SCHIFF, Robert
– Nacque a Francoforte sul Meno il 25 luglio 1854 da Moritz e da Claudia Trier.
Moritz Schiff all’epoca lavorava presso l’Istituto di storia naturale della città tedesca, dopo essersi avviato agli studi di fisiologia prima a Berlino e poi a Parigi. A Parigi Moritz Schiff aveva conosciuto Carlo Matteucci e, grazie a questi, nel 1862 fu chiamato a insegnare fisiologia presso il Regio Istituto di studi superiori, pratici e di perfezionamento di Firenze. Insieme a Moritz venne a insegnare nel capoluogo toscano il fratello Hugo, chimico. Per tali motivi Robert Schiff iniziò i propri studi a Francoforte per proseguirli poi a Firenze. Successivamente frequentò l’Università di Heidelberg e da lì si trasferì al Politecnico di Zurigo, dove si laureò in chimica il 23 maggio 1876. Da quel momento la sua carriera scientifica si sviluppò interamente in Italia, partendo dall’istituto chimico dell’Università di Roma sotto la guida di Stanislao Cannizzaro.
Questi, in una lettera del 19 gennaio 1877 a Emanuele Paternò, diede di Robert Schiff, che aveva da poco conosciuto, un ritratto positivo, lodandone le capacità di lavoro e il desiderio di tenersi aggiornato e definendolo «un vulcano in piena eruzione», seppure «né orgoglioso né petulante» (Roma, Accademia delle scienze detta dei XL, Archivio storico, Fondo Paternò, scatola 26, f. 112).
Tale giudizio dovette mantenersi negli anni in cui Schiff fu preparatore presso l’istituto chimico di via Panisperna. Infatti, allorché nel 1879 Cannizzaro fu nominato presidente della commissione ministeriale per l’assegnazione delle cattedre di chimica generale per le Università di Messina e Modena, il chimico siciliano si adoperò per far ottenere all’allievo l’eleggibilità per entrambi i concorsi, determinandone la nomina a professore ordinario all’Università di Modena, con decorrenza 16 dicembre 1879. Nei verbali della commissione Cannizzaro fece esplicitamente inserire una dichiarazione dove sottolineò le prove di originalità e di vivacità di ingegno date da Schiff nei suoi studi, controbilanciando una critica espressa globalmente dalla commissione, che aveva notato come i lavori del candidato rivelassero a volte un’attività «impaziente» che li rendeva non sempre «approfonditi quanto avrebbe potuto desiderarsi» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Concorsi a cattedre 1860-1896, b. 13, f. 227).
Nel febbraio del 1880 Schiff sposò Matilde Giorgini, che aveva conosciuto a Roma, figlia di Giovan Battista Giorgini, uomo politico e letterato, appartenente a un’antica famiglia lucchese. La madre era invece una delle figlie di Alessandro Manzoni, Vittoria. Dal matrimonio di Schiff con Matilde Giorgini nacquero tre figli, Ruggero, Alessandro e Giorgio.
Fino all’arrivo all’Università di Modena, Schiff si era interessato essenzialmente di reazioni di sostanze organiche, per ottenere da esse informazioni sulla costituzione delle sostanze stesse. Tra i suoi articoli più importanti di questo periodo possono essere citati: Intorno ad una serie di composti derivanti dall’ammonaldeide, in Gazzetta chimica italiana, VI (1876), pp. 244-255; Intorno alla costituzione del cloralammonio e dell’aldeidato d’ammonio, ibid., VII (1877), pp. 197-204; Intorno alla preparazione di ammonaldeidi a radicali misti, ibid., VIII (1878), pp. 434-439. I prodotti di condensazione tra aldeidi e ammine, oggetto di molti dei suoi articoli, erano stati scoperti e analizzati alcuni anni prima dallo zio di Robert, Hugo, grazie al quale sarebbero divenuti da allora noti come ‘basi di Schiff’.
