di ampie sculture modulari prodotte industrialmente e consistenti in poliedri elementari in legno monocromo, che sono stati presentati nel 1965 in una prima importante mostra personale allestita dalla Green Gallery di New York.
Affiancando la ricerca formale a una vivace attività teorica, dal 1966 M. collabora regolarmente alla rivista Artforum proponendo, tra l'altro, una serie di articoli dedicati alla nuova tendenza artistica definita anti-form e alla fenomenologia della creazione. Autore del volume Continuous project altered daily (1969), già dalla seconda metà degli anni Sessanta elabora una serie di soluzioni che s'inseriscono nell'ambito dell'arte concettuale tendendo a evidenziare il processo mentale dell'operazione artistica rispetto al manufatto.
Oltre alle monumentali sculture modulari, rese anche in metallo e in vetroresina (4 - Unit floor piece, 1967, Otterlo, Kröller-Müller Museum), compaiono infatti gli scatter pieces e gli earthworks, consistenti in ammassi di materiali eterogenei (lana, terra, detriti, feltri, pezzi irregolari di metallo, ecc.) ammucchiati o sparsi sul pavimento in imprevedibili composizioni (Senza titolo, 1968, New York, P. Johnson coll.), o le morbide sculture in feltro (Senza titolo, 1974, Otterlo, Kröller-Müller Museum) determinate dalla casuale disposizione di strisce di feltro lasciate liberamente pendere dalle pareti. Presente, nel 1966, all'importante rassegna Primary structures dedicata all'arte minimalista americana dal Jewish Museum di New York, nel 1967 M. riceve il Guggenheim International Award e, nel 1975, lo Sculpture Award della Four Arts Society. Le sue opere figurano in quello stesso anno nella mostra Sculpture, American directions 1945-1975, organizzata dallo Smithsonian Institute di Washington; nella rassegna dedicata all'arte degli anni Settanta dalla Biennale di Venezia del 1980 e, nel 1987, nella mostra Avant-Garde in the Eighties, presso il County Museum of Art di Los Angeles. Instancabile sperimentatore, nelle opere più recenti M. ha riscoperto l'esigenza di una più diretta manipolazione dei materiali che trova piena espressione nella serie Senza titolo (esposta, nel 1987, nelle gallerie newyorkesi di L. Castelli e di I. Sonnabend) in cui il materiale fotografico relativo ai campi di sterminio diviene inquietante base pittorica per i suoi complessi e trasgressivi assemblaggi. Vedi tav. f.t.
Bibl.: S. Hunter, American art in the 20th century, Londra 1973; N. Foote, Monument, sculpture, earthwork, in Artforum, ottobre 1979; R. Glowen, Work for landscape and gallery, in Artweek, ottobre 1980; D. B. Kuspit, R. Morris, in Contemporanea, giugno 1988; M. Berger, Labyrinths: Robert Morris, minimalism and the 1960s, New York 1989. Cataloghi di mostre: Robert Morris, Washington 1969; M. Tucker, Robert Morris, New York 1970; M. Compton, D. Sylvester, Robert Morris, Londra 1971; R. Krause, Line as language: six artists draw, Princeton 1974; R. Nasgaard, Structures for behavior, Toronto 1978; Robert Morris, Chicago 1986.