A Modena Schiff si dedicò a una diversa linea di ricerca, volta a trovare possibili relazioni fra costanti fisiche e composizione e costituzione chimica delle sostanze. Tale campo era stato aperto alcuni decenni prima dal chimico tedesco Hermann Kopp. A partire dal 1855, questi aveva provato a definire il cosiddetto volume molecolare, ottenuto dividendo la massa molecolare di sostanze liquide per la loro densità al punto di ebollizione. L’obiettivo di Kopp era quello di trovare dal confronto di questi dati l’entità con cui ciascun tipo di atomo contribuiva al volume molecolare. Egli sperava poi di utilizzare questi contributi, da lui definiti volumi atomici, per calcolare teoricamente i volumi molecolari di altre sostanze. A loro volta, i risultati di tali calcoli avrebbero potuto essere confrontati con i corrispondenti dati sperimentali e supportare così la bontà del suo modello.
In una serie di ricerche condotte tra il 1881 e il 1887, Schiff cercò innanzitutto di mettere a punto dei metodi più rapidi per determinare le densità dei liquidi allo scopo di trovare il volume molecolare di un gran numero di sostanze (Sui volumi molecolari e la loro determinazione, in Gazzetta chimica italiana, XI (1881), pp. 517-531). In seguito estese i propri studi ad altre proprietà fisiche, quali la risalita dei diversi liquidi in tubi capillari (Sulle costanti capillari dei liquidi al loro punto di ebollizione, in Rendiconti della regia Accademia nazionale dei Lincei, s. 3, 1883, vol. 18, pp. 449-486) o il loro calore specifico (Sui calori specifici di composti liquidi appartenenti ad una stessa serie omologa, in Gazzetta chimica italiana, XVI (1886), pp. 454-486). In queste ricerche egli dapprima ideò e si fece costruire delle apparecchiature per determinare tali grandezze più rapidamente rispetto ad altri metodi già esistenti; quindi, dopo aver raccolto una notevole mole di dati, cercò di trovare delle regolarità tra i valori sperimentali e di inferire da essi informazioni circa la costituzione delle sostanze.
In alcune lettere da lui scritte a Cannizzaro in quegli anni (Roma, Accademia delle Scienze detta dei XL, Archivio storico, Fondo Cannizzaro, scatola 6, f. 483), egli mostrava molto ottimismo rispetto a queste ricerche, anche se lamentava il fatto che la penuria di mezzi a sua disposizione nell’Università di Modena lo obbligasse a farsi costruire a sue spese la strumentazione ideata. Il suo ottimismo si scontrava con le perplessità dell’antico maestro che, per dirla con le parole dello stesso Schiff, aveva voluto versare «una pentola d’acqua fredda» sul suo entusiasmo (lettera a Cannizzaro del 30 luglio 1883, ibid., scatola 6, c. 483).
Tali ricerche vennero tuttavia interrotte abbastanza bruscamente a partire dal 1887. Nel 1888 morì, ad appena 4 anni, il secondogenito Alessandro; poco dopo morì la suocera Vittoria Manzoni. Forse anche per tali motivi si ebbe da quel momento un quasi totale abbandono dell’attività scientifica da parte di Schiff. Nel 1892 egli chiese e ottenne per motivi familiari di trasferirsi alla Scuola di farmacia dell’Università di Pisa; andò ad abitare con la moglie, i figli e il suocero nella villa di proprietà dei Giorgini a Montignoso. I suoi articoli su riviste scientifiche divennero rari e cessarono del tutto dal 1911. Continuò comunque la sua attività didattica come professore di chimica farmaceutica e tossicologica all’Università di Pisa fino al 1922, quando chiese anticipatamente di essere posto in quiescenza.
Morì a Massa il 17 gennaio 1940.
Opere. Robert Schiff ha pubblicato una cinquantina di articoli, per lo più concentrati negli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, una buona metà su riviste tedesche (per lo più Berichte der Deutschen Chemischen Gesellschaft e Justus Liebigs Annalen der Chemie).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Personale 1860-1880, b. 1939; Direzione generale dell’istruzione superiore, 2° versamento, s. 2, b. 143; M. Fontani-M.Costa, La dinastia degli S. e l’Italia, in La chimica e l’industria, XCIII (2011), pp. 106-110.